mercoledì 10 ottobre 2012

LA BANCA CENTRALE PUBBLICA DELL’ARGENTINA E’ UN FARO PER LA DEMOCRAZIA NEL MONDO


Quando l’equipaggio di una nave si trova in mare aperto, nel mezzo di una tempesta, e di una Tempesta Perfetta per giunta, l’unica cosa che vorrebbe disperatamente scorgere all’orizzonte è la luce di un faro. La salvezza, la terraferma. In Argentina, all’estremità sud del paese, poco più a est della Terra del Fuoco, si trova una piccola isola, quasi uno scoglio in verità, dove c’è un antico faro dal nome evocativo: il Faro della Fine del Mondo. Poco più in là c’è l’Antartide, con le sue immense distese di ghiaccio, voltandosi indietro si intravedono invece le sconfinate e rigogliose praterie argentine. E in mezzo il Faro. Un luogo magnifico ai confini del mondo, che non a caso lo scrittore francese di romanzi d’avventura Jules Verne, l’autore di “Ventimila leghe sotto i mari”, ha utilizzato per ambientare uno dei suoi libri meno conosciuti: “Il faro in capo al mondo”. In effetti a partire dal 1991, il faro argentino ha perso il primato di essere quello più a sud del mondo, perché né è stato costruito uno a Capo Horn in Cile, ma rimane sicuramente il monumento più antico e famoso, che oggi più che mai rappresenta un vero spartiacque simbolico di civiltà. Una speranza per tutti i naviganti che transitano da quelle parti e sono sommersi e travolti dalle onde della Tempesta Perfetta globale, senza sapere ancora come venirne fuori e quali strumenti utilizzare per domarla.


In perfetta analogia, l’Argentina guidata dalla presidentessa Cristina Kirchner, così come il Venezuela di Chavez, l’Ecuador di Correa, la Bolivia di Evo Morales, è diventato un faro, una speranza per quei popoli del mondo, dall’Europa alla Cina passando per gli Stati Uniti, che oggi aspirano a ripristinare un regime democratico al servizio dei cittadini e dei diritti umani, dopo essere stati soppressi e repressi dall’occupazione quasi militare dei tecnocrati, dei faccendieri, dei politicanti, degli elefantiaci apparati dirigisti che lavorano alacremente  soltanto per tutelare gli interessi delle lobbies finanziarie, dei comitati d’affari, delle corporazioni multinazionali. Un abisso di distanza in termini di cammino evolutivo della civiltà, che è ancora più accentuato dal fatto che la censura della propaganda di regime dilagante in Europa impedisce a noi cittadini di sapere cosa stia accadendo esattamente in Sudamerica, visto che gli organi di informazione su ordine preciso dei loro potenti committenti hanno completamente tagliato fuori dai circuiti della stampa e della televisione le notizie provenienti da quei paesi. Senza andare troppo per il sottile, il continente sudamericano è stato letteralmente cancellato dalle carte geografiche del mondo, perché i cittadini lobotomizzati e teleguidati d’Europa e degli Stati Uniti non devono sapere nulla dei cambiamenti che stanno avvenendo laggiù. I drastici mutamenti di paradigma rispetto al dogmatismo medievale dell’Occidente, con il loro cattivo esempio, potrebbero infatti spezzare di colpo la catena psicologica su cui si fonda gran parte dell’egemonia totalitarista che ci governa: TINA, There Is No Alternative, non c’è nessuna alternativa alla tecnocrazia neoliberista, si fa come dicono loro e basta. E invece, al pari di ogni altra questione che coinvolge la vita umana, l’alternativa c’è, eccome se c’è. E si chiama Argentina.



La storia della crisi e successiva rinascita dell’Argentina è abbastanza nota e per certi versi, soprattutto nelle caratteristiche della fase di declino, molto simile a ciò che sta accedendo oggi nell’eurozona. Con il pretesto di creare maggiore stabilità nei rapporti commerciali con l’estero e in particolare con gli Stati Uniti, nel 1991 il governo Menem decide di ancorare il cambio del peso al dollaro, con una scellerata parità fissa di 1:1 che ovviamente apprezzava troppo la moneta argentina rispetto alla valuta statunitense. Il risultato è stato che per un certo periodo di tempo per gli argentini è stato molto conveniente importare prodotti dall’estero prezzati in dollari e questo eccessivo ricorso alle importazioni ha creato un deficit permanente nella bilancia commerciale, che è stato inizialmente compensato dal notevole afflusso di capitali e investimenti esteri. Sull’onda di questa maggiore fiducia e apertura del governo alle imprese straniere, le multinazionali americane ed europee strapparono facilmente diverse concessioni per gestire i servizi essenziali un tempo pubblici, dagli acquedotti all’energia, dall’industria estrattiva e mineraria alle telecomunicazioni, esportando i profitti in patria, lontano dall’Argentina, e ponendo le basi per un maggiore indebitamento estero del paese. Sia i titoli finanziari privati che quelli pubblici argentini, i famigerati Tango Bonds, venivano piazzati in tutto il mondo assicurando alti rendimenti agli investitori e fornendo un’illusoria parvenza di stabilità economica del paese. Si trattava però di un equilibrio molto precario e sono bastati gli effetti di contagio della crisi delle borse asiatiche del 1997 per mettere in ginocchio il paese e svelare al mondo la reale insostenibilità del suo straordinario sviluppo economico.


I capitali esteri sui quali si fondava il sostanziale equilibrio contabile della bilancia dei pagamenti cominciano a fuggire dal paese, gli investitori più accorti vendono in fretta i titoli argentini per limitare le perdite e il governo si vede costretto a bruciare notevoli quantità di riserve di moneta estera per mettere in condizione i debitori di rimborsare i debiti contratti, ad imporre riforme di austerità per rastrellare liquidità dal basso e ad aumentare i tassi di interesse a livelli non più credibili, per favorire l’arrivo di nuovi capitali dall’estero. Questo circolo vizioso dura fino a dicembre del 2001 quando, sulla spinta delle proteste popolari, il governo decide di dichiarare default sul debito estero denominato in dollari, che ammontava a circa $95 miliardi, e i suoi maggiori rappresentanti sono costretti a scappare in elicottero dal paese per evitare il linciaggio


Da quel momento in poi si apre una pagina del tutto nuova nella storia dell’Argentina. Nel maggio 2003, dopo la parentesi della presidenza di Eduardo Duhalde durata due anni, viene eletto a capo del paese Nestor Kirchner, che comincia fin da subito un lungo braccio di ferro con il Fondo Monetario Internazionale per rinegoziare le condizioni di rimborso del debito: l’Argentina vuole ripagare i debiti ma secondo le sue modalità e i suoi tempi e non accettando passivamente le severe scadenze imposte dai creditori. In secondo luogo, con un piano progressivo di ristrutturazione il governo argentino si riappropria della gestione dei servizi pubblici essenziali, estromettendo le multinazionali, per consentire innanzitutto un maggior controllo sui prezzi di erogazione, e questo atteggiamento contrario agli interessi privati dei grandi colossi internazionali inasprisce i rapporti con il FMI, che delle loro logiche predatorie e parassitarie è il tutore a livello globale. A peggiorare ancora di più la situazione, Kirchner avvia politiche sociali per ridurre la povertà e la disoccupazione, cosa anche questa che fa infuriare il FMI, che proprio sulle ampie sacche di povertà e disoccupazione prodotte dalle sue stesse ricette di austerità crea i presupposti per fornire manovalanza a buon mercato per le multinazionali.


Mentre continua senza sosta il duello frontale a distanza fra governo argentino e FMI, la rapida svalutazione del peso rispetto al dollaro seguita al default, che si aggira intorno al 200% con un rapporto di cambio ora più realistico e aderente alle esigenze dell’economia argentina di circa 3 pesos per un dollaro, fornisce intanto un doppio beneficio per la bilancia commerciale del paese: da un lato favorisce le esportazioni e dall’altro rende più costose le importazioni, a tutto vantaggio delle produzioni locali. Lentamente l’Argentina riesce a rimettere ordine nei suoi conti disastrati, anche se bisogna subito sottolineare, come già evidenziato in uno splendido articolo pubblicato sul blog Voci dall’Estero, che non è affatto basata sulle esportazioni la grande ripresa economica dell’Argentina, la quale dura inarrestabilmente dal 2° trimestre del 2002 fino ad oggi. Durante il periodo che va dal 2002 al 2011, lo stesso FMI certifica una crescita cumulata del PIL argentino del 94%, che equivale esattamente ad una straordinaria media annua del 9,4% (al pari se non più della stessa Cina), mentre il contributo delle esportazioni sul PIL cumulato nella fase più forte di espansione (2002-2008) si limita ad un modesto 7,6%, cioè solo il 12% del totale. Troppo poco per essere un fattore realmente decisivo e determinante. Se esaminiamo il grafico sotto possiamo in effetti notare che le esportazioni sono cresciute in valore, ma in relazione al ritmo travolgente di aumento del PIL l’apporto dell’export è diventato sempre più marginale e decrescente e se consideriamo infine il saldo netto fra export ed import avremo addirittura un risultato negativo (importazioni di poco superiori alle esportazioni).






Ciò significa che la violenta accelerazione del PIL argentino è dovuta evidentemente ad altri fattori e in particolar modo proprio ai due elementi che vengono sempre ignorati nei programmi di “austerità espansiva” (un imbarazzante e assurdo ossimoro che circola impunemente nei messaggi rassicuranti della propaganda asservita, perché come stiamo sperimentando sulla nostra pelle, nel mondo reale non ci può essere mai crescita economica quando si tagliano le spese e si aumentano le tasse) promossi in Europa, negli Stati Uniti e nel mondo dalle orde oscurantiste e dogmatiche di neoliberisti al governo: l’aumento dei consumi e degli investimenti interni (rispettivamente il 45,4% e il 26,4% del totale). Entrambi questi obiettivi sono i più abbordabili da raggiungere per un governo che ha piena disponibilità della sua moneta e di tutte le leve di politica economica, a dimostrazione ancora del fatto che per avvicinare traguardi importanti e ambiziosi spesso bisogna seguire le vie più semplici e dirette, senza complicarsi la vita con gli inutili e pretestuosi tecnicismi inventati di sana piana per confondere le acque e i malsani suggerimenti di cattedratici ampollosi, arroganti, autoreferenziali, corrotti e distanti anni luce dalla realtà della vita quotidiana e dalle esigenze materiali di milioni di individui. Se vuoi aumentare i livelli di spesa, la crescita economica di un paese, devi mettere in condizione cittadini e aziende di spendere e di investire. Chi non capisce questo semplice concetto o è stupido o è stato pagato a sufficienza per far finta di essere stupido.


Ma come si è potuta ottenere in Argentina un’esplosione così travolgente e rapida di tali fattori? Semplice, lo Stato argentino, sotto la guida di Nestor Kirchner prima e della moglie Cristina Fernandez a partire dal 2006, ha ricominciato ad attuare normalissime politiche economiche attive a sostegno della popolazione senza trincerarsi più dietro il vile arretramento imposto dalle cure indigeste del FMI e soci. Un esempio evidente è il programma di inserimento “Jefes de Hogar” (Capi Famiglia), tramite il quale sono stati messi a lavorare nel settore pubblico, in impieghi socialmente utili e spesso part-time, ben 2 milioni di disoccupati in un solo anno (il 13% della forza lavoro attiva), che dall’assenza di mezzi monetari hanno adesso un salario minimo garantito con cui potere soddisfare i bisogni primari del proprio nucleo familiare e programmare gli investimenti futuri. Il governo argentino ha poi direttamente organizzato progetti a livello federale, statale e locale e tra questi: grandi investimenti infrastrutturali e iniziative di riciclaggio, progetti di irrigazione e rinnovamento del suolo, assistenza sanitaria e centri diurni, pasti e rifugi per i senzatetto, biblioteche pubbliche e programmi ricreativi, agricoltura di sussistenza e programmi di assistenza agli anziani, centri contro la violenza in famiglia, e molte altre attività sociali. I posti di lavoro così creati nel settore pubblico non solo hanno prodotto reddito, occupazione, rilancio dei consumi e dell'attività produttiva, ma anche qualificazione, istruzione e formazione per tutti i partecipanti, credenziali queste che possono essere rivendute in futuro anche nel settore privato.


Ma come ha potuto il governo argentino finanziare tutte queste attività? Anche in questo caso la risposta è abbastanza semplice: la banca centrale, il Banco Central de la Republica Argentina, ha rinunciato al dogma inutile e controproducente dell’autonomia e indipendenza e si è messa al servizio del governo argentino, finanziando la sua spesa pubblica tramite emissioni di nuova base monetaria (riserve bancarie elettroniche, banconote, monete metalliche). Analizzando i contributi netti al PIL cumulato nel periodo 2002-2011, avremo così che la spesa pubblica si aggira intorno alla considerevole quota del 35%: una cifra importante ma in verità molto inferiore rispetto per esempio alla spesa pubblica annuale in Italia, che supera spesso il 50% del PIL complessivo della nazione. Tuttavia, essendo stata convogliata verso finalità utili e redditizie e avendo messo soprattutto nuovi mezzi monetari nelle mani di chi per ovvi motivi ha più tendenza a spendere e consumare rispetto alla sterile tesaurizzazione precauzionale dei risparmi, la spesa pubblica argentina ha subito prodotto effetti positivi di espansione economica a tutti i livelli.


Da notare anche che l’Argentina non si è volontariamente ingabbiata in frustranti vincoli di pareggio di bilancio, potendo quindi modulare il regime di tassazione progressiva e indiretta in base a quelle che sono le reali esigenze di contenimento dell’inflazione e mantenimento nel tempo del potere di acquisto del peso. In Italia invece non solo la spesa pubblica è sproporzionata e spesso inefficiente, ma i cittadini e le aziende sono pure gravati da un prelievo fiscale tra i più alti del mondo, che annulla sul nascere qualsiasi tentativo di mettere in atto politiche espansive. Mentre in Argentina si creano soldi dal nulla e questi soldi vengono spesi nell’economia reale, in Italia si prendono in prestito soldi dai mercati finanziari da spendere spesso in modo dissennato e a vantaggio di una ristretta casta di privilegiati e questi soldi più gli interessi devono essere poi prelevati dalle tasche dei comuni cittadini, dei lavoratori e delle aziende, con tutte le nefaste e inesorabili conseguenze che ciò comporta in termini di riduzione dei consumi e degli investimenti. Preso atto di queste circostanze più politiche che strettamente tecniche e della scelta suicida di sottostare ai mercati finanziari, non esiste allora alcun motivo per stupirsi o meravigliarsi se in Argentina l’economia continua a crescere mentre in Italia siamo in profonda recessione. E così strano che scelte tanto distanti fatte a monte dai rispettivi governi si riflettano poi a valle in effetti altrettanto divergenti e contrastanti? Non dovrebbe essere la semplice matematica a suggerirci che sarebbe andata a finire così?


Fra l’altro il sostegno della banca centrale argentina non si limita soltanto al finanziamento dei piani di spesa pubblica del governo, ma anche ai programmi di ristrutturazione dell’intero sistema economico nazionale, avendo l’istituto appoggiato le iniziative di nazionalizzazione del settore pensionistico (niente di eccessivamente anormale o sconvolgente perché anche in Italia o in Germania gli enti di previdenza, l’INPS e il Deutsche Rentenversicherung, sono pubblici e nessuno hai mai gridato allo scandalo, accusandoci di statalismo) e delle maggiori imprese di estrazione petrolifera, come nel caso della YPF che prima era in mano alla spagnola Repsol. Queste operazioni del governo argentino sono state necessarie non solo per garantire ai cittadini l’erogazione dei servizi essenziali e la proprietà pubblica delle risorse strategiche, ma anche e soprattutto per difendersi dall’ostilità dei mercati finanziari e dal mancato afflusso di capitali esteri: se i profitti delle multinazionali straniere della finanza e del petrolio se ne vanno all’estero e contemporaneamente nessuno porta nuovi capitali, è chiaro che in assenza di queste drastiche scelte di riappropriazione a tappe forzate delle primarie risorse finanziarie e naturali, l’Argentina sarebbe stata stretta in breve tempo in una nuova morsa dell’indebitamento estero. A parte che bisogna ancora capire cosa ci sia di tanto immorale e sacrilego (agli occhi dei funzionari del FMI e degli squali di Wall Street naturalmente, non dei nostri) nel garantire ai cittadini di uno stato democratico e civile la continuità di erogazione della pensione, dell’elettricità, del gas, del carburante, visto che le privatizzazioni hanno storicamente arrecato più abusi, inefficienze e rendite di posizione, che reali vantaggi per i consumatori. E poi, non è umanamente più giusto e razionale che i profitti ricavati dalle risorse naturali di un territorio vengano redistribuiti tra i cittadini di quel paese, invece di arricchire i forzieri di pochi soggetti privati e persino stranieri?


Domande davvero ingombranti e improrogabili, a cui l’Argentina ha già risposto con fermezza, mentre i nostri governanti farlocchi e mercenari si ostinano ad abbozzare risposte approssimative e balbettanti, non più accettabili come chiusura definitiva e conclusiva del discorso. Si tratta dunque di quel radicale cambio storico di paradigma di cui abbiamo accennato all’inizio, che l’Argentina sta perseguendo con coraggio e determinazione e ha già messo in crisi parecchie volte le vecchie e sclerotizzate plutocrazie occidentali, che ancora hanno in patria la necessaria forza politica e finanziaria per tenere sotto scacco interi governi, sindacati, mezzi di informazione, opinione pubblica. Ma probabilmente il ribaltamento più interessante e rivoluzionario riguarda appunto lo stesso ruolo della banca centrale, che in Occidente riveste obblighi di tutela degli interessi privati e di stabilità dei prezzi, mentre in Argentina ha più decisamente intrapreso la strada della lotta alla disoccupazione e alla povertà, del sostegno all’economia reale, della stabilità finanziaria nel suo complesso, di cui il contenimento dell’inflazione rappresenta solo un tassello importante ma non prioritario. E i risultati raggiunti sembrano fino ad oggi premiare tutte le scelte fatte dalla banca centrale argentina perché la disoccupazione è scesa dal devastante 54% del 2001 all’8,3% (meno di Italia e Stati Uniti, e nulla in confronto ai livelli occupazionali e ai disagi sociali di Spagna e Grecia), il salario minimo garantito è cresciuto di ben otto volte, il PIL è in continua ascesa, il debito pubblico è diminuito dal 166% al 48%, gli interessi sul debito sono passati dal 21,9% al 6% del bilancio, il tasso di povertà è crollato dal 45% al 14%, con la povertà estrema ben inferiore al 7% (vedi grafico sotto). Dati entusiasmanti che fanno impallidire gli inqualificabili governi del rigore e dell’austerità disseminati in tutta Europa, in cui questi indici di prestazione economica e sociale sono tutti inesorabilmente e drammaticamente in caduta libera.




L’unica vera incognita in questa carrellata di successi di politica economica è il dato sull’inflazione che secondo fonti governative sarebbe intorno al 10% annuo, mentre secondo i calcoli degli analisti del FMI avrebbe già sforato il 25%. Ed è proprio su questa interminabile diatriba riguardo ai tassi di inflazione e di crescita che è nato l’acceso scontro al vertice fra le due Cristine (descritto magistralmente dal grande Sergio di Cori Modigliani sul blog Libero Pensiero). La battagliera presidentessa argentina risponde colpo su colpo all’algida e inflessibile direttrice del FMI Christine Lagarde, che proprio in questi giorni ha estratto il primo cartellino giallo nei confronti dell’Argentina in attesa di ricevere dati economici più affidabili entro dicembre, ottenendo in tutta risposta la pronta replica di Cristina Kirchner: "il mio paese non è una squadra di calcio. È un paese sovrano e, come tale, non ha intenzione di accettare una minaccia". La situazione insomma è abbastanza compromessa e surriscaldata, ma in questa contesa cruciale per il destino e il significato stesso della sovranità democratica di una nazione, l’Argentina per nostra fortuna non intende arretrare di un passo, potendo contare sull’appoggio degli altri paesi sudamericani alleati e facendo da apripista per tutti quegli stati non più sovrani che vorrebbero magari in un prossimo futuro svincolarsi dalla stretta mortale del FMI e dell’Unione Europea (sono la stessa cosa, perché uno è il corollario dell’altra e viceversa), come la Grecia, la Spagna e la stessa Italia. In effetti, numeri alla mano, basterebbe solo mettersi d’accordo su quali beni e servizi considerare all’interno del paniere come base di calcolo dell’inflazione e il discorso sarebbe chiuso univocamente, anche se rimarrebbe ancora aperta la questione dell’aumento fittizio dei prezzi di alcuni prodotti agricoli ed alimentari dovuto alla speculazione finanziaria e alle scommesse sui derivati future


Fra l’altro, come ha già dimostrato l’ottimo Giovanni Zibordi sul sito Cobraf, si potrebbe procedere anche ad un calcolo indiretto dell’inflazione tramite il tasso di cambio delle valute nazionali in un regime di cambi flessibili, dato che tale rapporto riflette più o meno i livelli relativi dei prezzi interni ai due paesi presi in esame. A parte infatti le compravendite di moneta che avvengono a titolo puramente speculativo sui mercati valutari, un residente di un paese cambia la sua valuta in una valuta estera solo quando deve comprare dei prodotti da importare da quel dato paese e quindi lo stesso tasso di cambio delle due divise si allineerà in un certo senso al prezzo dei prodotti che verranno scambiati nei flussi incrociati fra i due paesi: più alto sarà il differenziale di inflazione del primo paese rispetto al secondo e maggiore sarà la svalutazione della sua moneta rispetto alla moneta del secondo paese, perché a parità di volumi di merci scambiate sarà più elevata l’offerta di moneta del paese più inflativo rispetto a quella del paese meno inflativo. Utilizzando questo semplice meccanismo, se confrontiamo il valore iniziale di cambio nel 2002 di 3 pesos per 1 dollaro con quello attuale di 4,7 pesos per un 1 dollaro avremo una svalutazione complessiva del peso del 56% rispetto al dollaro, e ricavando nel periodo considerato un’inflazione media negli Stati Uniti pari al 2,5%, avremo che l’inflazione media annua in Argentina in questi ultimi dieci anni sarebbe stata intorno all’8,1%, ben lontana dai picchi del 25% annui stimati dal FMI. Questo è lo stesso motivo per cui oggi possiamo dire con pochi margini di errore che l’uscita dall’euro della Grecia comporterebbe una svalutazione del 70% della nuova dracma nei confronti dell’euro, perché la somma dei suoi differenziali di inflazione rispetto alla media europea porterebbe a questo risultato. Mentre per la medesima ragione, a prescindere dai numeri catastrofici e dagli allarmismi ingiustificati sparsi a caso dalla propaganda per terrorizzare la gente, la svalutazione della lira sarebbe intorno al 20%. I numeri non sbagliano, mentre le voci di popolo sono e rimarranno sempre voci di popolo.


Ma a parte i semplici strumenti analitici dell’economia che porterebbero a smontare la tesi del FMI e tralasciando per il momento il fatto che questi conteggi manterrebbero sempre un certo grado di approssimazione per la solita storia della differenza sostanziale di calcolo dell’inflazione negli Stati Uniti e in Argentina, la faccenda è più prettamente politica, morale, filosofica che tecnica. Quello che l’Argentina sta cercando di dimostrare al mondo intero è che l’inflazione non può essere considerato l’unico parametro di valutazione dello stato di salute e benessere di un paese, perché ne esistono molti altri, primi fra tutti i dati sull’occupazione e la povertà, e su questo versante non ci sono dubbi che l’Argentina sia un paese virtuoso perché sta utilizzando tutti gli strumenti fiscali e monetari a disposizione nel solo interesse del bene del suo popolo. Mentre al contrario, l’Europa con la sua maniacale e ossessiva fissazione sul dogma della bassa inflazione di derivazione monetarista e neoliberista, sta portando alla deriva la stabilità sociale, inasprendo i conflitti e creando immense sacche inferocite di disoccupati e nuovi poveri


Per capire meglio questo concetto, sarebbe opportuno rileggere con molta attenzione le parole del giovane economista argentino Ivan Heyn, morto suicida in un albergo a Montevideo a dicembre scorso in circostanze sospette, dopo aver partecipato “guarda caso” ad un turbolento incontro con i funzionari del FMI: “Che cosa me ne importa a me di avere un’inflazione al 3% come avete voi in Europa essendo infelici tutti, se io posso dare felicità alla mia nazione con un’inflazione al 30%? Lo so da me che va abbassata, ho studiato economia anch’io. Lo faremo. Ma lo faremo soltanto quando ci saremo ripresi tutti. Non prima. La felicità ha valore soltanto se può essere condivisa collettivamente, è una teoria economica, questa, e mi meraviglio che lei che viene dal Primo Mondo non lo sappia. La felicità per pochi privilegiati, non è vera felicità, è avidità bulimica. E’ un peccato mortale. Lo sa anche il papa. E noi siamo cattolici” (riferimento tratto sempre dal blog di Sergio di Cori Modigliani, che conosce molto bene come vanno realmente le cose in Argentina avendoci vissuto per parecchi anni). Una dichiarazione molto simile per certi versi agli illuminanti e memorabili discorsi dell’indimenticato presidente partigiano Sandro Pertini, quando diceva che un popolo povero, affamato, poco istruito, privo di giustizia sociale non può essere libero e la libertà è il maggiore valore fondante di una democrazia.


E’ chiaro che in una fase di crescita economica tumultuosa come questa, il dato secco dell’inflazione passa in secondo piano rispetto ai parametri da cui può eventualmente scaturire un’impennata improvvisa dell’inflazione, che malgrado tutti i tentativi diffamatori e lesivi in Argentina non c’è ancora stata: livello di piena occupazione, saturazione della capacità produttiva, politiche salariali troppo espansive, aumento della domanda aggregata non più corrisposto da un contemporaneo aumento dell’offerta aggregata, mancanza di controllo sui prezzi, squilibri permanenti nelle partite correnti con l’estero. Siccome l’Argentina è ancora ben lontana dal raggiungimento di questi traguardi o fenomeni tipici della fase finale di un ciclo economico, ecco che il problema dell’inflazione per tutti i funzionari del governo e della banca centrale è in realtà un falso problema. E la grintosa governatrice del Banco Central Mercedes Marco del Pont (foto sopra: ogni paese ha le donne di potere che si merita, noi purtroppo abbiamo la Bindi, la Santanchè, la Tarantola e la Fornero) può orgogliosamente dichiarare che approvando ad aprile scorso la nuova Carta Organica, l’istituto sarà legato a doppio filo con le politiche del governo rinunciando alla pretesa di autonomia che non porta a nulla, tranne alla deflazione e recessione perenne. E secondo il nuovo statuto la missione primaria e fondamentale della banca centrale argentina non sarà soltanto “preservare il valore della moneta ma includerà anche lo sviluppo economico con giustizia ed equità sociale, l’occupazione e la stabilità finanziaria. Un vero schiaffo di sfida nei confronti di tutti i principi antidemocratici e i valori antiumani su cui si è fondata nel tempo la supremazia schiacciante e scriteriata della finanza rispetto alle istanze razionali ed etiche degli stati ancora sovrani di gestire l’economia in modo sostenibile e solidale:


1)   Lo sviluppo economico non piace alla finanza, perché quando i redditi si espandono, gli affari vanno bene, i debitori pagano i creditori, è difficile mettere in atto strategie di espropriazione di ricchezza ed estrazione di valore dal basso verso l’alto


2)   La giustizia e l’equità sociale è una vera bestemmia per la finanza, che ha costruito le sue fortune sulla più diseguale redistribuzione e concentrazione di ricchezze nelle mani di pochi oligarchi che il mondo abbia mai conosciuto

                       
3)   L’occupazione non è mai stato un reale obiettivo della finanza, visto che, a parte gli istantanei guadagni speculativi sulle aspettative e sui dati forniti periodicamente dal governo, produce una maggiore spinta al rialzo dei salari dei lavoratori e minori rendimenti e profitti per gli investitori


4)   La stabilità finanziaria non è mai stata una condizione propizia per chi vive di rendita e di speculazione, dato che riduce la volatilità dei titoli e la possibilità di fare grandi profitti in poco tempo.


Non ci stupisce quindi tutta questa ostilità nei confronti dell’Argentinasospinta e sobillata dagli ambienti che contano di Wall Street, della City di Londra, di Berlino, di Parigi, di Hong Kong, di Tokyo. Una carta di intenti di questo tipo avrà fatto sussultare sulla sedia migliaia di manager e dirigenti di grandi gruppi finanziari, che credono ancora per abitudine e convenienza che la banca centrale sia soltanto un ente privato al loro servizio, il cui unico scopo sia quello di fornire quantità illimitate di liquidità a comando e di mantenere nel contempo un alto valore e potere di acquisto degli immensi patrimoni accumulati. Un’istituzione chiusa e relegata al solo settore bancario e finanziario, come un vero e proprio Fortino Militarizzato di Ricchezze, che ha l’obbligo categorico di frenare qualunque assalto della società civile, dello Stato e della cosiddetta economia reale, ogni volta che questi ultimi rivendicano il sacrosanto diritto di avere i mezzi di pagamento necessari per un corretto funzionamento dei flussi commerciali e una migliore redistribuzione delle risorse finanziarie.


Non a caso le riviste patinate più vicine al mondo finanziario hanno subito inserito la governatrice argentina Del Pont nella lista dei 10 peggiori banchieri centrali del mondo, basandosi evidentemente soltanto su preconcetti, pregiudizi o semplice antipatia personale perché in verità dati reali che confermino inconfutabilmente l’incompetenza e inefficienza della funzionaria ancora non ne esistono. La solita accusa meccanica e infondata che l’eccessivo ricorso alla creazione di nuova base monetaria, volgarmente chiamata “stampa di moneta”, porterà prima o dopo all’iperinflazione della Repubblica di Weimar o dello Zimbabwe dimostra invece una totale ignoranza dei meccanismi moderni di circolazione della stessa base monetaria (formata per il 97% da riserve bancarie elettroniche e solo per il restante 3% da banconote e monete metalliche), che è praticamente tutta interna al circuito interbancario, emergendo in superficie soltanto quando le banche concedono prestiti ai clienti o i clienti stessi prelevano allo sportello questi soldi virtuali ottenendo in cambio banconote. Solo così le famose banconote, che passando rapidamente di mano in mano farebbero aumentare la velocità di circolazione del denaro e innalzare di conseguenza l’indice dei prezzi al consumo, avrebbero un reale effetto inflativo, mentre in caso contrario l’unico modo in cui un banchiere centrale potrebbe assumersi la diretta responsabilità di aumentare la quantità di moneta circolante e produrre inflazione è quello di lanciare banconote da un elicottero. Con buona pace di tutti gli incalliti e retrogradi monetaristi, neoliberisti, devoti della sacralità dell’autonomia, della bassa inflazione e della rarefazione monetaria, il sistema monetario moderno funziona così e prima o dopo dovranno farsene una ragione. E’ l’inflazione a trainare la maggiore offerta di moneta da parte della banca centrale e non viceversa, così come è sempre l’inflazione ad influenzare in prima battuta la svalutazione della moneta e non viceversa (in seconda e terza battuta rientrano invece gli squilibri delle partite correnti con l’estero e le compravendite di moneta sui mercati valutari).


L’esperienza del Canada, che ha una banca centrale simile a quella argentina autorizzata a supportare direttamente il governo e a partecipare alle aste primarie di collocamento dei titoli di stato (come accadeva in Italia prima del divorzio fra Ministero del Tesoro e Banca d'Italia del 1981), è abbastanza emblematica: malgrado la banca centrale abbia da sempre “stampato” moneta in accordo con il governo, in Canada, dal dopoguerra ad oggi, non abbiamo mai assistito  a fenomeni iperinflazionistici. In sistemi invece meno solidali nella collaborazione con i governi e più orientati a foraggiare illimitatamente i circuiti bancari privati, come quello degli Stati Uniti, Gran Bretagna, Giappone, le rispettive banche centrali hanno allagato il mercato interbancario con immense iniezioni di liquidità, attraverso le cosiddette operazioni di quantitative easing, senza che questo diluvio abbia aumentato di un centesimo di punto percentuale l’inflazione percepita. Una simile circostanza è giustificata dalla semplice considerazione che queste quantità incalcolabili di riserve bancarie elettroniche sono appunto riserve e a parte l'irrisoria percentuale di richieste di conversione in banconote circolanti da parte dei clienti delle banche, il loro destino è già segnato: vengono custodite gelosamente nei conti di deposito dei singoli istituti presso la banca centrale in qualità di asset infinitamente negoziabile e liquido, trasferite senza sosta da un conto all’altro in cambio di titoli, utilizzate per compensare i pagamenti incrociati fra una banca e l’altra, senza mai vedere la luce del sole. 


L’unico modo, ripetiamo, per aumentare la massa di moneta circolante, ovvero i nostri depositi bancari e le banconote, è una maggiore attività creditizia delle banche commerciali, che come sappiamo può avvenire solo quando esiste una reale domanda di prestiti del mercato, sono verificate le garanzie fornite e i parametri di rischio del debitore, sono rispettati i requisiti patrimoniali della banca come richiesto dagli accordi bancari internazionali di Basilea. E sappiamo purtroppo per esperienza che quando l’attività creditizia delle banche è fuori controllo (boom), non solo ci sono rischi incombenti di inflazione (magari limitati ad un solo settore, come quello immobiliare), ma anche reali possibilità di nascita di bolle speculative che coinvolgono a cascata tutti gli altri settori, gli altri paesi fino a creare le premesse di interminabili crisi finanziarie globali. Così come sappiamo che quando l’attività creditizia si riduce drasticamente (crunch), la scarsità di moneta circolante che ne deriva può creare disastrosi effetti di deflazione dei prezzi, dei salari e depressione di un’intera economia. Gli enti governativi di vigilanza, in perfetta sintonia con le politiche monetarie di controllo dei tassi di interessi della banca centrale, dovrebbero essere efficienti e tempestivi abbastanza per mantenere un dosaggio equilibrato e stabile dell'attività creditizia, intervenendo direttamente solo in caso di evidenti deviazioni sia nell'uno che nell'altro verso.        



L’Argentina quindi, alla faccia di tutti i suoi detrattori, parte avvantaggiata sul versante della prevenzione dell’inflazione (e deflazione) anche per questo motivo: ha un settore bancario molto ridotto e in gran parte nazionalizzato, un’attività creditizia scarsa e frammentaria, un controllo di vigilanza molto preciso e puntuale da parte della sua banca centrale. Con queste premesse, è difficile che ci possano essere nell'immediato aumenti imprevisti di moneta circolante, eccessi di debito privato e quindi eventuali pericoli di inflazione, che non siano direttamente collegabili alla sola spesa pubblica dello stato, ed è forse questo il maggiore fattore che ha determinato il successo economico dell’Argentina: non la statalizzazione massiccia, ma la concentrazione dei flussi finanziari all’interno di canali molto esegui, visibili e facilmente controllabili. Al contrario di ciò che accade in Europa, negli Stati Uniti, in Giappone, non esistono in Argentina grandi gruppi finanziari e gigantesche corporazioni predatorie, fondi pensioni privati, banche ombre (shadow banks), banche d’affari, banche d’investimento specializzate in strumenti derivati, che possono soggiogare lo stato, orientare le scelte politiche e reprimere a loro vantaggio le richieste dell’economia reale sempre più allo sbando. Come dimostrato in un recente studio dal titolo già di per se molto eloquente “Too much finance?”, scritto da tre importanti economisti, tra cui l’italiano Ugo Panizza, per conto dello stesso FMI, non esiste un collegamento diretto fra le dimensioni del settore finanziario e la crescita economica di un paese, anzi i dati dimostrano che aree con imprese finanziarie molto sviluppate, aggregate e ramificate spesso soffrono di prolungati periodi di recessione, mentre regioni in cui il settore finanziario è trascurabile, limitato e controllato sono protagoniste di altrettante fasi di espansione economica. Un'evidenza empirica che ancora una volta da ragione alle scelte intraprese dall’Argentina e dovrebbe mettere in guardia tutti i ministeri dell’economia e delle finanze, gli enti di vigilanza e le banche centrali sparse nel mondo.


L’unico serio rischio che corre l’Argentina è quello dell’isolamento, promosso dallo stesso FMI e dal boicottaggio delle nazioni neoliberiste europee, asiatiche, americane, che a lungo termine può compromettere la stabilità dei conti esteri. Ma anche qui la combattività del governo e della banca centrale, ispirata forse dal temperamento delle due donne al comando, non mostra segni di cedimento e in questi ultimi anni l’Argentina ha addirittura raddoppiato le sue riserve monetarie in valuta estera, che saranno utili per difendere o allentare in via preventiva la forza di cambio della valuta nazionale in caso di attacchi speculativi e per evitare ulteriori fughe di capitali all’estero, dovute principalmente ai timori di eccessiva fragilità della divisa nazionale. Considerando l’attuale situazione di equilibrio delle partite correnti della bilancia dei pagamenti, l’Argentina può dormire ancora sonni tranquilli, anche se prima o dopo parte delle sue riserve valutarie dovranno essere destinate al pagamento delle rate del debito estero congelato alle fasi immediatamente successive la dichiarazione di default del 2001.



Nonostante però tutte le cupe previsioni di crollo imminente, l’ultimo avviso ai naviganti potrebbe essere questo: non abbiate paura, panico, timore di osare, di capire, il Faro argentino rimane sempre lì, invisibile soltanto agli occhi di chi non lo vuole vedere. E un giorno non tanto lontano, se non verremo sospinti dalla tempesta sulle terre gelide dell’Antartide, è possibile che la sua luce intensissima indichi la via agli sparuti naufraghi dell’Occidente e a tutti coloro che sono ancora accecati dai bagliori fatui della propaganda di regime. In fondo, come dicono i Maya, il Giorno della Fine del Mondo si sta avvicinando a grandi passi e per evitare strane sorprese, sarebbe meglio prepararsi per tempo, prendendo spunto da chi è già in salvo e al sicuro.   

73 commenti:

  1. Io tendo sempre a distinguere l'inflazione (intesa come espansione della massa monetaria) dall'aumento dei prezzi.
    Non è però vero che sia l'aumento dei prezzi a trainare l'inflazione, come si evince benissimo nello studio per esempio delle grandi "Crisi cicliche di sovraproduzione" dell'epoca industriale fino al 1929.
    Fisher, Barnes ed Allais hanno chiarito in maniera esmeplare il processo: quando le prospettive di crescita di un mercato sono buone, le banche inflazionano senza ritegno (in base ai meccanismi ben noti di copertura frazionaria dei depositi) e questo in realtà fa aumentare il debito privato più velocemente del potere d'acquisto generale. Questo perchè l'inflazione tende a spostare una parte del peso del debito da chi lo ha contratto ai consumatori, attraverso la pressione al rialzo sui prezzi che genera (che ovviamente non è causata esclusivamente dalla diluizione del valore dell'unità di conto della moneta).
    Indi, prima o poi, si raggiunge un moneto di eccesso d'indebitamento che porta a default a catena, stretta bancaria sul credito e quindi effetti deflattivi notevoli (recessione o stagflazione, dipende).
    Questo irrazionale sistema monetario è quello che induce molti a ritenere che il credito debba essere separato dall'emissione di moneta.
    Detto questo, la presidenta ha fatto benissimo a fare quello che ha fatto.

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    1. Che l'inflazione sia una questione molto complessa, difficile da banalizzare e semplificare, su questo non c'è dubbio, quindi nessuno può permettersi di dire di avere in pugno la verità rivelata e la soluzione di tutti i problemi, ma quantomeno, come hai fatto giustamente notare tu, bisognerebbe innanzitutto mettersi d'accordo sulle definizioni, in modo da evitare a monte incomprensioni e fraintendimenti...
      Io intendo con il termine inflazione solo il fenomeno "reale" (non monetario) di aumento tendenziale dei prezzi al consumo, misurato sulla base di un paniere di beni e servizi rappresentativo...l'espansione della massa monetaria per me rimane l'espansione della massa monetaria, anche perchè bisognerebbe spiegare cosa si intende per "massa monetaria": cos'è? La base monetaria creata dalla banca centrale? I depositi creati dalle banche commerciali? I titoli a breve a termine? I derivati?
      Capisci bene che sono cose molto differenti...io ho detto che l'inflazione traina l'aumento dell'offerta della base monetaria della banca centrale, non l'offerta di prestiti e di depositi che è sempre pilotata in ultima istanza dalle banche commerciali, che hanno queste sì reale impatto sull'inflazione potendo gestire l'aumento della moneta circolante, che a parità di velocità di circolazione e capacità produttiva, può avere ovviamente un impatto sull'aumento dei prezzi (la teoria quantitativa di Fisher non è tutta da buttare, anzi, ma bisogna solo ragionare meglio sulle ipotesi di partenza e soprattutto chiarire cosa si intenda con "offerta di moneta"), dato che a parità di offerta di beni e servizi ci sarà un corrispondente aumento della domanda facendo lievitare i prezzi (il caso delle bolle immobiliari che fanno aumentare i prezzi delle case, causate dall'eccessiva espansione creditizia delle banche, è il più evidente)...
      Quindi ripeto, per me l'inflazione traina l'offerta di base monetaria, e a sua volta l'inflazione fra le sue tante cause può avere anche l'eccesso di offerta di prestiti da parte delle banche commerciali...le banche centrali quindi non hanno alcun controllo e effetto sul contenimento dell'inflazione (a parte le decisioni sui tassi di interesse), mentre le banche commerciali possono essere spesso una causa diretta dell'aumento dell'inflazione...quindi sono quest'ultime che andrebbero controllate e vigilate, al contrario di ciò che si fa oggi imputando alla banca centrale poteri e responsabilità che in realtà non ha, a parte il sostegno illimitato e incondizionato dato alle banche commerciali...ma questo è un altro discorso...
      Sulle battaglie di civiltà che sta combattendo la presidente Kirchner, ti consiglio di ascoltare il suo discorso all'ONU (anche se è in lingua argentina, quindi se ci fosse qualche volenteroso madrelingua disposto a tradurlo ci farebbe un grande piacere!!! Perchè è un discorso importante e pieno di contenuti)...

      http://www.youtube.com/watch?v=4alp30fpjDs

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  2. Il grande errore della teoria quantitativa di Fisher è stato il considerare V (velocità di circolazione della moneta) come una costante, addirittura prevedibile.
    Oramai, a distanza di molti anni, sappiamo che come direbbero i miei amici toscani è una bischerata, dato che la medesima dipende dal tasso di occupazione, dalla crescita del PIL reale e dalla propensione marginale al risparmio.
    Comunque, io ritengo che il sistema della moneta-debito sia intrinsecamente pernicioso per una caterva di motivi, ma oramai la priorità è liberarci dall'Euro e riprenderci la sovranità monetaria.
    Per questo nutro una notevole stima per Putin o per la Presidenta o per Lula: ci indicano degli esempi che dovremmo seguire.
    Ho parenti in Argentina che mi confermano che la differenza fra il governo locale e la demagogia spicciola di un Chavez o l'ambientalismo decrescista di un Morales è abissale.

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    1. Il problema della nota formula quantitativa di equilibrio MV=PT non è soltanto l'ipotesi infondata (come dici tu la bischerata...) che la velocità di circolazione della moneta sia costante, ma anche la variabile T, il numero di transazioni, che non è affatto detto che sia una costante nel breve periodo, per le stesse ragioni per cui V non è costante...in un periodo di recessione il numero di transazioni diminuisce, mentre in espansione aumenta e poi non è affatto detto che quando aumento l'offerta di moneta (a tutti i livelli, quindi base monetaria+depositi bancari), questa maggiore moneta circolante non metta in moto nuove attività produttive, maggiore offerta di beni e servizi, maggior numero di transazioni T e quindi secondo la relazione di equilibrio P rimarrebbe costante o addirittura tenderebbe a diminuire...in buona sostanza la relazione (che ripeto, nell'assieme rimane valida) è molto più complessa di come volevano farcela passare i monetaristi e i neoliberisti alla Friedman...
      Sulla moneta priva di debito all'emissione sfondi una porta aperta perchè per me in questo momento la teoria monetaria che offre maggiori soluzioni in assoluto non è tanto la MMT, ma Positive Money, mentre la MMT potrebbe andare benissimo nel periodo transitorio, come recupero della piena sovranità monetaria dello stato, ma poi essere superata a regime da una riorganizzazione e regolamentazione più capillare del settore bancario, la necessaria distinzione fra banche commerciali e banche d'investimento e il regime di riserva del 100%...ma queste sono trasformazioni che devono avvenire per gradi, mentre innanzitutto bisogna creare una maggiore consapevolezza su questi temi e un vero e proprio movimento culturale che si faccia carico di queste istanze di riforma epocale... sull'esempio magari della stessa Argentina, che è e rimane per adesso l'unico vero laboratorio di sperimentazione di questi improrogabili cambiamenti di paradigma!!!

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  3. Qualcuno per cortesia indichi Piero a Beppe Grillo come ministro dell'economia per il nuovo goveno.

    Angelo Meschi
    autore del blog IdeaTrading

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    1. Grazie Angelo per la fiducia, ho cercato più volte di mettermi in contatto e sollecitare i grillini del M5S su questi temi, ma a parte l'entusiasmo sincero e spontaneo degli attivisti che sarebbero pronti a portare avanti le istanze economiche di recupero della sovranità monetaria, non si supera mai il muro di sbarramento che porta a Grillo e alla Casaleggio, i quali stanno purtroppo portando avanti una linea politica ed economica del tutto opposta a quella esposta nei miei articoli (e con ancora maggiore autorevolezza accademica da economisti come Bagnai, Zezza, Brancaccio, Cesaratto, Galloni) o applicata in Argentina: stato ladro, politici corrotti, meno spesa pubblica, uscita dall'euro si, no, forse, sovranità monetaria che cos'è questa sconosciuta...rimanendo poi alla fine impantanati in un vicolo cieco che porta allo snellimento delle istituzioni statali e ad un maggiore potere di indirizzamento e controllo da parte delle istituzioni private, in una sorta di democrazia aperta e partecipativa eterodiretta in cui come sempre alla fine sarebbero le idee e le istanze dei soggetti economicamente più forti quelle a prevalere...niente di nuovo sotto il sole insomma...
      Quindi, per quanto io sarei ben lieto di mettermi a collaborare con il M5S, non mi sembra proprio che il M5S, nelle sue alte sfere (Grillo e Casaleggio), sia interessato ad accogliere la mia collaborazione e quella di altre persone che sostengono e promuovono la mia stessa linea di pensiero...almeno fin adesso, poi chissà, Grillo si fa illuminare sulla via di Damasco e ricomincia a ragionare...

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    2. Be..Grillo ha gia il Benetazzo e Beppe Scienza,solo che non ha ancora capito quanto anarco capitalismo nascondino...ma vedrai che prima o poi lo fanno notare al Beppe.

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    3. Faccio notare che Grillo ha ospitato svariate volte la Cristina Kirchner sul suo blog e nelle sue proposte non si sono mai notate tendenze anarco o turbo capitalistiche ma esattamente l'opposto

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  4. Perdonami Piero, intervengo prima di aver finito di leggere l'articolo ma ad uno dei primi passaggi tecnici sulla crisi Argentina, immediatamente è riaffiorata indomita la mia opinione sulle teorie macro economiche ed accademiche. Non starò qui ora ad ammorbarti con la mia pedanteria perché volendo la si può facilmente trovare esposta e pubblicata in rete. Ci terrei diversamente a sottolineare che...il motivo principale per cui nel mio navigare son finito poi qui è proprio grazie alla chiarezza tecnica e senza fronzoli, da te esposta in materia. Non che possa sempre essere in accordo per intero con le tue disamine...nel complesso, ma la capacità d'esposizione senza far ricorso ad ipocrite manovre di raggiro dell'inesperto lettore o dell'ammaestrato interlocutore è quanto di più apprezzabile ci si possa aspettare nel variegato panorama delle dissertazioni in ambito economico. Non basta, infatti, parlare per elaborati schemi, per numeri e statistiche o per quadri e teorie o dottrine presenti o passate. E' necessario dare delle valutazioni che accompagnino al tecnico anche l'umano. Altrimenti, personalmente intendendo, è inutile proseguire ogni ragionamento poiché il senso della vita non giace per me nell'accumulo inutile (di risorse o moneta o quant'altro) ma nella condivisione...di idee, opinioni, esperienze e ...
    Lascio a te e a chi volesse, il continuare dopo i puntini!
    Un saluto,
    Elmoamf

    P.S. ora proseguo nella lettura e magari lascerò qualche altro commento un poco più attinente all'oggetto!

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  5. Eccomi giunto, entusiasta, al termine dell'articolo.
    E non posso che levare l'ipotetico cappello e stringermi in un plauso.
    Il contenuto descritto e narrato è quanto di più affine al mio pensiero attivo e propositivo in materia.
    Altrettanto ammirevoli i primi scambi di battute tra i commentatori.
    Vorrei proporti Piero, ove tu concorde e questo possibile, il permesso di diffonderLo il più possibile.
    PromuovendoLo ovunque e pubblicandoLo ove posso, direttamente od indirettamente!
    Corredato da eventuali commenti personali che abbiano il solo scopo di non ledere ma esaltarne la dignità dei contenuti.
    Per il momento mi limito al solito "cinguettio" informatico.
    Credo realmente, però, che le tesi qui esposte meritino una riflessione più diffusa.
    Maggiormente allargata ad una platea più ampia, spesso digiuna di determinate considerazioni: economiche ed esistenziali come quelle esposte dal "defunto" Ivan Heyn!
    A suo tempo mi interrogai sull'anomalo suicidio!
    Infine e giusto per un inciso di ordine tecnico sulle dinamiche inflazionistiche...esprimo brevemente il mio pensiero.
    Il tutto per me va ricondotto sulle finalità dello strumento: inteso come bene fine a se stesso o come strumento d'intermediazione.
    Le dinamiche inflattive sono determinate principalmente, sempre a mio modesto parere, dal differenziale sulle capacità di spesa da un lato e sulla riserva di beni dall'altro.
    Per meglio lasciarmi intendere: se la capacità di spesa (sempre intesa in termini di massa monetaria "convenzionale") è superiore alla quantità dei beni in commercio...
    Sono possibili due strade: o la mia moneta vale di meno oppure i parametri di scambio monetario dei beni sono più elevati.
    La questione giace tutta, per me, nello scambio di beni o servizi, l'unica vera leva per la diffusione del benessere e soddisfazione comune.
    Il succo del discorso giace appunto nell'utilizzo convenzionale della moneta come strumento ed unità di scambio tra individui che offrono appunto beni o servizi diversi.
    E' nel concetto attivo di società che giace la crescita.
    Ognuno ha le sue peculiarità e.o potenzialità e le condivide e le scambia con altri individui.
    La "summa" di tali scambi dovrebbe portare alla crescita da entrambe le parti.
    La moneta è solo una convenzione per facilitare tale scambio, non altro.
    Nel momento in cui, diversamente, la moneta assume un diverso ruolo e diviene essa stessa un bene...
    Beh ecco che qui insorge l'accumulo, la speculazione, l'arroganza e la fallacia di ogni teoria economica.
    Chiedo venia del vigore e della passione nell'esposizione.
    E di eventuali pressappochismi riscontrabili nella personale esposizione che eventualmente, alcuno maggiormente tecnico rispetto alla mia persona, vorrà o potrà sollevare in contraddizione costruttiva.

    Di nuovo un saluto,
    Elmoamf

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    1. Non avevo dubbi che alla fine ci saremmo ritrovati, perchè la mia idea di economia, come scienza sociale non esatta ma discrezionale, è molto simile a quella tua...mettere un qualsiasi vincolo tecnico quantitativo a monte dell'azione economica (inflazione, pareggio di bilancio, debito pubblico) significa contraddire e stravolgere le stesse basi e finalità su cui si fonda il pensiero economico: in certe situazioni e in certi determinati momenti un'inflazione alta può essere un bene mentre in altri un male, stessa cosa dicasi per i deficit di bilancio, i dati contabili nazionali e di scambio con l'estero, la svalutazione etc...
      Quindi un vero soggetto attivo in materia di politica economica dovrebbe utilizzare discrezionalmente gli strumenti fiscali e monetari a disposizione per raggiungere l'obiettivo principale della sua azione generale: la piena e soddisfacente occupazione per tutti e la tutela del bene comune...che sono due cose, il fattore individuale e quello collettivo, non in contraddizione, perchè se la combinazione fra stato e mercato risulta di tipo collaborativo e non competitivo, il fatto che ognuno abbia un lavoro adeguato alle sue aspirazioni e competenze, che gli consenta di soddisfare i suoi bisogni primari, di vivere dignitosamente in armonia con l'ambiente, crescere culturalmente, arricchirsi nello scambio con gli altri, renderà l'individuo maggiormente disposto a rispettare e a tutelare il bene comune...mentre l'abbandono, la disperazione, la disoccupazione, l'inedia crea indifferenza, pressappochismo e rabbia...quindi i risvolti sociali dell'economia non vanno mai trascurati, perchè come diceva Heyn cosa vale avere un'inflazione bassa se poi le persone sono infelici e disperate? Oppure cosa vale la democrazia se il popolo è affamato, povero, arrabbiato? Ci può essere mai democrazia e libertà in queste condizioni???
      Quindi l'economia, per quanto abbia bisogno di appoggiarsi ad una solida base teorica, numerica da cui ricavare le sue analisi preventive e consuntive, non deve mai allontanarsi dai suoi obiettivi prioritari e sociali, perchè se no diventa un'altra cosa, una dissertazione vuota di numeri e tecnicismi, che crea distanza fra i governanti e i governati, astio, repulsione, rabbia repressa, ribellione...credo che il tuo modo di intendere la faccenda, dal punto di vista di ribaltamento culturale di paradigma, sia quello più corretto, anche se non bisogna mai allontanarsi troppo dai dati, dai grafici, dai numeri, dalle tabelle, perchè se no si perde di vista la realtà concreta e l'economia diventa una mera branca della filosofia, della politica, della psicologia...per farla breve, bisogna avere sempre un occhio al cuore, all'anima delle persone e l'altro al portafoglio, per consentirgli quantomeno di mettere insieme il pranzo con la cena, di programmare il futuro, crescere i propri figli...
      Infine ti ringrazio per l'opera di divulgazione e diffusione, perchè questo è il momento storico esatto in cui dobbiamo continuare a battere il ferro e creare il terreno per i prossimi cambiamenti che per forza di cose ci saranno...se saremo stati bravi in quest'opera culturale di educazione e diffusione della consapevolezza e della conoscenza, non c'è alcun motivo di temere che questi cambiamenti siano per forza caotici, violenti e non pacifici e tranquillamente governabili...oggi più che mai, con la fine delle ideologie di massa, tutto dipende da noi, dalla nostra volontà individuale e da come veramente vogliamo il nostro futuro di comunità, di popolo, di esseri umani...

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    2. Caro Piero,

      Ho preceduto già di mia iniziativa a divulgarlo via Twitter e conseguenzialmente via Facebook. Lo avevo poi già segnalato su Stampalibera.com nonché inserito sulla pagina personale di informazione.it. L'ho tradotto sul mio spulcioso blog e non mancherò di segnalarlo nuovamente alla redazione di SL di cui sopra e per cui nutro stima per l'operato. Di certo provvederò se posso ad accennarne altrove, nei limiti del possibile e del tempisticamente valutabile...
      Quello che posso, in ciò che condivido, per quel che posso certamente diffondo.
      Un saluto,
      Elmoamf

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  6. Grande Piero, sempre piu' approfondito e comprensibile. dal canto mio vorrei proporvi un video che dovrebbe essere visto da piu' persone possibili, per svegliare, ancora di piu', chi forse dorme ancora.
    http://www.youtube.com/watch?v=7gSRg_zoBgA
    Piero grazie ancora per il tuo ottimo ed innarrestabile procedere, per svegliare le menti di tutti usando un linguaggio non eccessivamente forbito.
    Spero di poter dare o almeno spero un aiuto anch'io, con questo piccolo gesto.
    Un saluto
    leonardo IL_CECCHE

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    Risposte
    1. Grazie Leonardo per la segnalazione e per il sostegno, che è già di per se molto importante (almeno per me...) come testimonianza, dato che ogni vostro commento, anche solo un saluto o un incoraggiamento, mi dimostra di non essere solo su questo cammino...anche io, tanti anni fa, rimasi sconvolto quando vidi per la prima volta il video di Zeitgeist, perchè confermava tutto ciò che io intanto stavo analizzando e capendo durante i miei studi del sistema bancario e monetario...solo per la cronaca, ricordo che quando rivolgevo alcune di queste domande sollevate da Zeitgeist ad un mio docente, lui mi diceva sempre: "lascia stare, concentrati sulla valutazione del rischio e del merito creditizio e lascia perdere queste questioni filosofiche riguardo alla politica monetaria, perchè nessuno è mai riuscito a prendere il toro per le corna..." Ora invece, posso senz'altro affermare che è arrivato il momento di prendere questo maledetto toro per le corna, perchè il nostro stesso futuro dipende da quanto saremo bravi a domare il toro e a farlo diventare un pacifico agnellino...ovviamente, a difesa del mio docente che è una gran brava persona, lui non sapeva che di lì a pochi anni ci sarebbero stati la crisi finanziaria, il crollo della Lehman e tutto il resto, e il toro sarebbe venuto finalmente allo scoperto...a quel tempo, si credeva che il toro doveva rimanere nascosto per il bene del quieto vivere e della pace sociale, ma adesso che è lo stesso toro ad attaccarci e a cercare di distruggerci, rimanere indifferenti sarebbe fatale per tutti noi...

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  7. Conoscono questo video e, personalmente ringrazio per il ricordo, quel che più mi preme sottolineare è però che di questo contributo (io od altri..) ne fossimo stati in grado di renderne edotte le masse... ossia che ne sia diffusa direttamente od indirettamente la sostanza a chi generalmente si frequenta o con cui generalmente si abbia la facoltà o la fortuna d'interloquire.
    La genericità come la generosità del ns incidere sul prossimo spesso si misura sulla ns capacità di essere autorevoli.
    Pertanto io mi chiedo, quanti di noi si siano mai posti questo problema!?
    L'autorevolezza è tutto...è alla base del problema!
    Se un arroganza si finge autorevole e s'impone all'opinione pubblica, non avrà contrapposizione di sorta.
    Viceversa se un assiduo e comune incedere sarà in grado di dimostrarne il contrario... ad ognuno di noi sarà lasciata la possibilità di assumere un autorevolezza (non semplicemente riconosciuta od efficace) ... ma sostanziale, fatta di sincerità di comportamenti e di generosità appunto d'intenti.
    La pratica migliore nel diffondere la conoscenza e la conseguente dignità della persona, sta nel non cedere alle pressioni esterne di qual si voglia natura ma premunirsi e premurarsi dalle coercizioni altrui che inevitabilmente si tendono ad imporre.
    Le analisi economiche, a parer mio, sono tra queste...principalmente tra queste!
    Non può esservi crescita economica fine a se stessa se ciò non si sposa con l'emancipazione della persona.
    Un saluto,
    Elmoamf

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  8. Condividono tutto, il problema è che l'Argentina ci è arrivata ma è dovuta passare per il disastro di un default, temo che anche qui finchè non ci libereremo dei vari trolls non si giungerà a nulla....

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    Risposte
    1. Non ti preoccupare dei trolls, quelli ci saranno sempre, sia prima che dopo il default, per cercare di attrarre vantaggi personali sia prima che dopo...voi decidete da soli da che parte stare, ragionando liberamente sui dati che portano i trolls (qualora portino dei dati a dimostrazione delle loro tesi, senza trincerarsi dietro i soliti "non hai capito niente", "sei sulla cattiva strada", "io so tutto" senza supportare mai queste frasi con uno straccio di ragionamento...) e su quelli che portiamo noi...e soprattutto sugli obiettivi finali che hanno loro e su quelli che abbiamo noi, che sono abbastanza chiari ed evidenti e soprattutto non hanno seconde finalità...

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  9. PREMIO NOBEL PER LA PACE 2012…UNA SCELTA EFFETTUATA DA 5 (CINQUE) PERSONE

    Ieri, venerdì 12 ottobre 2012, è stato assegnato all’Unione Europea il “Premio Nobel per la Pace 2012”.
    Negli articoli / servizi dei telegiornali delle principali testate - che personalmente ho visto - non è MAI stato dato risalto ad una cosa importantissima ovvero A CHI HA DECISO QUESTO.
    Primo passo da fare: andate nel sito http://it.wikipedia.org/wiki/Premio_Nobel
    per capire come è nato questo premio; in questa sede, cercando di sintetizzare il più possibile, mi limito a dirvi che, un comitato formato da 5 (cinque) persone ha deciso che l’Unione Europea (la UE è formata da 27 Paesi, 17 dei quali hanno adottato l’euro come moneta) ha meritato questo premio perché "per oltre sei decenni ha contribuito all'avanzamento della pace e della riconciliazione della democrazia e dei diritti umani in Europa".
    Tale comitato, sottolineo ancora una volta, formato da 5 (cinque) persone e nominato dal Parlamento norvegese ha deciso di attribuire il “Premio Nobel per la Pace 2012” all’Unione Europea, una realtà formata da circa 500.000.000 (cinquecento milioni) di persone.
    Sapete cosa fa 5 diviso 500.000.000 ? Ve lo scrivo in termini percentuali perché il risultato è veramente piccolissimo: 0,000001 %.
    Questo numero INSIGNIFICANTE ha deciso un premio – SOLO IN APPARENZA – tanto importante.
    Eppure ecco le reazioni (scontate, ndr) di questi signori all’annuncio del Premio :

    - Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo, si è detto "onorato e toccato";
    - José Manuel Durao Barroso, presidente della Commissione Ue, ha scritto: "E’ un GRANDE onore per l'intera Unione europea e per tutti i 500 milioni di cittadini Ue essere premiati con il Nobel per la pace 2012";
    - Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, ha detto che si tratta di un ENORME onore, e del “PIU’ FORTE riconoscimento possibile delle profonde motivazioni politiche dietro la nostra Unione".

    Andate voi a spiegare a queste persone che le loro reazioni sarebbero giustificate se fossero stati i 500 milioni di abitanti dell’Unione Europea a stabilire che la UE "per oltre sei decenni ha contribuito all'avanzamento della pace e della riconciliazione della democrazia e dei diritti umani in Europa”; ma così è stata solo una GRANDE FARSA.
    Vi lascio con una “chicca”:
    sapete chi è il Presidente di tale comitato composto da BEN 5 (cinque) persone?
    Si chiama Thorbjorn Jagland; e chi è direte?
    Andate qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Thorbj%C3%B8rn_Jagland
    Thorbjørn Jagland nato a Drammen, in Norvegia, il 5 novembre 1950, è un politico norvegese appartenente al Partito laburista e Segretario Generale del Consiglio d'Europa.
    Ma secondo voi, il Segretario Generale del Consiglio d’Europa aveva “vagamente” qualche “conflitto d’interessi” nella sua votazione?

    Michele

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    1. Qualcuno mi sa spiegare perché un norvegese e' Segretario Generale del Consiglio d'Europa? Che c'entra? La Norvegia non ha aderito all'Unione (chissà perché poi, visto che gli piace tanto) .

      PS Porelli li fii de Boccia! Pensa quando se aritroveranno Un Grande Sogno in eredità'......quanto saranno contenti!

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    2. Contessa il Consiglio d'Europa è cosa ben distinta dall'Unione Europea e la Norvegia risulta un paese membro fondatore del primo organo, anche se non è mai entrata mai nell'Unione Europea (però l'osservazione fatta da te è molto giusta: ma se l'Unione Europea è un'istituzione così nobile che diffonde la pace e la democrazia nel mondo, come mai la Norvegia si è guardata bene di aderire a questo conclave di nazioni virtuose?...forse la cosa più giusta in merito l'ha detta il politico polacco Lech Walesa: "l'Unione Europea sarà pure riuscita a mantenere la pace in Europa, però si deve pagare a caro prezzo in termini economici e sociali per avere questa pace"...)....su Boccia invece niente da fare, è un caso clinico, e poveri figli di Boccia che dovranno sorbirsi il sogno delirante del padre sugli Stati Uniti d'Europa...grande Bagnai che gli ha risposto a tono: per mantenere in vita il sogno degli Stati Uniti d'Europa bisogna avere dei cittadini che dormono e il PD ha bisogno di elettori addormentati per continuare a speculare su questa sciocchezza...

      "Il Consiglio d'Europa è un'organizzazione internazionale il cui scopo è promuovere la democrazia, i diritti dell'uomo, l'identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali in Europa. Il Consiglio d'Europa fu fondato il 5 maggio 1949 col Trattato di Londra e conta oggi 47 stati membri.
      La sede istituzionale è a Strasburgo in Francia. Lo strumento principale d'azione consiste nel predisporre e favorire la stipulazione di accordi o convenzioni internazionali tra gli Stati membri e, spesso, anche fra Stati terzi. Le iniziative del Consiglio d'Europa non sono vincolanti e vanno ratificate dagli Stati membri.
      Il Consiglio d'Europa è un'organizzazione a sé, distinta dall'Unione Europea, e non va confuso con organi di quest'ultima quali il Consiglio dell'Unione europea, il Consiglio europeo o la Commissione europea."

      da: http://it.wikipedia.org/wiki/Consiglio_d'Europa

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    3. Ciao Piero,
      tu sai per caso chi sono gli altri quattro membri del Comitato per il premio Nobel per la pace?

      Michele

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    4. Che devo dire...spero solo che certe mie domande sconclusionate servano all'elevazzzione curturale der popolo, oltre che alla mia!

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  10. http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=10935


    Penso che l'autore dell'articolo farebbe bene a informarisi prima di fare certe affermazioni sull'argentina! E' completamente fuori strada!

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    1. Per fortuna che sei tu, che sei invece sulla buona strada, per andare verso dove non si sa, ma sei certamente sulla buona strada...buon viaggio gringo, ci vediamo poi sul ciglio del baratro...io ti guardo da sopra e tu stai attento a non cadere giù, mi raccomando...

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  11. a chi interssa un quadro (imparziale! anche se a prima vista sembrerebbe il contrario) veda:

    http://www.finanzaonline.com/forum/34432271-post1024.html


    www.cohbra.it


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    1. Imparziale da quale punti vista? Da quello degli investitori in finanza che credono che giocando al casinò si debba vincere sempre? Vedi, quando uno fa una scommessa azzardata puntando od ottenere alti rendimenti in poco tempo deve mettere anche in conto che può perdere pure l'intera posta, se non ha calcolato bene il rischio di credito del banco, del debitore...ci siamo su questo punto, vero? Nel caso dei Tango Bonds, i risparmiatori italiani non sono stati truffati dall'Argentina, ma da quella torma di sciacalli di consulenti finanziari che li hanno fatto investire in titoli rischiosi, senza spiegargli il pericolo a cui andavano incontro...altri analisti più seri, in quel periodo spiegavano molto bene che la situazione dell'Argentina era insostenibile e precaria e il paese poteva andare incontro ad un default, come puntualmente è avvenuto nel 2001...
      Sul fatto che l'Argentina stia adesso una politica economica dissennata vedremo, la Storia ci dirà se hai ragione tu, oppure se l'Argentina sarà forte abbastanza per resistere a tutti gli attacchi e i boicottaggi che arrivano dall'esterno...la Storia ci dirà pure se ha ragione l'Argentina a puntare su scelte economiche a favore della sua popolazione che creano le premesse per una migliore redistribuzione dei redditi, oppure ha ragione l'Europa ad affamare il popolo per tenere in piedi le rendite di posizione dei banchieri, degli speculatori, dei rentiers...siccome a me piace parlare di fatti, di dati, e non per slogan, ti lascio con una testimonianza di vita di una signora argentina, che vive lì e quindi ne sa più di me e di te di come stanno andando le cose lì...poi vedi tu su quale tipo di futuro bisogna sperare per il nostro paese e se l'economia debba essere uno strumento al servizio del bene comune oppure un alibi per consentire ai soliti noti di arricchirsi sulle nostre spalle...queste sono scelte personali che riguardano l'etica e non la tecnica economica fine a se stessa su cui ognuno è libero di prendere la strada che meglio crede...poi sulle considerazioni tecniche economiche-finanziarie di cui vi sentite unici depositari, trincerandovi dietro l'anonimato ci sarebbe molto discutere, ma non entro nel merito, rendendomi però disponibile a un confronto logico sui dati e sui fatti (usate pure i vostri tecnicismi alla cash gap, peg, spot, pesofication che a me non impressionano affatto e non fanno alcun effetto...uh, che paura...) in qualsiasi momento...ora leggi con attenzione le parole di una persona che vive lì, sul posto, in Argentina, e capisci a cosa dovrebbe servire l'economia e gli strumenti di politica economica di uno stato democratico...

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    2. "I rest my case. Quest'articolo si corrisponde esattamente con la nostra esperienza empirica (del popolo argentino). Questa realtá non piace ai mostri delle finanze. Non piace all'FMI, agli Hedge Funds, ai tecnocrati, al Washington Consensus, ai "carrieristi" e agli idioti utili. Ma piace, com'é noto, alla maggioranza delle persone (coincidono stranamente le percentuali delle vittorie elettorali in elezioni veramente pulite e democratiche in Argentina (Kirchner 2011) e in Venezuela (Chavez 2012) con oltre il 54% dei voti). Questo é ció che viviamo quotidianamente. Nella mia provincia, ad esempio, la crescita dei salari nel periodo 2011-2012 é stata di oltre il 50%. Mettiamo (che poi non é vero) che l'inflazione sia quella che vuole Lagarde dell'FMI, il 25%. Vorrebbe comunque dire che il potere d'acquisto nella mia provincia é cresciuto del 25% nello stesso periodo. Ecco perché diminuisce la povertá, crescono i consumi, nascono nuove fabbriche, aziende di ogni tipo, il turismo, le attivitá artistiche, ecc. ecc. ecc. ed ecco perché tra i paesi piú felici del mondo secondo l'indice della New Economic Foundation il Venezuela é nel posto 9 e l'Argentina in quello 17 intanto che l'Italia si trova nel posto 51, gli Stati Uniti nel posto 105 e cosí via... http://elcomercio.e3.pe/66/doc/0/0/4/8/2/482388.pdf Ma si sa', come dice Mincuo, queste sono tutte palle e noi siamo tutti ignoranti, non abbiamo accesso all'informazione pagata in inglese e riservata (il ché non é vero, accesso all'informazione ne abbiamo, eccome!). ==> Ercole, per quanto riguarda la lotta di classe, come chiameresti tu garantire l'educazione gratuita fino all'universitá? La sanitá gratuita? L'assegno universale per figlio? I ticket gratis per viaggi, musei, parchi, ecc per studenti e pensionati? La provisione statale di case e appartamenti per i meno abbienti? I programmi sociali, culturali, educativi, sportivi, cooperativisti (cooperative di lavoro -http://www.inaes.gov.ar/es/ -, fabbriche e aziende in mano ai lavoratori), rete tv e frequenze radio per cooperative, mutuali, ONG garantite dalla legge, programmi di filosofia, matematica, politica, scienza e tecnologia in tv aperta e gratuita, megamostra scientifico-technologica gratuita per tutti... Tutte queste cose e tante altre (pensioni per casalinghe, per badanti, uguaglianza di diritti per gli immigrati, per le coppie omosessuali, per le minoranze, i processi ai responsabili militari e civili della dittatura, il lavoro paziente e costante per ritrovare i bambini - ora uomini e donne - rubati dai militari durante la dittatura... E potrei scrivere un libro)? Come intendi tu la rivoluzione, metterti a battagliare con il coltello tra i denti contro i droni o la IV Flotta? Infine... Rose e fiori? Magari! E' molto difficile, una lotta quotidiana per mantenere ció che si ha costruito e continuare a crescere, con tutto l'establishment internazionale contro compresi i media di regime globale, gli infiltrati di ogni tipo, i mercenari, i "rappresentanti del popolo" a soldo delle corporation e (la ciliegina sulla panna) il Nobel della Pace ai tecnocrati totalitaristi dell'Unione Europea? Non so' come andrá a finire ma ce la stiamo mettendo tutta in Sudamerica, ogni paese con le sue particolaritá culturali, sociali, produttive, ma insieme (Uruguay, Argentina, Venezuela, Brasile, Ecuador, Bolivia, in parte Peru, in parte Colombia, nonostante i colpi di Stato parlamentari in Honduras e Paraguay e i governi neoliberali di Cile, Colombia...). Di una cosa sono certa: i paesi d'Europa dovrebbero uscire dall'Euro e riprendersi le loro Banche Centrali. Se si continua cosí al fondo del tunnel c'é soltanto un'altro tunnel..."

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    3. Tutte le cose di cui parli c'erano anche nell'Unione Sovietica e io ci sono stato; ti assicuro che non era un posto vivibile. Ora io sono d'accordo che la strada scelta sia giusta ma per seguirla fino in fondo con successo occorrerebbe una presa di coscienza del popolo che secondo me in Argentina non esiste minimamente. La conosco un po' e ho motivo di dubitare.

      E' vero che ormai anche il capitalismo ha gettato la maschera e quindi vale la pena di continuare su quella strada ma tenete presente che una cosa del genere in Italia sarebbe possibile solo a prezzo di conflitti sociali terribili; probabilmente sono inevitabili comunque ma come ho detto per affrontarli è necessaria una determinazione nella lotta che può venire solamente da una consapevolezza che attualmente non vedo né qui né lì.

      Ti copincollo una parte di un commento al tuo post che è stato pubblicato su CDC e vorrei il tuo parere per cortesia:

      "Comunque glielo illustro io, e se poi lui ha qualcosa da dirmi sui numeri me lo scriva pure qui.
      Le NDF curve a 1M 3M 6M e 12M di USD/ARS prezzano una svalutazione implicita del Peso rispettivamente del 23%, 25%, 27% e 27%, annualizzate.
      Il gap tra il tasso implicito nei bond (NDF) e USD/ARS spot (il cambio, tenuto bloccato) è 34%.
      Sui mercati USD/ARS NDF ha chiuso venerdì scorso a 6.30 contro 4.71 per lo spot USD/ARS.
      Il peg USD/ARS sta ultimamente deprezzando a un tasso del 16% (media giornaliera, 60gg).
      Aggiungo che la BCRA (Banca Centrale) ha fatto interventi da inizio anno per USD 7.94 miliardi contro 3.07 miliardi del 2011).
      L'Argentina sta facendo quella che è chiamata una "pesofication" forzata e la settimana scorsa la BCRA ha perfino rifiutato di vendere USD alla provincia di Chaco per 54milioni, una cifra da poco, che erano dovuti come pagamenti sui bond denominati. Questo come ulteriore stretta per mantenere le riserve.
      Gli interventi della Banca Centrale Argentina ammontano, da inizio anno, a 7.94 mld di USD rispetto ai 3.04 mld di tutto il 2011."


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    4. Intendo dire che la via non è tanto quella di "trovare soluzioni" quanto andare per la strada con delle idee precise e parlare alla gente tipo testimone di Geova che rompe le palle senza pietà. Non mi pare che si stia facendo niente di tutto questo.

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    5. CS concordo sul fatto che l'Argentina stia percorrendo una strada molto irta e pericolosa, ma quantomeno ci sta provando a spezzare le catene e merita tutto il nostro rispetto...per quanto riguarda l'intervento di tale Mincuo (anonimo guarda caso...), per fortuna mi ha già anticipato un tale UlanBator su CDC con gli stessi ragionamenti e gli stessi dati che avrei utilizzato io (magari con un tono un pò meno polemico, perchè è chiaro che il povero Mincuo sarà sicuramente una gran brava persona, ma vive in uno stato di confusione esistenziale pazzesca in mezzo ai suoi gap, spot e via dicendo...)...

      Di UlanBator (tranne nei toni, sottoscritto ampiamente anche da me...)

      "Mincuo ma non hai capito che ormai non è più il vostro tempo? Ormai sono scesi in campo gli economisti, gli ingegneri, i professori e voi traders finanziari ormai fate soltanto compassione, con i vostri termini tecnici che non fanno paura più a nessuno: crawling peg, NDF curve, gap, spot, peg USD/ARS. Quantomeno loro ci mettono la faccia e il nome per spiegare con termini semplici e spiegazioni comprensibili ai profani come funziona l'economia e la finanza, mentre voi vi trincerate dietro l'anonimato, perchè avete paura di dire chi siete o cosa fate veramente nella vita: ma vuoi vedere che anche Mincuo è un trader finanziario, che vuole che le cose rimangano esattamente così, che la finanza si rafforzi invece di lasciare il passo alla democrazia, perchè così Mincuo riesce ancora a sbarcare il lunario al casinò??? Ma andiamo ai dati e vediamo insieme tutte le sciocchezze che stai dicendo:



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    6. "Ma a parte questo, riguardo alla buona fede dell'articolo, c'è anche di peggio, perchè ad esempio basta che uno si prenda un dato ufficiale del Governo, gratis, con un semplice click, e vede che il PIL attualmente cresce allo 0%, zero per cento, in Argentina."

      Il PIL viene misurato per trimestri, quindi il fatto che l'Argentina non cresca per un trimestre non significa niente perchè si deve fare il calcolo dei quattro trimestri (ti è chiaro che i trimestri sono 4 in un anno, giusto? O questo non vi viene spiegato nei manuali delle giovani marmotte travestite da rampanti consulenti finanziari?), e secondo stime OCSE l'Argentina è cresciuta in termini reali del 4,5% nel Q1 (primo trimestre) e del 1,4% nel Q2, quindi anche con una crescita 0% nel Q3, il PIL annualizzato cresce già del 5,9%

      http://stats.oecd.org/index.aspx?queryid=26674

      "Le NDF curve a 1M 3M 6M e 12M di USD/ARS prezzano una svalutazione implicita del Peso rispettivamente del 23%, 25%, 27% e 27%, annualizzate. Il gap tra il tasso implicito nei bond (NDF) e USD/ARS spot (il cambio, tenuto bloccato) è 34%. Sui mercati USD/ARS NDF ha chiuso venerdì scorso a 6.30 contro 4.71 per lo spot USD/ARS. Il peg USD/ARS sta ultimamente deprezzando a un tasso del 16% (media giornaliera, 60gg)."

      Mettiamo il caso che il valore non bloccato di cambio sia di 6,3 pesos per 1 dollaro, ciò significherebbe una svalutazione cumulativa rispetto al 3 pesos/dollaro iniziale del 100%, e quindi secondo lo schema spiegato benissimo nell'articolo conosciuto come "parità relativa del potere di cambio", basato sui differenziali di inflazione con il paese core, l'inflazione media in Argentina negli ultimi 10 anni sarebbe del 12,5%, esattamente la metà del 25% stimato dal FMI

      "A meno che l'esperto ottimo non sappia proprio bene di cosa parla, quando parla di cambi, di svalutazione e di inflazione. Boh, mistero. Comunque glielo illustro io, e se poi lui ha qualcosa da dirmi sui numeri me lo scriva pure qui."

      No, sai com'è, siccome non so chi tu sia e cosa tu faccia nella vita, me lo faccio spiegare da un professore di politica economica come Alberto Bagnai cosa sia l'inflazione, la svalutazione, il cambio e quale sia il rapporto fra queste grandezze. Magari dagli una lettura anche tu così ti chiarisci le idee, perchè mi sa che sei un pò confuso con tutte quelle operazioni di short selling sui cambi e sui titoli che devi fare ogni giorno per tirare a campare...ripeto Mincuo, non è più il tuo tempo, fattene una ragione, magari potevi andare bene negli anni 80, al tempo degli yuppies e della finanza all'arrembaggio, ma oggi fai solo compassione...trovati un lavoro onesto finchè sei in tempo, senti a me, ti do un consiglio da amico, perchè sai anche tu che prima o dopo, fra un mese, fra un anno, alla finanza gli arriva una bella strigliata...il terrorismo che ancora cercate di fare con i vostri vacui tecnicismi ormai non attacca più...patetici...studia Mincuo, studia Bagnai, in particolare questi due saggi e poi ne riparliamo:

      http://goofynomics.blogspot.it/2012/05/il-ritorno-del-terrorismo.html

      http://goofynomics.blogspot.it/2012/04/svalutazione-e-salari-ad-usum-piddini.html

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  12. Caro Piero c'e' un gruppo di eroi, oltre chi frequenta questo blog, che si sta dando MOLTO da fare, ma di cui nessuno parla, credo che, forse ti potrebbe destare interesse, anche solo per il fatto che non venerano nessuna bandiera.
    http://www.facebook.com/CATENAUMANA.PARLAMENTO.ITALIANO?ref=ts&fref=ts
    Anche questi sono eroi...
    Leonardo IL_CECCHE

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    1. Certo un pò eroici siamo, perchè cercare di informare correttamente la gente su ciò che sta accadendo intorno a noi è spesso un'impresa impossibile...comunque approvo la diffusione di iniziative e manifestazioni come la Catena Umana che intendono risvegliare le coscienze, ma non ci dobbiamo mai dimenticare che dobbiamo essere noi per primi molto preparati e consapevoli prima di sperare di risvegliare gli altri...teoria e pratica, riflessione e prassi devono andare di pari passi, se no rischiamo di fare solo folklore senza concludere nulla...

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  13. Con i post di questo blog ci andrebbero tappezzate le strade d'Italia... ma forse ha ragione Barnard: non è che ci manca l'informazione, è che il vero dramma siamo noi italiani delle ultime generazioni, totalmente incapaci di alzare la testa.

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    1. Chissà, io comincio ad avere delle buone sensazioni che il risveglio si stia lentamente materializzando...speriamo che gli italiani si risveglino tutti insieme a primavera quando ci saranno le elezioni, perchè quello sarà uno snodo di passaggio fondamentale...per il resto, noi continueremo a tenere alta l'attenzione sui temi che la propaganda non vuole affrontare e poi chissà cosa succederà...vedremo...

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  14. ma che razza di articoli scrivi!!
    prendi come esempio un Paese fallito come l'argentina? figuriamoci..ci vorranno milioni di euro per comprarsi un panino con il salame con l'inflazione da repubblica di weimar che hanno li!!

    ma non provi un vago senso di vergogna?

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    1. Milioni di euri per un panino? Ma loro non hanno il peso? Anonimooo... abbello, manco sai di che stai a parla'!
      E guarda comunque che la Repubblica di Weimar è sfociata nel nazismo quando si è messa a praticare l'austerity DOPO il periodo di iperinflazione.
      Stammi bene, vado a mangiare un panino.

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    2. Guarda Anonimo, perchè sei tu, ti faccio una confessione...non solo non provo alcuna vergogna per aver scritto questo articolo, ma lo riscriverei esattamente con le stesse parole...poi come dice Paolo gli argentini il panino lo pagano in pesos e non in euro e ti do pure una dritta sconvolgente: gli argentini hanno imparato a farsi da soli sia i panini che i salami, cosa che magari noi presto o tardi dimenticheremo pure che sapore hanno, dovendo mangiare tutti al McDonalds o al Burger King...
      Per quanto riguarda Weimar, ti un'altra notizia che forse ti sfugge: la Germania ha perso la prima guerra mondiale e ha dovuto pagare un debito estero da far paura alle nazioni vincitrici per questo si crearono tensioni e conflitti interne e fu necessario istituire in gran fretta questa Repubblica di Weimar, con l'inflazione che viaggiava ad oltre il 600% all'anno...l'Argentina non ha perso ancora nessuna guerra (va be ci sono le Falkland, ma la prima guerra mondiale ti assicuro che ha fatto più vittime e danni, credimi in parola) e gli viene contestata un'inflazione al 25%, bazzecole insomma...prima di arrivare a Weimar devono perdere una guerra ed essere costretti a pagare i danni di guerra a tutto il mondo...ad occhio e croce, le condizioni di partenza sono un pò differenti, non credi??? Ah, dimenticavo, nel tuo elenco di idiozie c'è anche lo Zimbabwe, mi raccomando non ci dimentichiamo lo Zimbabwe...

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    3. E' arrivato un altro oscar giannino andate a bere così dimenticate il vostro declino.

      Andrea

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  15. Oh bella... e quali argomenti apporteresti a questa tua sentenzialistica osservazione? Non che io personalmente possa dire di aver un approccio diretto con la realtà in loco. E le teorie rimangono pur sempre teorie che devono scontrarsi con la realtà dei fatti. Mi chiedo, però quali siano quelli alla base di certe affermazioni scontate come questa sopra. E soprattutto quale sia il concetto d'inflazione: quello che abbiamo imparato sui libri di scuola o davanti alla tv o quello provato sulle dinamiche tutt'altro che semplicistiche delle relazioni socio economiche reali?
    Mi piacerebbe sottolineare che l'inflazione non andrebbe solo intesa come mero "potere d'acquisto" del denaro ricevuto in cambio di beni prodotti, prestazioni o servizi dati ed effettuati, indice del valore dei beni o volgarmente iper aumento dei prezzi al consumo e.o conseguente "svalutazione" della "moneta"...
    L'inflazione è anche un dato statistico sulla cui base si architettano disgustose campagne di speculazione finanziaria mirate per generare profitti e drenare ricchezza reale dai molti ai pochi. L'inflazione è quindi soprattutto un parametro di rischio, ossia di gioco d'azzardo sui fantomatici "mercati". Con la scusa dell'inflazione si alterano fraudolentemente i rapporti di scambio di beni e servizi (...di cui sopra) tra individui ed imprese. Attraverso la conseguenziale alterazione delle leve del credito e dei giudizi di merito su quest'ultimo da parte delle varie ed altrettanto fantomatiche società di valutazione...
    Il sistema è fallace e fa acqua da ogni dove.
    Ed è volutamente mantenuto in queste condizioni capestro.
    Non mi importa se il mio panino comprato al mercato valga "uno" zero oppure "dieci".
    Poiché se mi soffermassi su questo sarei già bello che cotto. La politica monetaristica di quest'ultimo secolo mi avrebbe già cotto il cervello a puntino!
    Ciò che mi importa è quale valore io dia alla vita ed attraverso quali parametri io possa impararlo e farlo percepire agli altri.
    Lo asserisco da persona costretta a fare continui conti della serva per far quadrare il bilancio e molta attenta al valore della moneta...ma unicamente come mezzo di scambio e non come bene fine a se stesso.
    Ora torno sull'inflazione, per fare un parallelo nostrano a seguito dell'approvanda Legge di Stabilità.
    Mi chiedo e chiedo al mio prossimo: quali ripercussioni avranno sull'inflazione concreta i previsti interventi di tale provvedimento.
    Elenchiamone alcuni:
    1) previsto aumento Iva dell'1% sulle aliquote principali.
    2) stabilizzazione delle accise sui carburanti.
    3) elevazione a 250 euro della franchigia sulle detrazioni delle spese mediche in sede di dichiarazione.
    4) limite di 3000 euro per le detrazioni complessive.
    5) rimodulazione delle esenzioni.
    6) taglio ai sussidi ai Patronati.
    7) Eliminazione della clausola di garanzia sul Tfr.
    Non credo ci sia bisogno di continuare per capire che la politica adottata è scientemente volta ad affossare e ridurre alla miseria il bel pensante. Lo scontro tra poveri reietti è già in atto: dipendenti pubblici vs dipendenti privati. Cittatini comuni vs politici. Operai vs imprenditori da strapazzo o multinazionali fantascientifiche. L'uno contro l'altro senza nulla risolvere e sempre più vittime della ns ignoranza.
    Altro che presunta catastrofe argentina, qui siamo già in un girone dantesco e burlesco al tempo stesso.
    Aveva ragione Ennio Flaiano: "La situazione è grave ma non è seria!"
    Goditi il tuo panino, immagino che il tuo intervento fosse appositamente provocatore e depistante.
    Io mi godo i miei conti della serva e trarrò spunto da quest'ispirazione che mi hai gentilmente suscitato per farne un discorso da sciorinare al mio prossimo a costo di rompergli gli "zebbedei" fino a che non dica: "Ok basta! Ho capito! Ora ci penso...anzi me lo scrivo!"

    Un saluto,
    Elmoamf

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  16. da quando il mondo è mondo l'unico modo per uscire da una fase recessiva è tramite un progressivo aumento della pressione fiscale da attuare verso i consumatori e verso le aziende affinché queste possano essere stimolate e produrre di più all'estero invece che nel mercato interno.
    la chiave di volta di tutto è il mercato: in Italia si compra troppo e le aziende vendono troppo verso il mercato interno quando dovrebbero vendere solo verso il mercato estero.
    occorre quindi stimolare le aziende a produrre all'estero o a delocalizzare la propria produzione.
    oltre alle tasse e tributi vari occorre mettere mano all'art.18 aumentare le ore di lavoro, diminuire i salari, eliminare le pensioni, utilizzare i soldi del prelievo fiscale per le banche e per il debito pubblico.
    faccio notare che tutti i Paesi che si trovano in grave crisi hanno tutti un forte debito pubblico (spagna, italia, grecia)e uno scarto debito privato; mentre i Paesi che non sono in crisi non hanno un debito pubblico rilevante (Usa, Francia ecc.) oppure hanno un debito pubblico sotto il 20% (giappone).
    altra chiave di volta è dunque il debito pubblico che va portato sotto il 100% in pochi mesi e questo per evitare di destabilizzare l'intera area Euro e far pagare le conseguenze ai Paesi che non hanno un debito pubblico degno di rilievo o comunque intorno al 40% (Germania, Paesi Bassi ecc.).
    questa crisi economica è dunque essenzialmente una crisi del debito pubblico, debito pubblico che è andato aumentando in maniera estremamente seria a partire dalla Grecia ben prima del 2008.
    in Grecia se non erro il debito pubblico è iniziato ad aumentare circa 10 anni prima.
    in Spagna sono al di sopra del 100% in rapporto al pil fin dal 1996.
    trascurabile invece il debito privato degli Stati in questione.
    viene quindi da chiedersi se abbiate studiato economia su Topolino o su playboy.

    ai posteri l'ardua sentenza

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    1. Certamente, hai ragione, ti sei solo dimenticato come se fosse Antani con supercazzola prematurata e scappellamento a destra...a destra, non sinistra...ma anche a sinistra, però l'importante è come se fosse Antani...

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  17. Caro Piero,
    Mi par di capire che il tuo blog abbia colto nel segno poiché leggendo qua e là tra gli interventi dei commentatori, mi par di notare un tenore "tremebondo" verso tesi propagandistiche di economica e dubitabile opinione. Altresì mi par di capire che qui convien guardarsi le spalle...poiché il cetriolo è sempre in agguato! Fatta mia l'ironica affermazione, tralascio, personalmente il commento nei confronti dell'ultimo anonimo intervenuto.
    Aggiungendovi però, il seguente apprezzamento nei confronti della sua opera divulgativa:
    Un giorno anche a tutti coloro che si renderanno ipocriti nei confronti di ogni realtà sarò chiesto il debito conto...e non basteranno le teorie accademiche o le scuse imparate sui libri universitari... o le amicizie altolocate o presunte tali! Ognuno sarà di fronte a se stesso e se è questo ciò che chiede... ben venga! La dissoluzione è sua portata ed aperta dissoluzione!

    Un saluto,
    Elmoamf

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Elmoamf, per fortuna che ci sei tu che mi sostieni e mi sorreggi moralmente...appari all'orizzonte come il faro argentino, perchè qui mi sento circondato da una Tempesta Perfetta di ignoranza e imbecillità...però, sono ironico, e non ti nascondo che mi divertono molto questi commenti strampalati dei TROLL e li lascio nel blog per ricordare a futura memoria di che tenore e livello erano le contestazioni e i commenti contrari...ognuno è libero di fare le sue scelte e di seguire la sua strada nella vita, la mia purtroppo è già stata scolpita nella pietra e indietro non si torna...

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  18. qui se ne esce solo con la dottrina MOnti e cioè con una splendida crescita recessiva o espansione recessiva austera.
    il resto sono fuffe
    e voi siete contapalle!!

    del cavolo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Certo, anche tu però hai dimenticato come se fosse Antani con supercazzola prematurata e scappellamento a destra...segui pure Monti e le sue ricette di crescita recessiva o espansione recessiva austera, ma non dimenticare mai come se fosse Antani...

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  19. te lo ripropongo qui.

    sei stato debunkato caro Piero. debunkato come un dilettante. prendine atto.
    che figura.

    ""Tempesta Perfetta, la luce di un faro. La salvezza, la terraferma...., il Faro della Fine del Mondo. …..Oggi più che mai rappresenta un vero spartiacque simbolico di civiltà…. ….regime democratico al servizio dei cittadini e dei diritti umani, …...Un abisso di distanza in termini di “cammino evolutivo della civiltà”, che è ancora più accentuato dal fatto che la censura della propaganda di regime dilagante in Europa......"
    (Lì invece niente censura e propaganda, macchè...)
    Vabbè questo è l'incipit, "informativo". Tipo Komsomol.
    "…..“I capitali esteri sui quali si fondava il sostanziale equilibrio contabile della bilancia dei pagamenti cominciano a fuggire dal paese, gli investitori più accorti vendono in fretta i titoli argentini per limitare le perdite e il governo si vede costretto a bruciare notevoli quantità di riserve di moneta estera per mettere in condizione i debitori di rimborsare i debiti contratti, ad imporre riforme di austerità per rastrellare liquidità dal basso e ad aumentare i tassi di interesse a livelli non più credibili, per favorire l’arrivo di nuovi capitali dall’estero. Questo circolo vizioso dura fino a dicembre del 2001......Da quel momento in poi si apre una pagina del tutto nuova....”
    Come no, nuovissima. Basta fuga di capitali dopo. Infatti alla media di 3 miliardi di dollari al mese hanno continuato a uscire, ma questo non lo dice, numeri sempre ZERO. Eppure ci sono quelli di BCRA, BANCA CENTRALE ARGENTINA...
    "

    CONTINUA A LEGGERE QUI

    impara

    SEI STATO DEBUNKATO

    http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=10935

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    1. Uhh, che paura...mi vado a nascondere per la vergogna e mi cospargo il capo di cenere... peccato però che tutti gli argentini che sono intervenuti mi pare che fossero contenti dei cambiamenti avvenuti in Argentina...e sai cosa ti dico, ti sembrerà strano lo so perchè tu vivi dei duelli all'ultimo dato che si fanno in rete, ma a me interessa che le persone, in carne ed ossa, confermino ciò che scrivo, e non quelli che pensano che i dati siano più importanti delle persone...e anche a te do una dritta interessante sulla quale riflettere: lo sai che quei dati sui quali tanti esperti dell'ultima ora si accapigliano dipendono dalla somma delle scelte individuali delle persone??? Perchè l'economia funziona così, nulla è certo, deterministico, dato una volta per tutte, ma cambia, si trasforma, muta...ecco perchè non c'è nessuna teoria esatta sull'inflazione, il tasso di cambio, il debito estero, la svalutazione, ma tutto dipende da quello che scelgono di fare oggi, domani, dopodomani le persone...e vuoi vedere che se le persone sono consapevoli, preparate, informate come quei pochi argentini che sono intervenuti, l'Argentina potrebbe continuare a cavarsela nonostante l'ostilità diffusa nei suoi confronti???
      Poi perchè no, ti faccio un'ultima confessione sconvolgente: sono una persona umile a cui piace imparare sempre, non soffro di smanie di competizione, per questo motivo non mi getto quasi mai nei duelli in cui si discute di lana caprina e preferisco andare sempre al succo delle questioni...sono un ingegnere si sa, non un economista...e da buon ingegnere, da pragmatico per eccellenza, mi attengo ai dati e alle ipotesi essenziali e poi tiro le mie conclusioni in un tempo ragionevole: e la mia conclusione sai qual è? Io, alla fine della fiera, credo molto di più alle testimonianze vive delle persone in carne ed ossa, che ai saggi dei professori...poi vedi un pò tu cosa scegliere, però ricordati che un tempo tanti professori (non ultimo il professore Prodi) ci avevano detto che l'euro sarebbe stata una grande conquista per l'Italia e poi sappiamo benissimo come è andata a finire...ora ci sono tanti professori in rete, anonimi per giunta, che dicono che la situazione dell'Argentina è un disastro e vuoi vedere invece che l'Argentina si salverà e continuerà bella tranquilla per la sua strada??? Faccio due più due, ricorda, sono un ingegnere, faccio i conti della serva e ho dimenticato purtroppo come si risolvono le equazioni differenziali...
      Però, ripeto anche a te, che se dovessi riscrivere quell'articolo lo riscriverei esattamente con quelle parole e se devo cercare un faro a cui rivolgere le mie speranze stai certo che non vado a cercare verso Bruxelles e dintorni o a Washington o a Londra, ma mi giro a guardare verso Buenos Aires, per capire cosa sta succedendo lì, visto che nessuno ne parla...comunque sì, a tuo parere sono stato debunkato (ma che significa poi???) e adesso scappo perchè devo correre a nascondermi per la vergogna...uh, che vergogna...

      Piero Valerio
      Ingegnere Gestionale
      Autore del Blog Tempesta Perfetta

      E tu? Tu chi sei?
      Cosa fai nella vita? E cosa intendi fare in futuro? Come intendi partecipare alla vita sociale? Ti limiterai solo a mettere dei commenti anonimi nei vari blog? Non ti sembra un pò poco?

      Elimina
  20. io sono un cittadino rispettoso dei politici e della costituzione. Monti e quelli come lui si stanno impegnando gratuitamente per il bene del Paese. Monti - per quanto mi riguarda merita anche in nobel per l'economia.

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    Risposte
    1. ma ti e' giunta notizia del disastro economico prodotto premeditatamente da Monti? si premeditatamente perche' era ampiamente previsto, ma si sa', ai liberisti non piace parlare di moltiplicatori fiscali, abbasso la spesa di stato!

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  21. Ciao ! volevo chiederti se per caso sei informato riguardo le legislazione argentina sul lavoro (mi sembra che sia il nodo che potrebbe essere approfondito nella tua analisi) e le eventuali riforme fatte.
    Io non ne so nulla, ma vorrei approfondire, per questo te lo chiedo.
    comunque, il nostro tasso di disoccupazione post crisi è del 10-11 % ma è sempre stato 8%. mentre quello americano è dell'8,3% post crisi.

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  22. ah e poi una cosa che mi sovviene ora...ma la situazione energetica in Argentina com'è?
    e la situazione di materie prime in generale?

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  23. La situazione energetica argentina è pessima.
    LA nazionalizzazione della Repsol è stata una scemata, adesso non ci sono le risorse economiche per sviluppare il campo di shale gas di Loma La Lata, e la produzione sembra destinata a declinare, dato che scarseggia il personale specializzato.
    Tra l'altro questo ha un impatto nei rapporti con il Cile, la fornitura di gas naturale è passata da 22 milioni di mc al giorno a poco più della metà, e questo mette in crisi sia il Cile che l'Argentina, che incassa molto meno di quanto previsto (stiamo parlando di decine di milioni di dollari al giorno).
    La situazione generale è anch'essa pessima, non condivido l'ottimismo dell'articolo, temo che il paese precipiterà presto in una crisi peggiore di quella precedente.

    RispondiElimina
  24. Indubbiamente, è più che evidente che la crisi economica è mondiale... Tutti i paesi sono toccati più o meno! Del resto le inchieste lo screditano, il mondo va verso la carestia e la mancanza di acqua potabile... Speriamo che i dirigenti dei grandi poteri sappiano prendere velocemente la situazione in mano e fare cambiare il corso le cose.

    RispondiElimina
  25. Fino a qualche mese fa ero in Argentina e negli ultimi due anni ci ho vissuto un po' di tempo viaggiando qua e la. Dalla mia umile cultura economicistica ho potuto trarre le seguenti valutazioni: lo spending governativo ha di certo distribuito un po' di benessere ma nel campo dei lavori fondamentalmente improduttivi (un po' sul modello di spesa per il mantenimento della pace sociale tra i '70 e gli '80 in Italia), puntando ad un welfare di breve periodo ma non alla costruzione di un tessuto industriale concorrenziale con quello estero e si importa tutto o quasi a prezzi esorbitanti grazie anche al protezionismo. L'inflazione calcolata nell'articolo ad un tasso di cambio di 4,5 pesos/dollaro è falsata visto che esiste un cambio parallelo per cui il dollar blu è scambiato a 9 pesos e l'inflazione reale è quindi forse oltre il 25% all'anno, tanto che ormai nessuno fa più caso al fatto che qualsiasi prodotto aumenta ogni mese discrezionalmente da parte dei commercianti e senza nessun controllo di tipo governativo mentre i salsri rimangono sostanzialmente invariati. La nazionalizzazione di YPF è ben poca cosa di fronte alla privatismo storico delle terre più fertili del mondo, dove i latifondi la fanno da padrone e dove anche quando le terre non siano di diretta proprietà delle multinazionali OGM i terreni vengono seminati interamente con semi proprietari transgenici, fatto che non entra nella discussione economica di questa pagina perchè evidentemente la sovranità monetaria è più essenziale di quella alimentare. Nessuna riforma agraria è stata varata e nemmeno pensata, come del resto in nessun altro paese a direzione populista o socialista del "rivoluzionario" Sud-America. La più grande risorsa dell'Argentina è forse la dotazione di immense riserve di acqua tutte regolarmente in mano a privati stranieri e anche qui il sacro diritto di proprietà non permetterà nessun tipo di proposta di rinazionalizzazione. Quasi nessuno tra i miei amici di tutte le categorie sociali conosciuti tra il 2012 e il 2013 parla in maniera soddisfatta del kirchnerismo di Cristina, snaturato da quello di breve durata del marito Nestor. Fatto sta che "la Presidenta" si prepara ad una sonora sconfitta alle prossime elezione di novembre e i maligni parlano di possibile fuga dal paese con le valigie piene dei contanti accumulati nel periodo di carica presidenziale, in perfetto stile "sud-america dei generali".
    A mio avviso anche Evo Morales dovrà impegnarsi non poco per riguadagnare i consensi da qui a un anno, parola dei minatori boliviani che conoscono bene la distanza che esiste tra le promesse elettorali e i miglioramenti delle condizioni di lavoro e stipendio del reale quotidiano.
    Insomma nel mio viaggio di un anno e mezzo in sud-america tutta questa "revolucion izquierdista" non l'ho vista da nessuna parte, contadini senza nessuna autonomia costretti a coltivare soia transgenica per gli allevamenti occidentali vessati dai proprietari terrieri e per chi s'incazza c'è l'esercito, ghetti urbani di estrema povertà in allargamento grazie all'esodo dalle campagne, Pil consistenti (come per il Brasile) ma generati essenzialmente dalla vendita di materie prime al mondo industrializzato più che da produzione industriale da esportazione e consumi interni, ma se così fosse questo livello di Pil durerà poco vista la crisi produttiva del primo mondo e l'esistente eccesso di produzione nel mondo asiatico.
    Beati Voi che riuscite ancora a trovare dei esempi "perfetti" nel modello, ormai fallito da almeno due decenni, della produzione industriale infinita e del consumo, e che fate le rivoluzioni a colpi di Pil e moneta sovrana. Sansone è morto ora tocca ai filistei.

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