martedì 30 ottobre 2012

LA MONETA DI STATO PRIVA DI DEBITO E LA RIFORMA DEL SISTEMA BANCARIO MODERNO


Se non ora quando? Questo slogan che tanto successo ha avuto qui in Italia, dovrebbe essere esportato a livello mondiale per mobilitare la gente intorno ad una questione centrale all’interno del dibattito internazionale, più culturale o politica che economica, che coinvolge la vita di tutti noi: la Moneta. L’argomento è spinoso e complesso, ma non di rado i modi per attaccarlo e addomesticarlo sono di una semplicità disarmante e soprattutto accessibili a tutti: tecnici, economisti, ingegneri, operai, casalinghe, anziani e…bambini. Anzi, molto spesso sono proprio i bambini in virtù della loro innocenza e apertura mentale ad avere gli strumenti giusti per districare la matassa, mentre per una volta noi adulti dovremmo stare zitti in disparte ad ascoltare, osservare ed imparare. Sulla moneta in particolare sono sicuro che ne vedremmo delle belle, perché se ci pensate bene i bambini, ancora prima delle banche, degli stati, della finanza internazionale, delle teorie economiche dei premi Nobel sono i primi ad inventarsi sistemi monetari inattaccabili, con i loro bigliettini di carta colorata, che si passano di mano in mano in cambio di oggetti, giocattoli, giri in bici, ciottoli levigati. Se osservate bene come giocano, vi accorgerete che i bambini non solo stabiliscono subito degli accordi per accettare esclusivamente una tipologia di biglietti e non altri, ma sono così attenti e rigorosi da creare soltanto la quantità di biglietti strettamente necessaria e sufficiente al corretto funzionamento dei loro giochi. Non un biglietto in più e non uno in meno. I bambini quindi conoscono a meraviglia il rudimentale concetto di misura, legato principalmente all’equilibrio fra i mezzi monetari e i beni scambiati, che tanta confusione e panico crea negli adulti. Una saggezza istintiva, ancestrale che dovrebbe farci riflettere.


Detto questo, riprendo il lungo cammino di scardinamento di alcuni miti e leggende popolari intorno alla moneta, visto che dai riscontri avuti dai lettori ho ricavato la necessità di fare ulteriori chiarimenti che potrebbero aiutarci a compiere insieme un altro passo avanti in questo fondamentale percorso a ritroso di conoscenza: dalle sicurezze della maturità dobbiamo andare indietro, giù, giù, fino agli anni della spensierata e ingenua infanzia. Magari questa premessa vi sembrerà un po’ strana, bizzarra, ma più andrete avanti nella lettura e più capirete che di tecnico, economico, finanziario qui non c’è nulla, tranne pochi immediati concetti di contabilità, mentre tutto il resto sono valutazioni logiche o linguistiche alla portata di tutti. Ovviamente cercherò di semplificare al massimo alcuni passaggi, ognuno dei quali meriterebbe un capitolo a parte, ma con lo scopo specifico di dare priorità per adesso al discorso generale. La struttura di fondo dei ragionamenti è basata principalmente dai contributi forniti a riguardo dal movimento culturale ed economico inglese Positive Money, che insieme al gruppo americano della Modern Money Theory MMT, è riuscito secondo me a spiegare e sviscerare molto bene le dinamiche di funzionamento del sistema monetario moderno, avanzando anche le migliori proposte di riforma. Ma c’è anche una grande novità: a questa banda di professori di economia sovversivi ed eretici, si è unito di recente nientemeno che lo stesso Fondo Monetario Internazionale, ovvero l’organismo che sovraintende la politica monetaria mondiale, considerato molto spesso, non a torto, lo strenuo difensore delle logiche predatorie della cosiddetta finanza speculativa.



L’idea di scrivere questo articolo mi è venuta infatti dopo aver letto un bellissimo post pubblicato sul blog Voci dall’Estero, in cui il giornalista inglese del Daily Telegraph Ambrose Evans Pritchard commentava uno studio di due economisti commissionato appunto dal FMI, dal titolo molto accattivante: “The Chicago Plan Revisited”. Premetto che per questioni di tempo non ho ancora letto il documento (la trasferta a Roma per partecipare al No Monti Day è stata abbastanza impegnativa, ma di questo parlerò diffusamente in un prossimo articolo), che si basa fondamentalmente sul cosiddetto Piano di Chicago elaborato dall’economista americano Irving Fisher nel 1933 (da cui prendono spunto gli stessi promotori di Positive Money), in pieno periodo di Grande Depressione. La mia analisi quindi è solo una reazione a caldo alle parole di Pritchard (che ricordiamolo per quanto bravo, intelligente, preparato, è pur sempre un conservatore, quindi una persona piuttosto scettica e restia ad accettare anche solo la possibilità di riformare qualcosa in campo politico e soprattutto finanziario) e su alcune considerazioni che mi pareva giusto sottolineare in questo momento. Se non ora quando? Se non ci impegniamo ad aggredire il contorto sistema che ci schiavizza e opprime in questo preciso momento storico, che la mostruosa Idra della finanza è ferita e arranca, quando ci decideremo a svegliarci? Quando l’Impero si sarà di nuovo ripreso e piazzato alzando di un altro gradino il livello della nostra schiavitù e oppressione? Non abbiamo forse ancora capito che questa crisi finanziaria globale è un’occasione tanto per noi di riprenderci i nostri diritti democratici, quanto per loro di cancellarli del tutto?


Sì, abbiamo capito. Quello a cui stiamo assistendo oggi è un continuo tiro alla fune: da una parte ci sono loro, i magnati della finanza, i banchieri, le élite, gli oligarchi, le multinazionali, le frotte di politicanti e giornalisti collusi, e dall’altra ci siamo noi, le masse, i cittadini, i lavoratori, le piccole e medie imprese, le persone inermi ed impotenti che si lasciano trascinare senza opporre alcuna resistenza. E’ una lotta più di nervi che fisica fra una minoranza agguerrita e coesa che tira e strattona da ogni parte, facendo leva sulle sue immense risorse finanziarie, politiche, mediatiche, e una maggioranza imbolsita, sfilacciata, divisa di uomini e donne che ridotti spesso allo stato primordiale di necessità non hanno più la forza di tirare, rimanendo aggrappati per inerzia alla fune. Continuando in questa violenta e selvaggia sollecitazione dello stato di diritto, le élite sanno già che la corda si può spezzare in ogni momento, ma forse è anche questo uno dei loro obiettivi, perché dal caos e dal disordine sociale ne usciranno sempre vincitori usando come sanno la repressione con la forza, la coercizione, lo stato di polizia al posto del precedente assetto democratico fondato, almeno in teoria, sulla legge e il rispetto dei diritti umani.


Cosa c’entra la Moneta in tutto questo? La Moneta è l’ago della bilancia nella sfida in corso, l’arbitro che passando dall’una o dall’altra sponda può decidere le sorti della partita. Per adesso sta tutta dalla loro parte, dalla parte delle élite, ma potrebbe passare dalla nostra parte con una facilità normativa che ha dell’incredibile. Tutto dipende da noi insomma e dalla nostra volontà di usare non la forza ma la legge per ricominciare a tirare la fune con una virulenza e caparbietà a cui le élite non potrebbero resistere neppure un giorno. Neppure usando la loro straordinaria forza d’urto, i loro eserciti, la loro capacità di manipolare le menti e indirizzare il consenso. Se la cittadinanza appellandosi alla costituzione, che tutela i diritti e sancisce i doveri di ogni singolo individuo, e facendo valere la sovranità del popolo al di sopra di qualsiasi altro potere dello Stato, volesse riprendersi la Moneta e istituire il quarto potere sottratto alle istituzioni statali da oltre tre secoli, ovvero la Sovranità Monetaria, nessuno glielo potrebbe impedire. Non c’è cavillo, comma, articolo di legge, fucile che tenga. La Moneta, scritto in maiuscolo per distinguerla dalle banconote fisiche e dalle scritture contabili informatiche dei nostri depositi, è un bene comune astratto, al pari della Giustizia, dell’Uguaglianza, della Libertà, della Pace, della Vita stessa che serve a regolare, quantificare, misurare i rapporti civili di scambio commerciale e finanziario fra i cittadini di uno Stato e come tale le persone fisiche (noi) e giuridiche (le imprese) non dovrebbero mai essere privi dei mezzi di pagamento necessari a definire e affinare tali imprescindibili relazioni.  


Ripeto, la Moneta è un bene comune astratto che appartiene al popolo e come tale, la Sovranità Monetaria dovrebbe essere una delle quattro funzioni cardine di uno Stato democratico, accanto al Potere Esecutivo, Potere Legislativo, Potere Amministrativo-Giudiziario. Così come l’acqua è un bene comune (almeno sulla carta in Italia abbiamo vinto un referendum per ribadire questo concetto) perché garantisce il diritto alla Vita di ogni singolo cittadino, anche la moneta, gli spiccioli, le banconote, i depositi bancari sono un bene comune perché assicurano il corretto funzionamento degli scambi economici tra i cittadini, indicando univocamente una Moneta di Stato (la valuta nazionale) come unità di conto o di misura per quantificare questi rapporti. Se la somministrazione della Giustizia avviene secondo l’applicazione di leggi scritte, stampate su carta, trasmesse via posta, archiviate sui computers, allo stesso modo la Moneta viene distribuita ai cittadini tramite emissione di banconote cartacee, monete metalliche, scritture contabili sui computer. Bisogna quindi essere bravi innanzitutto a distinguere i confini del valore Giustizia o Moneta dai mezzi con i quali questi valori vengono attuati e trasferiti nella società.


Un magistrato potrebbe istruire una causa senza la scrittura su un foglio cartaceo o informatico dei dettagli di una particolare legge? No. Un giudice potrebbe emettere una sentenza senza avvalersi di un documento timbrato e firmato da depositare agli atti? No. Un cittadino potrebbe vivere senza comprare con i soldi il pane, la pasta, l’acqua, il sale? No. Un’impresa potrebbe scambiare prodotti con i fornitori e i clienti senza un conto corrente in cui riportare i flussi in entrata e in uscita dei soldi? No. Quindi, allo stesso modo in cui lo Stato si adopera per fare avere l’acqua e il pane ai cittadini, i codici e la cancelleria ai tribunali, le norme e le aule ai parlamentari, dovrebbe impegnarsi per fare avere i mezzi monetari di pagamento a tutte le persone residenti entro i suoi confini, perché senza di quelli le persone, fisiche o giuridiche che siano, non possono produrre, scambiare mercioffrire forza lavoro, non vivono dignitosamente, non mangiano, falliscono, chiudono battenti. Considerando che senza i soldi non si ferma soltanto l’economia, ma anche l’intera organizzazione e impalcatura civile di uno Stato, possiamo capire quanto cruciale e vitale sia l’attività di emissione e circolazione della moneta. Senza soldi è lo Stato che si ferma, la Democrazia. E lascia il posto a qualcos’altro che possiamo chiamare con i nomi più svariati: stato di polizia, dittatura finanziaria, egemonia totalitaria delle élite che detengono le maggiori risorse monetarie.     


Questo è il principio di diritto fondamentale da cui dovrebbero muovere tutte le battaglie per il recupero della Sovranità Monetaria come quarto potere dello Stato. E, messo da parte questo concetto che credo sia abbastanza semplice da digerire, veniamo adesso al documento del FMI, che ad occhio e croce, senza richiamarsi magari allo stato di diritto, dice esattamente le stesse cose, auspicando una riforma epocale che riporti ordine nel disastrato sistema monetario moderno: bisogna dare allo Stato e al Popolo ciò che è dello Stato e del Popolo, e alle banche ciò che compete e serve per il servizio di intermediazione offerto dalle banche. Tralasciando i motivi per cui l’FMI si è fatto promotore di queste istanze, che possono essere fra i più vari e disparati e tutti ugualmente validi, vediamo quali sono gli elementi fondamentali di questa riforma. Essenzialmente sono due:

1)   La Moneta di Stato priva di debito


2)   La copertura al 100% dei depositi bancari con riserve legali


La Moneta di Stato priva di debito

A questo punto però qualcuno potrebbe chiedersi: ma perché la Moneta oggi non è già dello Stato? Ni. Nel senso che lo Stato decide unilateralmente una unità di conto, una valuta (dollaro, euro, sterlina etc), ma poi delega materialmente la funzione di emissione e gestione dei mezzi monetari ad un ente indipendente, la Banca Centrale (pubblica, privata o mista), che in generale si occuperà di garantire in assoluta autonomia allo Stato principalmente tre obiettivi: la stabilità dei prezzi, l’occupazione e la crescita economica del paese (non consideriamo per adesso il caso eccezionale e balordo dell’eurozona dove la BCE assicura soltanto il mantenimento di un certo livello di inflazione). State attenti a questo passaggio perché è molto delicato: la Banca Centrale non si occupa di garantire ai cittadini il flusso dei mezzi monetari necessari alla loro vita, ma si impegna per conto dello Stato, utilizzando tutti gli strumenti di politica monetaria a disposizione, affinché ci sia una crescita del reddito nazionale nel paese. E la crescita economica come già sappiamo purtroppo può essere sbilanciata, favorendo l’arricchimento a dismisura di alcuni a discapito di tutti gli altri. La funzione di garante dei mezzi di pagamento e dell’equità nella redistribuzione delle risorse finanziaria rimane dunque sempre in capo allo Stato, che la esercita a sua volta utilizzando due leve fiscali: la spesa pubblica e la tassazione. Attraverso la spesa pubblica lo Stato immette nel mercato i mezzi di pagamento richiesti dai cittadini e tramite la riscossione progressiva delle tasse, lo Stato dovrebbe cercare di prelevare maggiori tributi da chi ha più soldi rispetto a chi ne ha di meno, in modo da riequilibrare la distribuzione delle ricchezze. Fin qui penso ci siamo tutti. Ma a questo punto sorge un dubbio: come fa lo Stato ad immettere nuovi mezzi monetari se non gestisce più direttamente la fase di emissione dei soldi? Si indebita. Con chi? Con la Banca Centrale e con le banche private, che sono quei famosi “mercati” autorizzati dal Ministero del Tesoro a partecipare alle aste primarie di collocamento dei titoli di debito. 


Ovviamente lo Stato potrebbe non avere necessità di indebitarsi qualora il prelievo fiscale sia sempre uguale o maggiore alla spesa pubblica, ma è evidente che in questo modo non verrebbero mai immessi nuovi mezzi monetari, ma girerebbero sempre gli stessi soldi (pareggio di bilancio) o addirittura nei casi di surplus di bilancio, ne circolerebbero addirittura meno rispetto all’anno precedente. Inoltre il differimento fra la data in cui lo Stato incassa le tasse e la data in cui ha necessità di spendere per garantire per esempio il pagamento degli stipendi ai dipendenti pubblici, obbliga lo Stato a chiedere un anticipo alle banche per avere i fondi di cui ha bisogno in quel preciso momento. Quindi, in un certo senso, per la stessa modalità di funzionamento lo Stato è costretto ad indebitarsi. E l’unico modo che ha lo Stato di garantire nuovi mezzi monetari alla cittadinanza è quello di accumulare deficit di bilancio, che sommandosi anno dopo anno formano il famigerato debito pubblico. Una parte minima di questo debito pubblico rimane in possesso della Banca Centrale e un’altra parte appartiene in ordine decrescente alle banche private, alle imprese, ai cittadini, che avranno magari voluto investire una frazione dei loro risparmi in titoli di stato acquistandoli dalle banche. Siccome sul debito pubblico lo Stato paga degli interessi, ciò significa che una certa quantità di soldi prelevati con le tasse dovrà sottrarli alle esigenze ordinarie e straordinarie della spesa pubblica per destinarli unicamente al pagamento degli interessi, dovuti soprattutto alle banche private. Se lo Stato non ha particolari vincoli politici di bilancio da rispettare, questo meccanismo, malgrado sia all’origine viziato da una distribuzione non equa dei soldi a favore delle banche, può continuare all’infinito, dato che il suo debito pubblico si può espandere senza limiti consentendo da un lato di fornire nuovi mezzi di pagamento ai cittadini attraverso la spesa pubblica e dall’altro di pagare gli interessi alle banche.


Fra l’altro, grazie ad una normale dinamica contabile, in periodo di crescita economica il debito pubblico si ripagherà da solo, dato che a parità di spesa lo Stato incasserà maggiori tasse sul reddito o sui consumi, rivestendo in pratica il ruolo di calmierare eventuali eccessi incontrollati di espansione monetaria. Mentre, con la stessa logica, in periodo di recessione, lo Stato incasserà meno tasse e spenderà in proporzione accettando tranquillamente aumenti del deficit di bilancio, i quali serviranno a stimolare in funzione anti-ciclica la ripresa dell’economia con l’immissione di nuovi mezzi monetari. Fin qui siamo ancora nel regno etereo della razionalità e della perfezione ideale, perché tutte queste belle condizioni si verificano sempre quando la classe dirigente, ma anche la cittadinanza, ha piena coscienza di questi normalissimi automatismi e li asseconda con un illuminata gestione del bilancio improntata alla legalità e al rispetto del bene comune. Ma siamo uomini si sa, anime avvinte dalle nostre debolezze e fragilità, belve nella giungla pronte ad approfittare dall’ignoranza altrui per soddisfare i propri personali bisogni e quindi non è detto che tutti questi buoni propositi si realizzino. In particolare i veri problemi sorgono quando vengono imposti dei limiti a livello politico all’espansione del debito pubblico, soprattutto in periodo di recessione e conseguente flessione del reddito nazionale, perché in questo caso lo Stato non solo non potrà più accumulare deficit di bilancio ma addirittura dovrà tagliare la spesa pubblica e aumentare le tasse senza riuscire mai a stare dietro all’aumento spontaneo del debito pubblico. Lo Stato agisce in modo esattamente contrario a ciò che la logica suggerisce, togliendo mezzi monetari invece di immetterne di nuovi, che come è facile intuire servirebbero a rilanciare gli scambi economici e a venire incontro alle esigenze dei cittadini. Siamo uomini si sa, nati per soffrire e per essere raggirati da chi è più furbo, scaltro, avido di noi.


La fine della Sovranità Monetaria dello Stato

E qui iniziano i dolori sia per lo Stato che di riflesso anche per i cittadini, dato che il primo, a causa di una deliberata ed arbitraria scelta politica, non sarà più garante della fornitura di mezzi di pagamento ai secondi, creando delle evidenti disparità e ripercussioni economiche a beneficio di pochi (quelli che continuano ad incassare gli interessi) e a danno di molti (quelli che verranno privati di servizi pubblici essenziali e dovranno pagare sempre più tasse). Ma allora, assodato questo difetto di lungimiranza e onestà politica, come faranno i cittadini a procurarsi nuovi mezzi di pagamento per gestire i loro rapporti economici? Niente paura, ci sono le banche. Quando lo stato si rimpicciolisce, si defila, si mette da parte, perché spendaccione, sperperatore di denaro pubblico, sporco, brutto e cattivo, entrano in gioco loro, le banche, che invece sono pulite, distinte, gestite da gente garbata, referenziata e altamente qualificata. Quindi nel preciso istante, non prima, in cui i politicanti di turno pronunciano quelle severe parole, “riduzione del debito pubblico”, “contenimento del deficit”, “pareggio di bilancio”, in pratica lo Stato rinuncia apertamente alla sua imprescindibile funzione di depositario della Sovranità Monetaria, passando il suo quarto potere non dichiarato ma implicito alle banche. Senza nemmeno rendercene conto lo Stato diventa un’istituzione monca, un tavolo senza un piede, mentre le banche si arrogano un diritto pubblico, emettendo i mezzi di pagamento aggiuntivi ai cittadini al posto dello Stato. Con una bella differenza: quando lo Stato spende non chiede nulla in cambio ai cittadini tranne le tasse, mentre quando le banche fanno un prestito, chiedono di avere indietro i soldi maggiorati dagli interessi. E i cittadini quindi saranno cornuti e mazziati perché dovranno continuare a pagare da un lato le tasse allo Stato e dall’altro gli interessi alle banche, qualora avessero deciso di contrarre un debito per avere nuovi mezzi monetari. Una bella conquista di civiltà, non c’è che dire.


Ecco per quale motivo uno dei capisaldi del pensiero unico neoliberista, che ci governa da più di trenta anni e ha fagocitato in modo più o meno occulto questo cambio di paradigma (chiamiamolo con il nome più appropriato: una truffa a norma legge!), è stato la riduzione delle tasse con un conseguente assottigliamento del ruolo dello Stato in economia, tramite soprattutto il taglio della spesa pubblica e la privatizzazione di tutti i servizi e le partecipazioni statali in imprese produttive. A prescindere dall’insuccesso conclamato di tutte le applicazioni pratiche di queste teorie, il messaggio subliminale dei neoliberisti ai cittadini è abbastanza semplice: per avere nuovi mezzi monetari non chiedete più spesa pubblica allo Stato perché poi dovete pagare più tasse, ma fate più prestiti con le banche, perché loro sono più efficienti e produttive (peccato per il piccolo particolare degli interessi). Lo schema in effetti è identico, perché se da una parte lo Stato da con la spesa pubblica e prende con le tasse, dall’altra le banche danno ugualmente soldi con i prestiti e se li riprendono con le rate, creando una diluizione più indolore dei pagamenti e guadagnando soltanto sull’interesse pattuito con il cliente (il vero profitto della banca). Se i fattori non cambiano, il risultato però è stato un vero disastro, da tutti i punti di vista. Perché mentre la pressione fiscale ha continuato mediamente a crescere per conto suo, sono aumentati anche i livelli di debito privato e i relativi interessi da pagare che gravano sui cittadini, causando la formazione di insolvenze, bolle speculative, crisi finanziarie, fallimenti a catena delle imprese, alternanza ciclica e sempre più profonda di abbondanza superflua di mezzi monetari e mancanza cronica di liquidità. Per capire il motivo di un simile pastrocchio basta considerare il fatto che quando era lo Stato il maggiore emettitore di mezzi monetari, i flussi finanziari erano molto concentrati e controllati, quando il compito è passato principalmente alle banche private (a partire dai primi anni ottanta) il processo è stato invece molto disperso fra migliaia di istituti in concorrenza tra di loro ed è andato subito fuori controllo. In certi periodi le banche hanno fornito troppi prestiti e in altri invece hanno chiuso drasticamente il rubinetto del credito perché dovevano intanto rientrare dai debiti contratti e coprire le perdite causate dai prestiti concessi con troppa superficialità, senza un’accurata valutazione del rischio e diventati ormai inesigibili


L'inizio della Sovranità Monetaria delle banche
      
Ma a questo punto dobbiamo farci alcune domande. In che modo le banche possono emettere mezzi monetari? Hanno un limite nell’emissione dei mezzi di pagamento? La banca emette nuovi mezzi monetari ogni volta che concede un prestito ad un cliente e gli mette a disposizione un nuovo deposito, principalmente un conto corrente, affinché quest’ultimo possa spendere i nuovi mezzi di pagamento richiesti. In teoria le banche non hanno limiti a questa facoltà di emettere nuovi mezzi monetari, perché il vincolo fittizio della riserva obbligatoria o frazionaria non viene per diversi motivi tenuto in alcuna considerazione dagli istituti creditizi. In pratica però per porre un freno alla concessione forsennata di nuovi prestiti e quindi indirettamente alla creazione dal nulla di nuovi mezzi monetari, le autorità bancarie internazionali hanno definito delle norme (Accordi di Basilea) che vincolano le banche a rispettare alcuni specifici requisiti patrimoniali: in particolare il rapporto fra il patrimonio di vigilanza (capitale proprio più attività di elevata qualità, sicurezza e liquidità) e l’insieme di tutte le attività ricalcolate per il rischio deve essere superiore all’8% (9% con i nuovi Accordi di Basilea III che entreranno in vigore a partire dal 1° gennaio 2013). Quindi l’unico vero vincolo che hanno le banche è la valutazione del rischio del cliente mutuatario e degli investimenti: tuttavia dato che i sistemi per il calcolo del rating vengono prodotti e omologati dalle stesse banche e sono di carattere profondamente probabilistico, rimane e rimarrà sempre un fondo di incertezza e di aleatorietà sulla validità e affidabilità di tali sistemi. E ce ne siamo accorti soprattutto in occasione della recente esplosione della bolla immobiliare, che oltre agli Stati Uniti ha coinvolto parecchi altri paesi nel mondo, tra cui Spagna e Irlanda.


Bisogna però fare subito una precisazione: i mezzi monetari creati dal nulla dalle banche non sono della stessa natura di quelli emessi dalla Banca Centrale e indirettamente dallo Stato. Mentre la Banca Centrale si occupa dell’emissione delle banconote, delle monete metalliche e delle riserve bancarie elettroniche, chiamate anche moneta ad alto potenziale o moneta legale, le banche private tramite l’apertura di nuovi depositi mettono a disposizione dei clienti mezzi monetari meno performanti e più degradabili, definiti anche con il nome di moneta creditizia. Anche se tecnicamente le riserve bancarie e la moneta creditizia sono uguali perché si tratta in fondo di semplici scritture contabili informatiche registrate sui computers delle banche, la differenza sostanziale è facile da comprendere: mentre le riserve bancarie e le banconote sono irredimibili e non possono essere convertite in un altro mezzo monetario di qualità superiore, la moneta creditizia può essere sempre convertita su richiesta del cliente in banconote (con tutte le restrizioni legislative che esistono nei vari paesi e impongono dei limiti a tali operazioni). Fra l’altro, come è facilmente intuibile, essendo la creazione dal nulla della moneta creditizia collegata direttamente alla concessione di un prestito, questo tipo di moneta tenderà ad essere progressivamente distrutta dalla banca durante il periodo di estinzione del prestito: ogni rata pagata dal cliente corrisponde ad un’equivalente quantità di moneta creditizia distrutta dalla banca.


A causa di questa fragilità intrinseca, le banche per compensare e regolare i loro pagamenti incrociati con le altre banche possono esclusivamente utilizzare le riserve bancarie detenute sul conto di deposito che per legge sono obbligate a mantenere presso la Banca Centrale: nessuna banca infatti si fiderebbe mai di accettare la moneta creditizia emessa da un’altra banca, perché non potrebbe mai conoscere il grado di deperibilità di quella moneta e sapere in anticipo se i sistemi di valutazione del rischio di quella banca siano fallaci o affidabili. Ragion per cui le banche comunicano fra di loro e con la Banca Centrale solo tramite le riserve bancarie, mentre della loro moneta creditizia non ne vogliono sentire parlare, utilizzandola soltanto per tenere conto dei flussi in entrata e in uscita degli incassi e dei pagamenti richiesti dai clienti. Le riserve bancarie quindi, create anch’esse dal nulla dalla Banca Centrale, in base alle richieste che provengono dal settore bancario e dallo Stato, per il modo stesso in cui vengono prodotte e per le loro finalità, non circolano mai nei circuiti della cosiddetta economia reale (i nostri), ma rimangono confinate all’interno del mercato interbancario, potendo transitare esclusivamente da un conto di deposito all’altro presso la stessa Banca Centrale.


Moneta e credito: mancanza (crunch) ed eccesso (boom) di moneta creditizia

Se questa è la precisa gerarchia che vige nel sistema monetario moderno (riserve bancarie al vertice e moneta bancaria alla base), bisogna chiarire subito un aspetto: ma se la moneta creditizia è quella che normalmente usiamo noi (a parte il limitato uso in valore di banconote e monete metalliche) e viene creata soltanto in seguito alla concessione di un prestito, cosa succede se le banche non erogano più prestiti? Il patatrac, il finimondo, la crisi, perché i mezzi monetari a disposizione dei cittadini vanno esaurendosi in concomitanza con il periodo di rimborso dei vari prestiti ancora attivi. Paradossalmente, in uno scenario estremo in cui nessuna banca concede più prestiti all’interno dei confini di un paese, la moneta circolante denominata in valuta nazionale si esaurirebbe nel giro della chiusura dell’ultimo prestito a durata più lunga (in genere si tratta dei mutui immobiliari pluriennali). Ovviamente, per diverse ragioni, questa è una prospettiva poco realistica e solo ipotetica, ma rende bene l’idea del meccanismo assurdo e precario in cui viviamo.


Praticamente, quando per motivi puramente politici, propagandistici e di interessi corporativi finanziari, uno Stato viene ridotto ai minimi termini e privato della sua funzione di emettere mezzi monetari tramite la spesa pubblica, la vita economica, sociale, civile di un paese e dei suoi cittadini comincia a dipendere unicamente dalle banche: le banche diventano uno stato nello Stato e dalle loro decisioni di finanziare o privilegiare alcuni settori a discapito di altri discendono gli indirizzi generali di politica economica che un tempo appartenevano allo Stato e quindi in ultima istanza ai cittadini che di quello Stato sono in teoria i sovrani. Vi ricordate a proposito il primo articolo della costituzione italiana? “la sovranità appartiene al popolo…”, bla, bla, bla, beh scordatevelo, spazzatura, perché oggi, più che mai in Italia, paese ingabbiato nell’eurozona dove per trattato e statuto la Banca Centrale non può finanziare direttamente i governi dei vari stati membri, la “sovranità appartiene alle banche” che la esercitano come meglio conviene a loro, con i tempi e le modalità decisi unilateralmente dai loro stessi dirigenti, in combutta con i politicanti di turno. Punto. Chi non riesce a capire questo semplice teorema, non vive nella realtà, ma viaggia per conto suo in un universo parallelo, un sogno che molte volte somiglia di più ad un incubo ed è lo stesso sistema politico-bancario a confezionargli sui misura (vedi alla voce Stati Uniti d’Europa).


Ma veniamo adesso ad un altro passaggio cruciale: se la moneta creditizia viene creata dal nulla solo quando viene concesso un nuovo prestito, qual è oggi la differenza fra moneta e credito? Nessuna. Moneta e credito sono esattamente la stessa cosa ed è questa commistione micidiale fra due entità intrinsecamente diverse a creare il guazzabuglio in cui annaspiamo oggi. Il credito infatti è per definizione un semplice rapporto, un contratto, una relazione, un accordo fra due individui che impone al debitore di rimborsare i soldi prestati dal creditore entro una data stabilita. La moneta invece dovrebbe essere lo strumento di pagamento per mezzo del quale il debitore può chiudere il rapporto e onorare il contratto di prestito secondo le condizioni pattuite. Tuttavia, nascendo insieme, creando le banche nuova moneta creditizia ogni volta che viene erogato un nuovo prestito, queste due entità una volta nettamente distinte (quando per intenderci esistevano solo le monete e le banconote e non erano ancora stati inventati i depositi informatici) cominceranno a camminare insieme fino all’estinzione finale sia del prestito che della moneta creditizia ad esso associata. I più maliziosi potranno però a questo punto avanzare un’obiezione legittima e non senza fondamento: è vero che la banca crea moneta creditizia dal nulla scrivendo semplicemente sul suo computer la cifra del prestito, ma successivamente la banca dovrà utilizzare le sue riserve o chiederle in prestito nel mercato interbancario per coprire i pagamenti richiesti dal cliente, che per forze di cose, essendo quello bancario un sistema chiuso, verranno effettuati a favore di altre banche. Quindi la banca non si sta inventando nulla e non gode di nessun privilegio, perché dovrà privarsi delle sue riserve o indebitarsi sul mercato interbancario per garantire l’anticipazione di fondi offerta al cliente. Verissimo. Ma per capire dove si inceppa questo tipo di ragionamento ricorriamo ad un semplice esempio.


Immaginiamo che banca Unicredit conceda un prestito di €10000 a Roberto, che con quei soldi depositati su un nuovo conto corrente si comprerà un auto presso la concessionaria Fiat. Fiat ha il suo conto corrente presso Banca Intesa, quindi Unicredit dovrà versare €10000 di riserve a Banca Intesa facendole transitare dal suo conto di deposito presso la Banca Centrale verso quello di Banca Intesa. Tuttavia in quel preciso istante Banca Intesa sta effettuando un pagamento di €7000 richiesto da un cliente a favore di Unicredit, quindi il sistema di compensazione automatico dei pagamenti (nell’area euro si chiama TARGET2) farà in tempo reale il calcolo fra i due flussi in entrata e in uscita e preleverà soltanto €3000 di riserve dal conto di deposito di Unicredit per versarli in quello di Banca Intesa. Quindi quel prestito iniziale di €10000 di moneta creditizia ha comportato una perdita effettiva di riserve per Unicredit di soli €3000. Se adesso, con buona capacità di astrazione, immaginiamo l’intero sistema bancario di un paese come un reticolo chiuso in cui ad ogni nodo corrisponde una banca e le maglie sono i flussi in entrata e in uscita dei pagamenti tra le varie banche, possiamo farci facilmente un’idea di quante migliaia o milioni (dipende dalla dimensione del sistema bancario nazionale e dalla vivacità dell'attività economica) di transazioni monetarie avvengono durante un normale giorno lavorativo, fino ad arrivare al risultato che conta di più per ogni singola banca: il saldo finale fra le entrate e le uscite di riserve. Alla banca non importa tanto la quantità di uscite di riserve relative a un prestito o ad un determinato pagamento, ma sapere se intanto da qualche altra parte del sistema stanno entrando nuove riserve sul suo conto di deposito, dato che se la banca mantiene un saldo negativo per diversi giorni, dovendo fare ricorso a continui prestiti nel mercato interbancario o a frettolose vendite di assets per reperire nuove riserve, potrebbe andare incontro ad insidiose crisi di liquidità. Per chiarezza, diciamo pure che la crisi di liquidità è una cosa ben diversa dalla crisi per insolvenza che avviene invece quando i prestiti o gli investimenti fatti dalla banca sono di pessima qualità e non garantiscono più i regolari flussi di riserve in entrata, necessari alla banca per far fronte ai suoi impegni di pagamento nei confronti dei clienti e delle altre banche.


Questo discorso ci aiuterà molto per capire il significato straordinario della riforma bancaria proposta dal Piano di Chicago o dalla stessa Positive Money, che rimetterebbe ordine a questo pastrocchio giuridico e contabile che rende indistinguibile la moneta dal credito. Malgrado la riserva frazionaria non sia assolutamente un vincolo per le banche, il meccanismo che consentiva ai banchieri orafi del cinquecento di prestare buona parte dell’oro depositato dai mercanti fidandosi dell’evidenza empirica e probabilistica, in base alla quale soltanto una piccola parte di loro avrebbe ritirato l’oro in un determinato periodo di tempo, funziona in un modo nuovo e ancora più pervasivo anche oggi con le riserve bancarie. Non più però a livello di singola banca, ma nel sistema bancario nel suo complesso, considerato appunto come un circuito chiuso e sostenuto, vigilato, monitorato dalla Banca Centrale. Su tutta la massa di depositi dei clienti iscritti nel passivo di bilancio, le banche già sanno che statisticamente soltanto una piccola parte dei clienti movimenterà ogni giorno i suoi depositi per fare pagamenti, acquisti, bonifici e soprattutto saranno veramente molto pochi quelli che utilizzeranno l’intero importo del conto corrente in un solo giorno. Ciò significa che ogni banca può mantenere con relativa tranquillità una piccola frazione di riserve rispetto al valore dei depositi per garantire un corretto funzionamento del suo sistema di pagamenti e questo unito al ruolo di prestatore illimitato di ultima istanza della Banca Centrale in caso di necessità, ha consentito alle banche di espandere oltre ogni misura tollerabile la quantità di depositi, prestiti, debiti dei cittadini e delle imprese. Se guardiamo il grafico sotto, riferito al sistema bancario inglese nel periodo 1960-2010, possiamo notare quale enorme sproporzione esiste fra la quantità di moneta creditizia creata dalle banche e le riserve bancarie, monete metalliche e banconote emesse direttamente dalla Bank of England e mantenute in gran parte in deposito presso la stessa Banca Centrale.





Se restringiamo il campo alla sola moneta circolante che utilizziamo noi per le nostre esigenze quotidiane (quindi escludendo le riserve bancarie), i numeri più aggiornati dicono che il 97% del valore complessivo è costituito da depositi bancari mentre solo il 3% è rappresentato dalle banconote e monete metalliche. Ciò significa che le banche di fatto monopolizzano il flusso dei mezzi monetari moderni e decidono in completa autonomia quanta nuova moneta immettere nell’economia, utilizzando le loro statistiche, i sistemi di valutazione del rischio, le analisi patrimoniali e le previsioni di rendimento. Un potere sovrano assoluto che influenza in profondità la vita di tutti noi, il livello dei nostri stipendi, la qualità dei servizi pubblici, la tutela dei diritti democratici, il potere di acquisto dei salari, l’efficienza delle nostre imprese, le politiche assistenziali, le strategie di lungo periodo dello sviluppo sostenibile. Praticamente tutto, tutto ciò su cui ruota una società e l’evoluzione della civiltà viene deciso a tavolino da un sistema privato di banche. Se aggiungiamo che ad ogni nuova emissione di mezzi monetari delle banche corrisponde un equivalente quantità di debito, non dobbiamo stupirci che pur non avendo mai contratto un prestito con una banca, indirettamente ognuno di noi vive strozzato dalla carenza di liquidità o dal debito che magari ha fatto il vicino di casa. E lo Stato cosa fa? Lascia fare (laissez faire). La dottrina del neoliberismo integrale impone allo Stato un’assoluta neutralità nei rapporti economici e finanziari e lascia ai “mercati” il compito di decidere come allocare le risorse e dove dovranno concentrarsi le ricchezze e gli investimenti. Eppure l’influenza dello Stato nell’economia diventa fondamentale, determinante, decisiva nell’elemento iniziale scatenante senza il quale gli stessi “mercati” non potrebbero funzionare e accentrare tanto potere: lo Stato autorizza un sistema di banche private a battere moneta al posto suo.


Lo Stato non è assente nell'economia, anzi

Questo passaggio è cruciale per capire per quale motivo tutte le teorie economiche che sostengono l’assenza dello Stato nell’economia sono false e stantie fin dalle fondamenta. I cosiddetti neoliberisti tanto attenti a curare i dettagli trascurano infatti per superficialità o malafede questa legittimazione o intromissione statale iniziale, che come una vera e propria abdicazione continuativa e giornaliera consegna a mani basse il quarto potere, la Sovranità Monetaria, ad un agguerrito manipolo di banchieri e sciacalli della finanza. Senza questa concessione statale ad aeternum, i "mercati" non riuscirebbero a fare quello che fanno e dovrebbero cominciare lavorare in una maniera del tutto diversa. Qual è quindi lo scopo della riforma monetaria rivoluzionaria? Semplice, molto semplice. Riconsegnare allo Stato la sua Sovranità Monetaria troppo passivamente e lascivamente ceduta ai banchieri, con una postilla non trascurabile: lo Stato per emettere nuovi mezzi monetari non deve indebitarsi con nessuno, né con la Banca Centrale, né con le banche private, né con le imprese, né con i cittadini. Per il semplice motivo che questo debito non esiste, non è reale, innanzitutto perché non esiste alcuna necessità pratica di crearlo e in secondo luogo perché non esiste alcun creditore pubblico o privato che abbia la facoltà di creare mezzi monetari di qualità superiore a quelli dello Stato. Fine dell’epoca cupa e oscurantista dell’homo debitus, il medioevo del mondo nel quale viviamo, e inizio dell’era dell’homo novus, il nuovo rinascimento della civiltà. E questo rivoluzionario cambiamento di paradigma può avvenire facendo approvare in parlamento una sola, striminzita, semplicissima legge, che inizierebbe così: “lo Stato è l’unico e insindacabile emettitore dei mezzi monetari utilizzati dal popolo sovrano…

Una sola legge, che poi si articolerebbe in diversi sezioni che regolano il meccanismo di creazione, trasferimento e distruzione dei mezzi monetari. Nella pratica infatti sarebbe un ente governativo autonomo e indipendente (come la magistratura insomma) a decidere periodicamente, a cadenza preferibilmente mensile, la quantità di nuovi mezzi monetari da fornire allo Stato per finanziare la sua spesa pubblica, stabilendo la cifra in base all’analisi statistica e tecnica dei più importanti indicatori economici da monitorare: la disoccupazione, lo sviluppo sostenibile, l’inflazione, la bilancia dei pagamenti con l’estero, le esigenze di bilancio pubblico. La Banca Centrale continuerebbe invece a mantenere il ruolo di tesoriere dei fondi dello Stato e di garante della stabilità finanziaria del sistema bancario del paese. Rimarrebbe sempre aperta la questione della selezione dei funzionari dell’ente autonomo di politica monetaria, che devono essere persone di altissima professionalità e competenza, e soprattutto intrattenere rapporti di assoluta imparzialità e indipendenza nei confronti della classe politica, per evitare di subire pressioni che possano influenzare negativamente la correttezza della loro decisione quantitativa. In fondo si tratta di persone umane in carne e ossa e non di computers infallibili, e avendo tutte le debolezze tipiche del genere umano potrebbero cedere ai ricatti e alle tentazioni.


In effetti il rischio è concreto perchè i funzionari statali potrebbero commettere tanti errori, ma bisognerebbe chiedersi se pur di correre questo rischio sia meglio delegare tutto ai dirigenti e i managers delle banche private, tanto autorevoli e rispettabili ma sempre a caccia dei loro bonus milionari, che di errori ne commettono in quantità industriale. Volete che vi faccia tutto l’elenco delle crisi finanziarie degli ultimi trent’anni? Dal Giappone al Messico, all’Asia Orientale, alla Svezia, alla Russia, passando poi per l’Argentina, gli Stati Uniti, l’Islanda, l’eurozona, tutto il mondo è stato travolto a cadenza ciclica e sempre più frequente e profonda da disastrosi collassi del sistema finanziario che hanno avuto ripercussioni sociali immani e incalcolabili. La vera differenza quindi sarebbe che i funzionari pubblici sono pochi, concentrati in un unico luogo fisico, facilmente controllabili dalla stampa, dall’opinione pubblica, dagli stessi cittadini e se per qualche svista o leggerezza di calcolo sbagliano la loro decisione quantitativa hanno la possibilità di rifarsi il mese successivo, mentre i banchieri sono troppi, dispersi, ingestibili, incontrollabili, lavorano nella segretezza più assoluta e se sbagliano, come abbiamo purtroppo sperimentato sulla nostra pelle negli ultimi anni, continuano impunemente e sfacciatamente a perseverare nell’errore. Valutate voi i costi e i benefici di optare per l’una o l’altra alternativa e poi fatemi sapere: da una parte c’è un rischio incerto e circoscritto e dall’altro c’è un danno certo, irreparabile, sconfinato.     


Meglio lo Stato Leviatano o le banche che affamano i popoli?

In questo uno nuovo scenario, lo Stato invece continuerebbe la sua normale attività amministrativa, agendo sulla spesa pubblica e prelevando le tasse, ma in più avrebbe mensilmente il surplus di moneta priva di debito da destinare alle finalità che ritiene più urgenti e prioritarie: sanità, istruzione, ambiente, ricerca, programmi sociali, formazione e inserimento al lavoro, infrastrutture, sussidi alle imprese. Quando tutta la precedente moneta debito sarà ritirata (ovvero quando verrà rimborsato l’ultimo prestito), nel mercato circolerà soltanto moneta positiva priva di debito (Positive Money) e la gente si libererà finalmente da questo gravoso giogo e incubo terribile del debito che è stato utilizzato strumentalmente dai politicanti e dalle élite oligarchiche per opprimerli e schiavizzarli. Qualcuno potrebbe dire però che in questo modo lo Stato accentrerebbe troppo potere e si accaparrerebbe troppo ricchezze, evocando magari lo Stato assoluto e totalitario descritto da Hobbes nel Leviatano, ma siamo proprio sicuro che sia così? A parte la funzione di controllo svolta dall’opinione pubblica, i cittadini potrebbero sempre verificare, dati alla mano, se i soldi dello stato siano spesi bene, nell’interesse della collettività e con equilibrio, mantenendo poi la prerogativa democratica di potere sostituire i propri governanti nelle successive tornate elettorali: possono invece i cittadini scegliere o licenziare i managers famelici o i dirigenti corrotti delle banche? No. Meglio uno Stato Leviatano che rischia di invadere troppo lo spazio dell’economia privata o le banche predatorie che affamano i popoli? Questa risposta rimane affidata alla coscienza di ognuno di noi, visto che solo una scelta politica e democratica dei cittadini potrà aprire la strada al cambiamento. In caso contrario le cose rimarranno così fino allo scoppio di rivolte sociali, sommesse, rappresaglie, caos civile.


Sul fatto poi che l’azione attiva dello Stato in economia spiazzerebbe l’iniziativa privata, rendendo sempre più difficoltoso per le aziende condurre l’attività imprenditoriale ci sarebbe molto da dire: i settori di pertinenza sarebbero distinti e separati, perché lo Stato si occuperebbe di finanziare e sostenere principalmente attività, come la ricerca e la tutela del territorio, in cui i privati generalmente non investono o investono poco, o perché poco remunerativi o perché troppo rischiosi. Inoltre con i finanziamenti ai piani di sviluppo sostenibile lo Stato non agirebbe con imprese proprie, ma metterebbe in moto una serie di piccole e medie aziende private che avrebbero un interlocutore sicuro e certo (il rischio allucinante che lo Stato rimane a corto di soldi non esisterebbe più!) che fornisce un flusso di reddito garantito da utilizzare poi per programmare gli investimenti, le assunzioni di nuovi lavoratori, il processo di miglioramento della qualità dei prodotti e servizi forniti. Lo Stato manterrebbe una partecipazione diretta soltanto in quei settori strategici da cui dipende la salute, il benessere, la garanzia di una vita dignitosa per i cittadini: sanità, istruzione, ambiente, energia, acqua, trasporti, sicurezza, giustizia, sistema pensionistico. Infine la quantità necessaria, sufficiente e calibrata di mezzi monetari circolanti nel mercato limiterebbe il ricorso all’indebitamento privato e invertirebbe l'attuale stato di dipendenza e subalternità delle imprese realmente produttive e utili rispetto alle società finanziarie e bancarie. Circoscritto il campo della speculazione finanziaria fine a stessalo scopo delle banche dovrebbe essere solo quello di intermediare il credito fra i risparmiatori e i prenditori di fondi, non quello di creare i soldi dal nulla da destinare all’uno o all’altro settore soltanto in base a logiche di profitto o contiguità di interessi.


Ma secondo voi è meglio che lo Stato investa soldi per finanziare e comprare letti di ospedale, medicine, libri scolastici, programmi di messa in sicurezza del territorio per limitare il rischio idrogeologico o gli incendi, scuole di formazione professionale, edifici ecocompatibili, progetti di risparmio energetico e piani di incentivi alle energie rinnovabili, oppure che le banche continuino ad inventarsi soldi dal nulla per irrorare di liquidità settori a loro affini come la speculazione finanziaria, le industrie belliche, le società petrolifere, le multinazionali farmaceutiche e chimiche, la bioingegneria degli organismi geneticamente modificati, le corporazioni dei prodotti alimentari confezionati, i colossi del tabacco e dell’alcool e perché no anche le organizzazioni criminali? Anche qui si tratta di una scelta individuale profondamente politica che appartiene alla coscienza di ognuno di noi e tutti i tentativi di deviare l’attenzione o manipolare il consenso da parte dei soliti noti vengono fatti per impedire alla gente di capire quanto importante sia la sua la scelta politica e culturale per cambiare e migliorare il mondo in cui viviamo.


Una prospettiva dal genere terrorizza i banchieri, i grandi industriali, e tutta la classe dirigente politica che si lascia guidare e strumentalizzare per seguire propri interessi e ambizioni personali. Il ruolo delle banche diventerebbe sempre più marginale e complementare (non sostitutivo) a quello dello Stato a vantaggio delle aziende realmente produttive e i dirigenti finanziari potrebbero scordarsi i loro milionari compensi per vedersi equiparare le retribuzioni come è giusto che sia con gli imprenditori del settore agro-alimentare, tessile, manifatturiero. Dov’è la stranezza, lo scandalo? Non vi sembra giusto che un dirigente di banca o un magnate dello finanza guadagni secondo quelli che secondo i suoi meriti e il suo contributo alla vita democratica dello Stato? Cosa c’è di tanto diverso fra un manager di una banca e un ingegnere meccanico, edile, elettronico? L’ingegneria finanziaria che inventa di continuo strumenti derivati spazzatura o truffa è davvero così utile alla vita di tutti noi? Nessuno dice con questo che le banche siano inutili e debbano essere eliminate dal mercato, ma soltanto che il loro ruolo debba essere ragionevolmente ridimensionato e ricondotto all’attività che meglio sanno fare: l’intermediazione dei soldi fra chi ha un eccesso di risparmi da investire e chi ha necessità di fondi per finanziare nuove attività. Il compito delle banche quindi è fondamentale per garantire un corretto percorso di sviluppo sostenibile ed evolutivo della società, ma solo se viene confinato al ruolo che fin dalla notte dei tempi compete ai banchieri. Quando le banche si sostituiscono prepotentemente allo Stato e alla democrazia, si instaura progressivamente il regime dittatoriale e totalitario in cui siamo stati ingabbiati oggi, dove solo parlare di certi argomenti delicati diventa un tabù, un peccato, un crimine, una colpa, un fattore di isolamento e discriminazione.


Moneta di Stato priva di debito uguale monetarismo?

Un’altra accusa e critica che viene mossa ad un eventuale ritorno ad un sistema pubblico a piena Sovranità Monetaria, basato sulla moneta positiva priva di debito, è che una simile impostazione ricalcherebbe il fallimentare monetarismo proposto dagli smidollati neoliberisti alla Friedman. Anche in quel caso veniva imposto alla Banca Centrale di immettere periodicamente nei mercati una certa quantità fissa di nuova base monetaria per sostenere l’economia e gli investimenti e il progetto, sperimentato attivamente in Giappone a partire dai primi anni ottanta, come sappiamo ha favorito la recessione e lo stallo della crescita economica. Nel monetarismo però le nuove iniezioni di mezzi monetari della Banca Centrale, oggi chiamate quantitative easing, non fanno altro che cambiare il grado di liquidità del mercato interbancario, dato che immettono riserve nei conti di deposito delle banche e prelevano titoli finanziari meno liquidi. Non c’è alcun automatismo che obblighi le banche ad utilizzare queste nuove riserve per finanziare attività produttive, anzi, soprattutto in periodo di contrazione, incertezza e calo della domanda a tutti i livelli, molto spesso le banche preferiscono mantenere queste riserve nei propri conti a fini precauzionali o continuare ad investire in titoli finanziari più redditizi e meno rischiosi.


Lo stimolo all’economia di una tale operazione è nullo, zero e i dati pessimi che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni lo confermano. Con lo schema proposto dal Piano di Chicago e Positive Money sia il metodo che gli effetti sarebbero completamente differenti: in questo caso lo Stato immetterebbe i nuovi mezzi monetari direttamente nell’economia e non nei conti di deposito delle banche, le cui riserve come sappiamo rimangono confinate e circolano solo nel mercato interbancario. Soltanto per fare un esempio, quando lo Stato compra un lotto di letti per un ospedale, i soldi arrivano direttamente nelle mani di un imprenditore, che pagherà gli stipendi, programmerà altri investimenti, si spartirà gli utili con i soci, favorirà nuovi consumi. Insomma si metterà in moto l’intera economia di un paese con maggiori effetti redistributivi dei redditi e lo Stato potrà fornire uno stimolo netto positivo a costo zero, senza causare l’indebitamento di nessuno. Inoltre, altra differenza sostanziale con il monetarismo, lo Stato su indicazione dell’ente di politica monetaria può decidere in alcuni mesi di contrarre o annullare del tutto le nuove immissioni di mezzi monetari per raffreddare un’economia troppo surriscaldata e limitare a monte l’insorgenza di fenomeni inflazionistici. Nonostante sappiamo che l'inflazione e il processo di formazione dei prezzi non ha particolare correlazione con la quantità di moneta circolante, essendo legata più che altro a dinamiche interne alle aziende, alle politiche salariali e alla nascita di monopoli ed oligopoli, in certe particolari condizioni di saturazione della capacità produttiva e piena occupazione, l'immissione di nuovi mezzi monetari potrebbe invece avere un'influenza maggiore su eventuali aumenti della domanda non corrisposti da una maggiore offerta di beni e servizi. E in questo caso la prudenza e il senso della misura dello Stato potrebbe servire da deterrente per mantenere l'equilibrio nei mercati e la stabilità dei prezzi.    


La riforma bancaria epocale: copertura dei depositi al 100%

Ma come verrebbe modificato il modo di operare delle banche? Anche qui si tratta di una riforma radicale ma di una semplicità disarmante e imbarazzante. In buona sostanza le banche potrebbero soltanto intermediare e trasferire quella parte di soldi che i risparmiatori intendono investire a chi invece ha bisogno di chiedere prestiti personali, investimenti aziendali  o linee di credito per agevolare i flussi di cassa dell’impresa. Ovviamente propedeutica a questa riforma sarebbe la separazione fra banche commerciali specializzate nell’attività creditizia e banche d’investimento operanti nel settore dei titoli finanziari. Ma per capire meglio quanto profonda e incisiva sarebbe questa riforma, vediamo cosa accade oggi con i nostri risparmi. Quando un cliente fa un deposito di €1000 in banconote presso una banca, aprendo un conto corrente e chiedendo esclusivamente il servizio di custodia e di gestione operativa dei pagamenti, la banca non si limita affatto a mantenere questi soldi fermi da qualche parte nei sotterranei o nei caveau come qualcuno potrebbe ancora credere. Nell’ordine le fasi del processo sono queste: la banca archivia i dati del cliente, scrive su un computer la cifra del deposito (€1000), attiva tutte le funzionalità del conto corrente e se non ha particolari esigenze di cassa, invia le banconote presso la Banca Centrale per trasformarle in riserve bancarie. Con quelle riserve la banca può disporre come meglio crede, senza informare preventivamente il cliente, acquistando titoli fruttiferi o compensando i pagamenti con le altre banche. Oppure la banca può utilizzare semplicemente quelle nuove riserve depositate per aumentare ex ante i prestiti concessi e i nuovi depositi creati e disporre di una nuova base monetaria per il calcolo ex post della riserva frazionaria effettuato periodicamente dagli organi di vigilanza.


Quindi mentre il cliente crede ingenuamente e in buona fede che i suoi soldi siano depositati presso la banca sotto casa, pagando pure delle commissioni per il servizio di custodia e tutte le funzionalità accessorie (ricevendo un interesse attivo sul deposito ridicolo, di qualche millesimo o milionesimo di punto percentuale, ovvero uno zero virgola seguito da due o tre zeri), le sue riserve in verità viaggiano da una banca all’altra, da un fondo pensione a un fondo sovrano, da Singapore a Tokyo, da New York a Londra e in tutti questi giri la banca inziale intanto avrà fatto dei profitti sempre all’insaputa del cliente. Al momento del deposito la banca in pratica diventa la titolare assoluta di quei soldi, scambiando il semplice servizio di custodia per un vero e proprio passaggio di proprietà: è come se noi lasciassimo la nostra auto per un giorno, una settimana, un mese presso un parcheggio a pagamento e durante quel periodo il custode senza informarci preventivamente si prendesse la licenza di noleggiare l’auto ad altre persone, ricavando profitti solo per sé. Se voi per caso vi accorgeste che la vostra auto circola liberamente per la città, denuncereste il custode? Oppure chiedereste al furfante un risarcimento danni? Ecco, oggi come oggi, i cittadini si ritrovano nella stessa identica situazione con le banche, solo che nessuno pensa a fare una denuncia o chiedere il risarcimento danni perchè convinto che il sistema funzioni così e non ci sia nulla di particolarmente anomalo o illecito. 


La riforma della copertura al 100% dei depositi prevede invece un rapporto molto più corretto e trasparente fra il cliente e la sua banca: se il primo chiede esclusivamente il servizio di custodia, la banca è obbligata a mantenere fede all’impegno non utilizzando i soldi del cliente per altri fini e tenendo quella somma di denaro fuori dai suoi bilanci, come se fosse in pratica depositata direttamente su un conto garantito presso la Banca Centrale. Se il cliente chiede invece di investire una parte dei suoi risparmi per ricavarne un rendimento, la banca potrà disporre di quei soldi e solo di quella specifica frazione di soldi per fare prestiti o altro tipo di investimenti commerciali, condividendo con il cliente sia i rischi che le perdite o i profitti. Per un certo periodo di tempo il cliente non avrebbe più accesso a quei soldi, comunicando in anticipo alla banca la durata complessiva dell’affidamento (1 mese, 2 mesi, 3 mesi, 1 anno, due anni) oppure i giorni di preavviso per ritornare di nuovo in possesso dei suoi soldi (1 settimana, 2 settimane, 1 mese, 2 mesi). In questo modo la banca avrebbe la possibilità di pianificare in modo puntuale e preciso i suoi prestiti o investimenti, sulla base dei soldi affidati e delle varie durate o scadenze degli affidamenti, senza incorrere nell’errore classico che poi altera e compromette la sostenibilità dei bilanci bancari: passività a vista di breve periodo (i conti correnti) vengono investite in attività di medio o lungo periodo (i prestiti), creando poi improvvise o strutturali carenze di liquidità che minacciano la stabilità finanziaria complessiva del sistema bancario.


Un altro passo successivo sarebbe quello di consentire ai clienti investitori di scegliere in anticipo verso quale settore economico indirizzare i loro soldi: prestiti personali o alle famiglie, mutui immobiliari, imprese operanti nel settore delle energie rinnovabili, aziende agro-alimentari etc. Questo sarebbe un fondamentale progresso ulteriore in direzione della tanto invocata Democrazia Partecipativa o Diretta, perché darebbe la possibilità ai singoli cittadini risparmiatori di decidere autonomamente quale indirizzo dare alla società in cui vivono: le banche non sarebbero più le depositarie ultime dei destini del mondo, ma diventerebbero delle semplici società di servizi che eseguono e si fanno interpreti della volontà dei cittadini. Solo a questi ultimi spetterebbe infatti il compito altamente democratico e responsabilizzante di scegliere quali settori economici devono essere finanziati e quali invece dismessi in un’ottica di difesa del bene comune e degli interessi della collettività. Qualcuno però potrebbe obiettare che questa serie di restrizioni, legacci e lacciuoli impedirebbe alle banche di fare da volano e da propulsore dell’economia, ruolo che le è stato ampiamente riconosciuto dalla storia durante il periodo della rivoluzione industriale. Come è noto la prima banca privata di una certa rilevanza ad avere avuto la delega dal governo di emettere mezzi monetari in sua vece è stata la Bank of England nel 1694 e forse ispirati dai furenti attacchi di Karl Marx, che fa risalire proprio a questa data l’inizio del capitalismo moderno e della truffa del debito pubblico, molti storici conservatori e liberali in aperto contrasto con i comunisti considerano questo evento il vero fattore scatenante dello straordinario sviluppo industriale.


E’ indubbio infatti che l’abbondanza di mezzi monetari e la facilità di accedere al credito abbia consentito a molti imprenditori di aumentare gli investimenti in innovazioni tecniche e infrastrutture, ma bisogna sempre tener presente che esistevano ancora parecchie restrizioni all’espansione incontrollata della massa monetaria: la moneta era prevalentemente cartacea e non esistevano ancora i depositi informatici, sebbene mai rispettata nella pratica vigeva la convertibilità delle banconote in oro o in titoli di debito del governo, le produzioni industriali e i flussi commerciali erano ancora limitati e ad un livello di integrazione ben distante dal libero mercato globale dei beni e dei capitali, come noi lo conosciamo oggi. A partire dal 1971, grazie al processo inarrestabile di deregolamentazione, tutti questi vincoli sono stati abbattuti e come verificato empiricamente il settore finanziario non agisce più da motore di sviluppo dell’economia reale ma tende molto spesso a soffocare la crescita e ad estrarre valore dal settore produttivo. Basta guardare l’andamento del PIL mondiale (vedi grafico sotto) per capire che la cosiddetta finanziarizzazione spinta dell’economia ha provocato dopo la fine degli Accordi di Bretton Woods del 1971 una sequenza sempre più catastrofica e devastante di crisi economiche e finanziarie, che hanno la peculiare caratteristica di aumentare in intensità e profondità con il passare del tempo. Questo continuo acutizzarsi delle crisi, che tende a far sì che la nuova crisi sia sempre peggiore della precedente, è il principale motivo per cui oggi parecchi studiosi e analisti considerano urgente e improrogabile cominciare a ragionare sulle regole e le normative da imporre a livello politico e istituzionale per frenare l’eccessivo allargamento dell'industria finanziaria, che ha finito per forza di cose per ridimensionare e scalzare il settore produttivo dalla sua storica centralità.





Le banche possono rimanere senza soldi?

Il rischio che con un sistema di copertura di riserve al 100% le banche possano rimanere a corto di soldi da prestare, qualora ci sia una reale domanda dai mercati, è davvero molto remoto, perché oltre al continuo flusso in entrata di nuovi depositi di investimento, le banche possono anche contare sul graduale rientro dei prestiti già erogati tramite il pagamento delle rate. Inoltre, soprattutto nei casi di mancanza di liquidità a breve periodo, la banche potrebbero sempre ricorrere ai prestiti sul mercato interbancario, mentre per interventi più strutturali continuerebbero a fare ricorso ai rifinanziamenti a medio-lungo termine della Banca Centrale. Infine la costante erogazione di nuovi mezzi monetari da parte dello Stato, con lo strumento diretto della spesa pubblica, dovrebbe già ridurre a monte l’esigenza di contrarre debiti privati, limitando l’uso del credito soltanto ai casi realmente efficaci ed evitando la nascita di bolle speculative, che non sono accompagnate da un corrispondente sviluppo del settore produttivo coinvolto (immobiliare, tecnologico etc). Le banche quindi potrebbero continuare a funzionare regolarmente senza eccessivi intoppi o inefficienze, con il grande vantaggio sociale di indirizzare l’accumulo del debito privato solamente a quelle controparti, attività o bisogni che hanno una reale necessità di essere finanziati non con l’emissione di nuovi mezzi monetari creati dal nulla, ma con la circolazione di quelle risorse finanziarie dedicate effettivamente al risparmio. In questo modo potrebbe finalmente avverarsi quella fittizia eguaglianza contabile fra risparmi e investimenti tanto promossa sui libri di testo di economia, quanto impraticabile nella realtà a causa del meccanismo ingarbugliato e truffaldino della riserva frazionaria.


Pillola rossa o pillola blu?

In questo preciso momento storico una quantità sempre maggiore di persone viene messa di fronte al mistero della moneta e del debito, come se finalmente tutti i veli e le coperture fossero stati improvvisamente tolti, consentendo a chiunque di farsi un’idea e di vedere fin nei minimi dettagli gli arcani effetti demiurgici della moneta. Se anche un giornale conservatore e liberista come il Financial Times si è accorto del trucco, descrivendo come possibile la circostanza che la Bank of England possa cancellare con un semplice clic sul computer £400 miliardi di sterline di debito pubblico inglese, significa che ormai il vaso è colmo e sta cominciando a traboccare. Molti cittadini che non si erano mai avvicinati in vita loro alla Matrix della Moneta, rimarranno magari scioccati e preoccupati, pensando che qui si va tutti a gambe all’aria, altri invece armati di maggiore curiosità e consapevolezza sanno già che questa possibilità è inclusa nel concetto stesso di moneta moderna, che nasce con il debito e può morire con esso, senza alcun bisogno di affamare e esasperare i cittadini con inutili e dolorose politiche di austerità.



Basta considerare che fino a prova contraria in Inghilterra la Banca Centrale Bank of England e il Governo sono due istituzioni pubbliche facenti capo allo stesso Stato, per capire che quei £400 miliardi sono solo un numero che transita da un ufficio all’altro, da un computer all’altro, senza creare una reale posizione debitoria e creditoria fra i due enti: nient’altro che una scrittura contabile, una partita di giro fra due istituzioni complementari e omologhe dello Stato. Se la Bank of England avesse fornito quei soldi al Governo senza segnare da nessuna parte un “credito” o un “debito”, come descritto in questo lungo articolo, oggi nessuno potrebbe gridare allo scandalo o  sarebbe costretto a vivere sotto la surreale e angosciante finzione del debito pubblico che non esiste. Tuttavia, malgrado l’impegno profuso e le parole spese su questo argomento, nessuno in fondo può descrivere Matrix agli altri e spetta alla coscienza e all’immaginazione di ognuno di noi decidere se è arrivato il momento di fare il salto nel vuoto: pillola rossa comprendete il meccanismo e cercate di correggerlo politicamente, pillola blu continuate a rimanere ingabbiati nella Matrix e a credere che lo Stato abbia bisogno di indebitarsi per spendere i suoi soldi. “Io ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Nulla di più che la verità”. Ma per guardare quanto è profonda la tana del bianco coniglio serve adesso la vostra libera volontà.



62 commenti:

  1. Scusate se non riesco per il momento ad intervenire al dibattito e vi ringrazio per i commenti e gli interventi sempre molto interessanti (a parte i soliti immancabili troll...), che ho letto senza però aver avuto il tempo di rispondere...
    Dopo la trasferta a Roma per il No Monti Day (una delusione completa da tutti i punti di vista...anche se è stato piacevole incontrare vecchi amici!), sono stato costretto a trattenermi nella capitale per sbrigare altri affari...non ultimo quello di definire la struttura del nuovo movimento anti-europeista e sovranista che presto nascerà (non so dirvi quando, ma posso solo assicurarvi che sarà molto molto presto...)...una struttura che sarà per quanto possibile aperta a tutti e consentirà a molti di voi (praticamente tutti eccetto i troll...perchè non voglio lusingarvi ma voi siete commentatori e lettori di altissima qualità e competenza!!!) di fornire il vostro contributo e la collaborazione per assicurare la crescita e il successo del progetto...
    Vi lascio con un lungo articolo scritto la scorsa settimana (perdonatemi!!! ma anche in questo caso non ho avuto il tempo di spezzettarlo in più articoli...) che spero potrà essere utile per chiarire ancora meglio alcuni aspetti del dibattito in corso...grazie a tutti e buona lettura!!! Ci sentiamo comunque presto al mio rientro da Roma, spero con buone novità...

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  2. Grande Piero, continua cosi', noi restiamo sintonizzati.
    Leonardo IL_CECCHE

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    1. Sempre sulla stessa lunghezza d'onda e le stesse frequenze...grazie Leonardo!!!

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  3. Forza Piero, sei per me un punto di riferimento, non mollare!!!!
    Sono pronto ad appoggiare te, e il neo-movimento "anti-europeista e sovranista".
    Via l'Italia libera e viva l'Europa libera dai banchieri, e libera dal GCA che è la Commissione Europea!!!!

    N.B. GCA=Gigantesco Comitato d'Affari pro-multinazionali e anti-piccole e medie imprese.

    Nicola

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    1. Nicola il tuo contributo alla crescita del movimento sarà fondamentale, perchè tu sei una persona determinata, informata, preparata, una vera risorsa per tutti noi...per il momento siamo un pò bloccati nella fase burocratica di stesura delle carte e di firma degli accordi federativi, ma quando il movimento sarà operativo, con un suo proprio sito internet, tu sarai un protagonista potendo fornire a tutti noi la miniera di informazioni e passione che possiedi!!! Il GCA deve essere combattuto con tutte le armi che abbiamo a disposizione!!! Io non mollo e sono già quasi certo che nessuno di voi mollerà, perchè siamo nel giusto, nella legalità, nella costituzionalità dei diritti umani e democratici...la Storia è dalla nostra parte!!!

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  4. C'è un dibattito interessante su Eco della Rete:

    http://www.ecodellarete.net/

    Cosa ne pensate?

    Al di là del fatto che non sono troppo convinto da Grillo in generale, la posizione di Rabboni mi sembra sensata. La realtà è che la gente oggi non sosterrebbe la proposta di un'uscita dall'euro e nemmeno quella di un ritorno alla sovranità nazionale; per paura, per scarsa informazione, perché non la capiscono, per quello che vi pare ma il dato di fatto (che ho riscontrato a piazza S. Giovanni il 27, dove per di più comunque la si rigiri c'era gente più impegnata della media e più toccata in prima persona dalla questione) è che si farebbe la fine della vox clamantis in deserto (con la consolazione per alcuni importantissima che noi abbiamo ragione e gli altri no).

    Quindi i problemi sono due:

    A) I cittadini non solo non hanno le conoscenze necessarie per decifrare la situazione economica (la media è messa peggio di me, il che è tutto dire) ma, e questo è il punto più grave, nonostante abbiano come mai nella storia fino a oggi TUTTA l'informazione possibile, non se la vanno a cercare. E' indispensabile capire che il web non è sufficiente e occorre decidersi a andare incontro agli elettori faccia a faccia con una strategia chiara di cui dobbiamo discutere in modo molto approfondito. Personalmente poi questa è l'unica cosa che mi interessa quindi do tutto il mio sostegno al nascituro movimento senza pregiudiziali sul contenuto politico-economico che potrà essere anche non perfettamente coincidente con le mie idee, ma chiedo la massima attenzione sulla sensibilizzazione delle persone.

    B) Bisogna considerare che il punto di arrivo comporta dei passaggi intermedi il che non implica minimamente che si debba rinnegare la propria posizione né nasconderla, semplicemente natura non facit saltus e obiettivamente partiamo da un contesto di consapevolezza e voglia di partecipazione politica disastrato. La proposta dell'abolizione del fiscal compact ad esempio è importantissima come mezzo per introdurre il discorso perché è molto più veicolabile senza troppi spaventi e porta automaticamente a una riconsiderazione del ruolo dell'euro. Inoltre è necessario avere delle proposte da portare avanti anche nel contesto attuale ossia bisogna fare in modo che il movimento abbia qualcosa da dire hic et nunc, non solamente delle idee che saranno valide esclusivamente nel mondo di "dopo".

    Sarà una lotta di lungo periodo, bisognerà cercare alleati con cui intendersi al di là delle differenze e quindi partire in quarta sarebbe controproducente. Gradualità, pazienza e strategia non significano rinuncia alla fermezza e alla capacità di dare un'accelerata decisa al momento opportuno.

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    1. Fiorenzo Fraioli di Ecodellerete è un amico che ho avuto il piacere di incontrare a Roma per la manifestazione del 27 ottobre...lui è un'altra di quelle risorse fondamentali e cruciali che può dare un contributo importantissimo di esperienza, conoscenza, tattica e strategia all'interno del movimento...condivido la sua idea che bisogna agire con tatto e intelligenza per non spaventare troppo gli eventuali interlocutori che non conoscono a fondo i problemi derivanti dall'adozione dell'euro e i dettagli della politica monetaria...io tendo spesso a fare voli pindarici per descrivere progetti di cambiamento di lunga gittata, ma giustamente nella fase iniziale bisogna concentrarsi sugli obiettivi e i traguardi di breve termine, facilmente raggiungibili nella pratica...quindi appoggio completamente il suo approccio: ci vuole gradualità, pazienza e strategia e io come al solito mi metto al servizio del progetto per dare il mio contributo...ma non mi fermerò mai di dire che questi passi graduali devono però portare a traguardi ben più ambiziosi: moneta priva di debito, riforma bancaria, piena occupazione...non penso che spaventeremo nessuno dicendo ogni tanto anche queste cose!!!

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    2. Perché improvvisamente mi dai del lei???

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    3. Figurati se ti do del lei CS!!! Credevo che le parole riportate fossero di Fiorenzo (mi sembrava farina del "suo" sacco visto che lo conosco e so come la pensa...), ma sei li hai scritte tu rimane valido ciò che ho scritto prima...concentriamoci di più sulle cose che possiamo raggiungere hic et nunc, e lasciamo il resto per il tempo libero...

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  5. ti riferivi a questa riunione?




    Assemblea costitutiva del Comitato: “ECONOMIA PER I CITTADINI”
    pubblicata da Democrazia MMT Italia il giorno Giovedì 25 ottobre 2012 alle ore 21.21 ·
    Cari Attivisti,
    all’ultimo Summit di Rimini si sono tenute due riunioni aperte a tutti gli interessati in cui si è discusso della necessità di diversificare la diffusione della Teoria della Moneta Moderna (MMT) in Italia.
    Nel corso degli incontri abbiamo votato e stabilito un ritrovarci per l'assemblea costituente del comitato “ECONOMIA PER I CITTADINI” a Roma il 17 e 18 novembre.
    L’indirizzo dell’incontro è ancora da definire e lo condivideremo quanto prima via mail e attraverso il sito http://economiapericittadini.it

    Comunicheremo anche un ordine del giorno e un programma più dettagliati.
    L’incontro inizierà dalle ore 10:00 del 17 novembre e terminerà alle ore 18:00 del 18 novembre.

    Il nuovo Comitato non è, né rappresenta, una scissione da DemocraziaMMT, né per noi promotori, né per gli attivisti che vorranno farne parte.

    Il Comitato si propone di integrare le attività di ricerca e diffusione della MMT rispetto a quanto fin qui sviluppato operando insieme ai gruppi territoriali e parallelamente all’Associazione.

    In sintesi i principi e gli obiettivi che ispirano il Comitato e che rendono necessaria la sua apertura sono:


    Sviluppare insieme un programma aperto relativo alla piena occupazione, alla spesa a deficit positiva, all’annullamento di vincoli di bilancio pubblico, ai piani di Job Guarantee. Divulgare la Teoria della Moneta Moderna coinvolgendo movimenti, scuole, università, imprese, sindacati, mondo associazionistico, media e società civile.
    Rendere il Comitato promotore di un dialogo propositivo tra gli studiosi della Teoria della Moneta Moderna e gli esponenti dell’area post-keynesiana e sovranista italiana.
    Affiancare un’azione più puramente e coerentemente politica (né partitica né elettorale) all’opera di divulgazione.
    Sottolineare gli aspetti sociali, etici e legali dell'applicazione pratica della Teoria della Moneta Moderna e la sua aderenza a molti degli articoli della Costituzione Italiana.
    Mantenere uno spirito e un linguaggio aggregativo e costruttivo, rispettando la democrazia interna. Il comitato si sta dotando degli strumenti necessari per tale fine (su tutti sperimenteremo la piattaforma LiquidFeedback)
    Votare la rotazione periodica delle cariche e degli organizzatori.

    Durante la riunione Costituente voteremo gli obiettivi del Comitato e le sue regole, a partire da una bozza approntata dai promotori dell’iniziativa.
    In base al numero degli interessati ci attiveremo per trovare uno spazio di dimensioni adeguate.
    Chiediamo quindi a quanti si riconoscano in questi intenti e siano interessati a partecipare all’assemblea costitutiva del Comitato, di confermare la propria presenza

    ENTRO E NON OLTRE IL 4 NOVEMBRE compilando il modulo allegato:
    https://docs.google.com/spreadsheet/viewform?formkey=dHN2WVNaTk0xY3lwUGZ2dzNGMkZfcWc6MQ#gid=0

    Per informazioni non esitate a contattare: info@economiapericittadini.it

    Grazie per il vostro tempo e ci auguriamo di vederci a Roma.

    I Promotori dell’iniziativa:

    Lorenzo Carità Morelli
    Shirin Chehayed
    Antonello Gianfreda
    Walter Impellizzeri
    Fiore Ranauro
    Daniele Santolamazza
    Nunzia Valerio

    Gianluca Baldini
    Marco Balestra
    Giacomo Bracci
    Andrea Cappelli
    Mirko Celii
    Enrica Ciabatti
    Emanuele Dionisio
    Lorenzo D'Onofrio
    Emanuele Fietta
    Andrea Franceschelli
    Emiliano Galati
    Carlotta Giovannucci
    Francisco La Manna
    Eleonora Latini
    Enrico Lipari
    Mara Manzari
    Luca Pezzotta
    Costantino Rover
    Aldo Scorrano
    Loredana Signorile
    Valerio Spositi







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    1. Incuriosito dal tuo intervento ho trovato questo articolo:
      Mezza “Democrazia MMT” diventa “Economia per i cittadini”. Gulliver Sach’s se la ride
      http://www.rivieraoggi.it/2012/10/26/152924/mezza-democrazia-mmt-diventa-economia-per-i-cittadini-gulliver-sachs-se-la-ride/
      Ne riporto un breve estratto:
      "...Ma oltre al tema principale ... a Rimini si è consumata definitivamente anche una frattura in seno al movimento nato proprio dopo l’ultimo summit, che aveva portato alla nascita di un’associazione riconosciuta (Democrazia MMT Italia , forse sorta troppo in fretta) e ad una serie di iniziative su tutto il territorio nazionale, con gruppi territoriali in ogni regione.
      Le motivazioni della frattura sono difficilmente sintetizzabili, probabilmente da far risalire al diverso ruolo che le due “fazioni” attribuiscono al giornalista Paolo Barnard, organizzatore dei due meeting e traghettatore della MMT in Italia. Accuse e veleni che hanno riproposto, purtroppo, l’eterno schema italico dei guelfi e dei ghibellini..."

      Un saluto,
      Elmoamf

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    2. No Attilio...si trattava di una riunione un pò meno collegiale in cui si discuteva dei dettagli operativi e burocratici per la nascita di un movimento anti-europeista che avrà inizialmente due soli valori aggreganti:

      1) Sovranità Monetaria

      2) Democrazia Diretta

      Mi dispiace per le fratture che stanno nascendo all'interno del gruppo MMT, ma noi stiamo perdendo un pò più tempo proprio perchè vogliamo stabilire delle regole di adesione chiare e difficilmente equivocabili...la MMT ci interessa e può essere coinvolta nel movimento, ma non può ergersi a dogma assoluto che impedisca qualsiasi dibattito interno...per intenderci, l'atteggiamento di Barnard, o con me o contro di me, non mi piace e crea solo fratture e divisione tra persone che in fondo la pensano nello stesso modo...nessuno di noi vuole isolare Barnard, ma anche lui e i suoi ragazzi devono scendere dal pulpito e mettersi al servizio di un movimento politico in cui la MMT possa dare parecchi contributi di riflessione e ispirazione, ma debba anche sottoporsi alla critica e al vaglio di chi non la vede come medicina assoluta, salvifica e indiscutibile...speriamo che si riescano a creare queste convergenze in breve tempo, in caso contrario ognuno continuerà ad andare per la propria strada, facendo il gioco delle oligarchie e creando inutili dispersioni di energie...questo è il momento di creare un movimento di inclusione e non di esclusione...

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  6. Carissimo Piero questa mattina ho purtroppo visto su wallstreet italia e su archeo-finanza una notizia che mi ha allarmato non poco. Tu con la tua competenza potresti aiutarci a capire meglio perchè stanno dicendo che i dati positivi sul Pil dell'Argentina sono truccati e che l'Argentina potrebbe rischiare un nuovo default (io non ci credo perchè penso che uno stato a moneta sovrana non potrà mai fare default). E stanno mettendo in discussione anche la MMT. Per favore aiutaci a capire. Ciao e buon lavoro.

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    1. Sull'Argentina ho già detto in un precedente articolo...malgrado tutte le previsioni di crollo imminente, l'ostracismo degli organismi internazionali, il boicottaggio della grande finanza, l'Argentina è sempre lì e i dati confermano che sta andando nella direzione giusta...ricordiamo che questi dati dipendono dalla somma dei comportamenti individuali dei singoli argentini e se questi cittadini sapranno comportarsi da popolo unito e coeso, non c'è boicottaggio che tenga e l'Argentina non crollerà mai...se poi l'Argentina saprà rinsaldare i rapporti con gli altri paesi del Sudamerica sarà sempre più difficile farla crollare dall'esterno...

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  7. http://www.youtube.com/watch?v=dDxiITA204s

    Vi segnalo questo piacevole Film.
    Giusto per passare una serata.
    Una semplice "fiction". Ma potrebbe contenere degli spunti interessanti e perchè no. Strapparvi anche qualche sorriso, che non fa mai male. [Io ci ho riso parecchio... per le prese in giro che contiene nei confronti di tutti noi "terrestri"]
    Saluti
    Loris Metz
    Un inguaribile "utopista radicale".

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    1. Il pianeta verde...sai che non conoscevo questo film? E mi hai incuriosito parecchio...quindi grazie per il consiglio e quando avrò un pò di tempo lo guarderò senz'altro!!! Ci vuole davvero un intermezzo salutare e ironico, perchè preso in mille carte perdo spesso l'orientamento e a volte serve tirare un pò il fiato...

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  8. Ho letto l'intervento di CS e pur con tutte le mie personali opinioni non sempre collimanti, lo condivido alquanto.
    Condivido anche la delusione di Piero. Ho trascorso anch'io l'intero we a Roma e pur assumendo, come mio solito, più un profilo da osservatore esterno che da "anonimo" partecipante, ho notato con enorme amarezza l'assenza di reali cognizioni critiche della realtà. I discorsi puramente ideologici di cui le persone ingenuamente e confusamente si imbevono sino all'orlo del dogma duro e puro.
    E poi, l'altra faccia della medaglia. Da un lato gli attivisti ideologizzati duri e puri, dall'altra il nulla, il vuoto, della società dei consumi. Ho trascorso del tempo anche nel centro storico ed il giorno dopo presso un grande centro commerciale. Turisti italiani e stranieri beatamente non curanti, circondati da camionette della polizia e dei carabinieri in tenuta "tattica". Lunghe code ai fast food o andirivieni tra negozi retail, punti di ristoro, bar, pub. La vita scorre e ci mancherebbe altro che non lo facesse, ma il conformismo, il disinteresse o la totale indifferenza ugualmente abbondano e a tal proposito la lotta risulta effettivamente impari.
    Non so se il riferimento di Piero al prossimo neo nascente movimento sia riconducibile all'intervento di Attilio o meno. Sono d'accordo con CS che sia necessario partire con i piedi di piombo, perché le insidie sono dietro ogni angolo.
    L'articolo è di ottima fattura e contenuti e rispecchia quanto vado ormai sostenendo dalla notte dei tempi. E semmai come spesso accade e come CS a sottolineato, dovessi nutrire dei dubbi sui mezzi o sul percorso intrapreso (come quello riferibile alle proposte teorie della MMT) quel che più conta per me è l'onesta delle persone. La serietà e la responsabilità degli individui. La volontà di condividere un obiettivo più alto del singolo interesse: il benessere comune.

    Un saluto,
    Elmoamf

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    1. Elmo, hai centrato perfettamente i motivi della mia delusione per il No Monti Day...c'erano i soliti gruppi e gruppuscoli politicizzati e ideologizzati, ma mancava del tutto la società civile!!! La gente comune!!! Quella che va ai centri commerciali è assolutamente indifferente a ciò che sta accadendo in Italia e forse la classe dirigente è riuscita nel suo obiettivo di allontanarli definitivamente dalla vita politica e dal tentativo di comprendere la realtà...devono rimanere in superficie, mangiare l'hot dog, guardare la televisione e nient'altro...
      Certo che con queste premesse, il nuovo movimento potrebbe fare un buco nell'acqua... tuttavia il tentativo va fatto, ripetuto ad oltranza nel tempo, fino a quando non si aprirà un minimo di dialogo con la gente comune...io non dispero, sono ottimista, tutti i grandi movimenti partono sempre da una minoranza per poi allargarsi progressivamente...per le persone che ho incontrato, posso assicurare e garantire che ci sono tutte le prerogative etiche di centralità dei diritti umani e del benessere comune...ma poi ci vuole costanza e determinazione per deviare lungo il percorso, perchè capisco che le tentazioni di abbandonare o cambiare direzione sono e saranno sempre tante...dobbiamo in pratica sorvegliarci a vicenda!!! Come già stiamo facendo in verità con successo su questo blog e questo mi conforta molto...sapere di non essere soli lungo questo difficile è già tanto!!!

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  9. Ciao Piero, un Off Topic se non ti è di disturbo:
    hai già spiegato come avviene la regolarizzazione sul mercato primario tra Banca acquirente e Stato emittente di titoli?
    Pagano in moneta creditizia oppure in HP Money?

    Grazie
    Roberto

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    1. Ciao Roberto, grazie per avermelo ricordato...in effetti tempo fa avevo già preparato un articolo sui meccanismi di asta pubblica dei titoli di stato, ma poi non l'ho pubblicato, perchè ho ritenuto più urgenti altri argomenti...
      Comunque sì, come specificato sul sito del MOT (Mercato Obbligazionario Telematico) l'unica moneta ammessa sia nel mercato primario che secondario dei titoli di stato è quella ad alto potenziale HP della banca centrale...e non poteva essere altrimenti visto che tutte le borse azionarie e obbligazionarie mondiali utilizzano solo moneta di banca centrale e non moneta creditizia, che serve solo come promemoria per le banche per tenere conto dei nostri incassi e pagamenti e a null'altro...

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  10. Anonimo Zeno
    L'articolo é ponderosissimo, ma ottimo perché esauriente nei limiti ovviamente di una trattazione divulgativa. Constato anch'io una insofferenza delle persone quando si parla di argomnti monetari e la ragione credo stia nella loro complessità e astrusità. Se non fosse così la gente cadrebbe nell'angoscia perché i comportamenti "struzzeschi" non richiedono impegno mentale ed hanno effetto rassicurante sia pure "a tempo determinato".
    Bisognerebbe escogitare qualche espediente didattico per rendere la materia accessibile ai più. A cominciare dal mai abbastanza apprezzato prof. Auriti, sono finora molti i tentativi di rendere l'argomento del "signoraggio" (Perché di esso in fin dei conti si tratta) tale da poter essere compreso in breve e con una certa facilità. Presto e bene non conviene, dice il proverbio. E pensare che la lotta delle Città Comunali del secolo XII contro il Barbarossa aveva come scopo di liberarsi dal peso delle "Regalie" fra le quali primeggiava per importanza la facoltà di battere moneta. Dopo lotte violente e sanguinose, con la Pace di Costanza del 1183 costrinsero l'Imperatore a rinunciare a questa che era effettivamente la base del suo potere nei domini imperiali d'Italia. In quanto al "Movimento" penserei più ad un Comitato Nazionale di Coordinamento per stabilire delle convergenze trasversali fra le entità politiche disposte ad inserire prioritariamente nel loro programma la sovranità monetaria.

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    1. Zeno, sul modo di divulgare la materia monetaria in maniera più diretta ed immediata mi trovi pienamente d'accordo, e in inglese esistono già parecchi cartoni animati che si occupano dell'argomento...lascio il compito naturalmente a chi sa disegnare!!! Io mi limito a fornire contenuti e ragionamenti per chi ha volontà, pazienza, tempo da dedicare allo studio...
      Sul movimento hai azzeccato in pieno le sue finalità, perchè lo scopo principale è quello di aggregare in modo trasversale senza snaturare i vari movimenti che già esistono sul territorio e infatti si tratterà più che altro di un patto federativo...il progetto è ambizioso, ma ti assicuro che le richieste di adesione non mancano e non mancheranno...

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  11. Finalmente hai rivalutato Fischer :)
    Inoltre, noto alcuni influssi Allaisiani o sbaglio?
    Facezie a parte, un articolo estremamente condivisibile, tranne che su un punto (a mio personale giudizio): Positive Money è nonostante tutto politicamente molto conservatrice ergo ripropone (in una veste molto diversa ovviamente) la fandonia dell'indipendenza della banca centrale che tanto piace ai monetaristi ed ai marginalisti.
    Ora, dal mio punto di vista, e lo dico da persona molto scettica nei confronti della democrazia rappresentativa, è comunque meglio affidare la responsabilità diretta dell'emissione monetaria al governo, a patto di svincolarla (magari per legge costituzionale o altro, non sono un giurista ergo non ho mai approfondito la questione) dalla spesa corrente.
    In pratica, se la spesa in conto capitale (infrastrutture, ricerca, territorio) venisse finanziata direttamente "Stampando" moneta, non ci vedrei nulla di male.
    Sempre meglio un politico magari coglione, magari colluso, magari comunista ad un funzionario bocconiano.

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    1. Sai su Fisher devo ammettere che nutrivo parecchi pregiudizi, sia per la grossolanità della sua teoria quantitativa della moneta sia per la famosa profezia poco prima del crollo di Wall Street del 1929: "i mercati hanno raggiunto un'affidabile stabilità..."...e pochi giorni ci fu uno dei più memorabili crolli borsistici della storia!!! Comunque si tratta in ogni caso di un grande economista e studioso da approfondire con la dovuta calma e serietà...
      Sulla questione dell'indipendenza dell'ente di politica monetaria (non della banca centrale...) capisco che possano nascere parecchie ambiguità e incomprensioni...io ti dico come la penso:

      1) Spesa corrente: se ne occupa il governo in accordo con la banca centrale, e può andare anche in deficit coprendolo con l'emissione di titoli di stato

      2) Spesa in conto capitale: l'ente di politica monetaria stabilisce mensilmente la cifra erogabile, la banca centrale "stampa" e il governo spende...l'ente di politica monetaria decide anche mensilmente se il bilancio del governo è sostenibile o bisogna apporre dei correttivi in termini di politica fiscale (spesa corrente e tasse)...mentre la banca centrale può usare i soliti strumenti di politica monetaria di acquisto e vendita di titoli di stato per indirizzare il tasso di interesse di riferimento

      3) Sinceramente fra una pletora di politicanti ignoranti che non sanno nemmeno cosa sia la bilancia dei pagamenti preferisco un gruppo di economisti (non tutti bocconiani però!!!) che si confrontano giornalmente per stabilire quanti mezzi di pagamento servono alla nostra economia

      4) Ovviamente tutte queste belle cose avvengono solo in un mondo ideale, mentre nel mondo reale mi accontenterei volentieri anche di mettere la "stampante" in mano ai politici!!!!

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    2. Mah, il fatto è che sono molto scettico sulla possibilità reale di prevedere una "Giusta"quantità.
      Questa era appunto l'idea di Fisher, che risentiva del suo approccio da matematico.
      Già Allais, che di Fisher riprende l'analisi delle cause della Grande Depressione si limita invece a indicare non un tasso di crescita di riferimento, ma un aumento massimo dei prezzi su base periodica.
      Io, personalmente, sono ancor più radicale: tutta la moneta che serve per finanziare la spesa in conto capitale (investimenti pubblici in infrastrutture e capitale fisico) emessa direttamente dallo Stato.
      Peggio dell'attuale sistema non potrà mai essere perchè:
      1) Ogni emissione provocherà un aumento del reddito nazionale
      2) Ogni emissione sarà esente da debito
      3) Ogni emissione si concentrerà su attività che i privati trascurano

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  12. in virtù a quanto approvato in materia di diffamazione chiedo immediatamente la cancellazione di questo articolo onde evitare denunce e quant'altro.
    l'articolo mette in dubbio la sovranità europea, la sacralità del governo e l'operato del potere centrale.
    per diffamazione, insulto alla sacralità del governo e tradimento nei confronti dell'esecutivo ti chiediamo di ottemperare.

    (Coriasit: Comitato per il Ripristino dell'Assolutismo in Italia)

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    1. Dica pure a sua Maestà che sono pronto per il carcere, la fustigazione in pubblica piazza e la ghigliottina...scherzi a parte, io qui lo dico e qui lo confermo ma se un giorno dovessi davvero ricevere una richiesta seria di rettifica su argomenti divulgativi, io non l'accetterò mai e poi mai per principio...e poi andiamo in tribunale e vediamo come va a finire...altro che Pussy Riots, qui in Italia stiamo raggiungendo i limiti estremi dello stato di polizia!!!

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  13. il coriasit si propone di attuare delle norme a favore della crescita

    aumento di 5 punti dell'iva
    aumento di 15 punti dell'irpef e irap
    aumento di 40 centesimi sulla benzina
    accisa sulla guerre puniche da attuare entro il 2014 (aumento di 2 euro sulla benzina)
    riduzione del debito pubblico tramite tagli dei servizi in particolare sulla sanità, scuola e lavoro

    accorpamento degli ospedali (uno per regione)
    accorpamento delle scuole medie (una scuola per regione)
    accorpamento dei comuni (3 comuni per regione)
    accorpamento delle forze di polizia (una questura ogni 10 regioni)
    accorpamento dei servizi di emergenza e pompieri (una stazione ogni 4 regioni)
    aumento pedaggi autostradali
    introduzione dei pedaggi per pedoni
    introduzione assicurazione e bollo per biciclette
    introduzione patente a punti per pedoni (in caso contrario sarà vietato camminare)
    introduzione nuove tasse assortite in particolare:

    tassa sul tasso
    tassa sulla tosse
    tassa sulla tassa della tassa
    tassa sull'iva
    tassa su ivo
    tassa sui gatti e cani
    tassa sull'aria
    tassa sull'acqua
    tassa sul fuoco
    tassa..

    votate coriasit alle prossime (e ultime) elezioni amministrative

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    1. Bellissimo questo elenco!!! :) La tassa sul tasso e sulla tosse è una perla...

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  14. Anonimo Zeno
    I due ultimi post, messi assieme, sono tali da eccitare una salutare ilarità. Divertentissimo specialmente il secondo, palesemente scritto da persona di spirito pronto e acuto. Effettivamente non c'é altro di meglio che l'ironia nell'agone polemico. Complimenti !

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  15. quando possibile occorre rompere la monotonia e la tetragine del presente. I siti di satira scarseggiano. E' buona cosa, ogni tanto, far uso di ironia o sarcasmo.

    piccola dedica ai politicanti e governanti italiani:

    "in tempi meno oscuri e più geniali
    "gli stronzi stavan dentro gli orinali"

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    1. E aggiungo anche che quando l'acqua scarseggia la papera non galleggia...

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  16. Sto guardando L'Ultima Parola, siamo alle domande degli spettatori che vertono sull'euro; sui primi quattro due ferocemente pro-euro e due apparentemente più incazzati che poi sulla questione non si pronunciano. Il quinto recrimina sulla carriera di Tabacci non si sa perché; il sesto dice che il problema non è uscire dalla moneta unica ma come ci siamo entrati (splendido!); la settima se la prende con la spesa pubblica (ahrahrahr); l'ottavo se la prende con la Germania; il nono esalta la Germania; to' il decimo parla di due euro a due velocità, timido ma non scemo; l'undicesimo loda l'euro e propone più austerità e rigore; il 12 farfuglia non so che; 13 contro equitalia e alla fine se la prende con Tabacci ma senza convinzione, solo per chiudere con un attacco al primo politico che trova. NON UNO SOLO CHE SOSTENGA L'USCITA DALL'EURO.
    Lo volete capire che l'importante non è predicare su uscita-entrata perché la gente NON CAPISCE? Che l'importante in questo momento non sono le "proposte" ma impegnarsi strenuamente per rieducare la gente a pensare con la propria testa e a partecipare alla vita democratica?

    Ma perché sono l'unico che le dice queste cose?

    P.S.: A me Grillo non piace ma se non trovo altro non mi resta che lui sperando che almeno serva per sparigliare i giochi. Certo che preferirei qualcosa di più serio, ma non si vede nulla a 6 mesi dalle elezioni!

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    1. Ma "rieducare la gente a pensare con la propria testa" è come dire "aboliamo il conformismo di chi cerca le sicurezze accettando di farsi informare, rectius condizionare, dai media...senza domandarsi chi e perchè controlli i media".

      Suvvia! Il conformismo si combatte veramente solo con l'innalzamento sistematico (cioè agendo su ogni livello formativo a partire da quello familiare) del livello neppure di "istruzione" (che può essere funzionale ai più vari scopi) ma di "cultura critica" id est "consapevolezza". E ciò richiede anni e anni e anni o "eventi eccezionali" percepiti con urgenza come tali e che non possano essere equivocati (il plotone d'esecuzione nazista per esempio)..
      Il bisogno di sicurezze (anche solo, e anzi specialmente, "simulacri" delle stesse), poi, è praticamente impossibile da estirpare (dipende dall'energia innata dell'individuo e gli è inversamente proporzionale)...
      E proprio il bisogno di sicurezza (inverso all'interesse del "lavoro") quello che ha portato le oligarchie finanziarie a controllare i media!

      Insomma, il punto è che la "verità" consapevole su questioni complesse, in una società complessa, per definizione, costa fatica per chi apprende, e pazienza e enorme passione per chi la deve diffondere. Quindi ci vuole tempo e "concentrazione", in modo da cogliere per tempo le "aperture" che molto presto, ma non per forza "ora e subito" si verificheranno.

      Intanto, perciò, la divulgazione deve essere proseguita con tutti i mezzi a disposizione.
      E poi non ci si deve stupire che in tv "scelgano" per intervenire chi è polticamente orientato in un certo modo, specie su rai2 e da parte di un conduttore che non "può" prendere posizione (ammesso che abbia capito e condiviso la verità), dovendo, per necessità "igienica" (salute...professionale :-)) almeno lasciare intatta la "sicurezza" dei politici che ancora decidono e contano di continuare a farlo (specie se si candidano o decidono le coalizioni in Lombardia)...
      Altrimenti farebbe un'ALTRA trasmissione, come la vorremmo "noi".

      Ma se fosse possibile il "sistema" avrebbe già mollato il controllo e non ci sono i presupposti perchè ciò accada.
      Certo se si raccogliessero abbastanza sostenitori, e risorse, per "fare" una trasmissione "come si deve" (su qualunque televisione, per cominciare) sarebbe meglio...L'ho già detto: idee, proposte concrete? E magari per fare un "giornale-periodico" (visto che FQ è diventato l'house organ dei livorosi, a tutto campo, che fanno il gioco delle oligarchie)
      In un periodo di transizione "può" accadere di tutto, ma non è certo che accadrà!
      :-)

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    2. Il succesos elettorale di Grillo in Sicilia mi preoccupa assai.
      Sono seriamente preoccupato del fatto che l'odio più o meno giustificato verso la partitocrazia italiota spinga sempre più persone verso le suggestioni neomalthusiane di quello che alla fin della fiera è solo un grasso burattino.

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    3. 48, ho scritto mezzo poema poi ho cancellato perché non mi va di chiacchierare a vuoto.

      Questo movimento c'è o non c'è?

      Ci sono dei professori di un certo livello disposti a mettersi in gioco (sono fondamentali)?

      Siete d'accordo che bisognerà contribuire finanziariamente ognuno secondo le sue possibilità e non con cifre puramente simboliche?

      Siete d'accordo che è assolutamente essenziale che si debba andare fisicamente per la strada, nelle fabbriche, nei posti di lavoro, nelle università a parlare faccia a faccia con la gente che attualmente è ridotta all'abbrutimento servile (come dice Templare poco sotto)?

      Siete d'accordo che essendo noi in un ritardo vergognoso dovremo allearci anche con altre forze più attive di noi?

      Tralasciando le altre domande e una vagonata di precisazioni, se le risposte sono dei sì ci contiamo e ci incontriamo (sono solo sei mesi che vado dicendolo con queste precise parole) TUTTI QUANTI un week end da qualche parte (no per bevute o festicciole, please) e parliamo fino allo sfinimento.
      Se c'è un "voi" misterioso aspettiamo che si sveli perché sennò uno scrive scrive e non serve a una mazza anche perché ci sono delle discrepanze di weltanschauung che sono difficilissimi da superare.
      Quindi io ribadisco la mia disponibilità a contribuire economicamente con una tassa mensile e a offrire il mio tempo libero ma è ovvio che devo sapere se un gruppo c'è davvero; e se non si fa vedere sarebbe uno di quei rari casi in cui il mistero rende qualcosa un po' meno interessante.

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    4. Ma guarda che io discuto con te perchè condivido molte delle tue "esigenze". Solo che guardati intorno, fino in fondo. Questo è il momento in cui le cose devono maturare mediante un'azione informativa paziente. Non ci sono misteri: è proprio come si vede, non c'è ancora una sufficiente esigenza di organizzazione. E non perchè manchi il coraggio: manca la disperazione, la determinazione o, in alternativa, la consapevolezza del fattore organizzativo. Che possiao farci? Gli eventi si svilupperanno per forza di cose.
      Le prossime elezioni andranno come andranno. Non ci sono i presupposti per scongiurare la vittoria del partito unico dell'euro, salvo fattori imprevedibili.
      Ma sarà solo un apparente vittoria. Ma per allora, c'è da augurarsi che il "risveglio" avrà portato anche a dei frutti organizzati

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    5. Beh avrai notato che Piga è un "muro" di gomma. Avrai notato che parla "d'altro" sistematicamente, basandosi su un'indimostrata e indimostrabile possibilità di mettere d'accordo la tendenza tedesca all'egemonia continentale (che non è neppure disposto ad ammettere come fatto storico innegabile e attestato da studi economici univoci) con la aspirazione francese alla "parità" (Dornbusch e scusa se è poco).

      Insomma, si impermalosisce e alla fine ignorando qualsiasi sollecitazione alla discussione aperta sottintende che capisce solo lui, "è così, punto".
      Ora finchè non si risolve il problema della "verità" dei fatti (che include dati, applicazione delle regole analitiche pertinenti e ragionevoli, e non omissive deduzioni di corollari), ogni partenza ha il fiato corto, perchè può sempre dissimulare "non coincidenza di interessi e di obiettivi".

      Ti piacerebbe una società governata da tecnocrati ossessionati dalla misurazione dei meriti scolastici in funzione delle assunzioni e degli investimenti (pubblici, a costo di pressione tributaria intatta o aumentata) nelle PMI, che assumerebbero così il controllo istituzionale dell'interesse pubblico generale?
      Il tutto rafforzato, secondo lo schema pighiano, da schiere di controllori supertecnici di spesa ed appalti sguinzagliati per il territorio e dotati di potere di veto su tutto, con misteriosi limiti di discrezionalità tecnica (inevitabile) nei loro giudizi e magari, proprio in tesi, asserviti alle logiche dettate dal sogno europeo, che fa della competitività di prezzo e della deflazione salariale il proprio punto irrinunciabile (e che Piga si ostina a non denunziare direttamente)?

      E questo sarebbe il "meglio" delle alternative a goofynomics...pensa il resto, se ti attieni alle regole di una seria disamina economica, che solo goofy consente come cultura diffusa e "aperta", cioè mostrando motivatamente anche gli effetti delle opzioni alternative.
      Informare, informare, informare, questo è il primo degli obiettivi; se no nella notte tutte le vacche rimangono nere e si va festanti sulla "nave dei pazzi"

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    6. Bagnai è di buona e antica famiglia (accetto scommesse) mentre Piga oltre a questo ha anche il fatto di essere veramente ruling class. E' un bon seigneur ancien régime, di quelli che se la figlia del mezzadro ha la febbre si alzano la notte con la vestaglia e vanno loro stessi a mettergli le pezze bagnate sulla fronte; ma lo status quo non ci pensa proprio a cambiarlo ovviamente, è una cosa che proprio non può concepire.

      Ora però c'è il fatto che il mondo sta crollando (scusate se lo sapevo solo da vent'anni basandomi non sull'economia ma sui rapporti sociali verificati in anni di viaggi in quasi tutto il mondo) e uno come Piga ha dei principi sui quali non può assolutamente derogare il che lo sta portando a riconsiderare molti vecchi punti (non più) fermi; se uno come lui si inkazza e comincia a parlare fuori dai denti fa altro che Grillo, ne sono sicuro.
      Ci vuole pazienza ma penso che sia importantissima un'alleanza Bagnai-Piga (e anche Alberto c'ha le sue fisime della minkia, se permetti); naturalmente non vuol dire che uno a un certo punto non si possa rendere conto che si tratta di una soluzione improponibile ma bisogna tentare fino in fondo.
      IL PUNTO FONDAMENTALE è quello che vado dicendo da mesi e che ieri anche Bagnai ha scritto nell'ultimo post (con la risposta a quel povero grillino tanto buono e tanto fesso): l'impegno politico è sincero solo se animato da un intento educativo!!!!!!!
      Ora io non posso educare nessuno ma vorrei far presente che quelli come me che pur non avendo una preparazione economica sono riusciti a discernere senza esitazioni in mezzo al caos informativo di internet e dei media mainstream i buoni dai cattivi, sono il sale della democrazia; ora quelli come me e ancor di più quelli che molto meglio di me conoscono l'economia hanno IL DOVERE MORALE di impegnarsi nel risveglio del popolo. No, "quando ci saranno le condizioni", no "aspettiamo l'evento catartico", ma ora e adesso perché se arriviamo impreparati e divisi all'impatto sarà una catastrofe della quale saremo gli unici responsabili.

      Dobbiamo far capire alla gente:

      1) La spesa pubblica non è il male e CONVIENE sia al piccolo imprenditore che al salariato

      2) Chi ha raccontato la balla del debitopubblicocrruzzione è "il nemico", colui che vellica gli istinti più bassi del piccolo o micro imprenditore ai danni del salariato e dell'impiegato pubblico PER POI RISERVARE LO STESSO TRATTAMENTO ALLE STESSE PMI CHE INFATTI SE LA STANNO PASSANDO MALISSIMO. Sono mesi e mesi che scrivo da tutte le parti che la classe dominante si sta splittando in due, da una parte gli internazionali e dall'altra quelli legati al territorio e alla produzione; ci sono i presupposti per un'alleanza straordinaria!

      3) A quali condizioni "sarebbe" accettabile l'euro e perché, ad altre, diventa uno strumento di oppressione reazionario

      4) L'austerità NON SERVE e di seguito spiegare il senso delle politiche anticicliche

      Altro? Aggiungete a volontà; poi ci riuniamo e cominciamo a diffondere il verbo nei posti di lavoro, nelle parrocchie, nelle scuole e ci ascolteranno perché verremo nel nome di un "movimento" che, soprattutto, fa riferimento al meglio del meglio in quanto a competenze, ossia professori come Alberto, Gustavo e tutti gli altri che loro riusciranno a cooptare.

      Ora, mi dici perché state sempre a parlare di analisi economiche e mai delle cause e della possibile soluzione dell'unico problema autentico che è il deficit di democrazia causato dalla distruzione culturale delle classi subalterne? Capisci che anche voi dovreste riflettere sui "bug" di classe sociale intrinseci alle vostre motivazioni (e io avrò i miei, naturalmente)?

      IN QUESTO BLOG: chi sarebbe disposto a dedicare una parte del suo tempo libero alla diffusione della verità? Chi è disposto a tassarsi mensilmente secondo le sue possibilità? Contiamoci! Guardate che se non facciamo un piccolo sforzo oggi saremo costretti a fare gli eroi domani.

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    7. Eh no, ti sbagli le cause economiche correttamente individuate, a partire dallo SME\divorzio nel 1981, (e non adattate o "selezonate" secondo ideologie preconcette pro-euro, al di fuori di ogni analisi storico-politica, proprio mentre i fatti ne denunziano la drammatica realtà) rendono evidente proprio il perchè di una ESPLICITA DENUNZIA di un deficit di democrazia, autoritario e paternalistico, mentre prefigurano la via d'uscita, cioè il recupero dei cambi flessibili, che non sono affatto quella catastrofe che i media irregimentati ci propinano.

      Cioè esattamente quello che Bagnai denunzia senza alcun equivoco e che utilizza come discrimine fra chi dice la "verità", essenziale passaggio preliminare, e chi non vuole dirla (a prescindere dalle sue motivazioni,inclusa la voluta ignoranza).
      Le PMI non hanno alcuna speranza finchè c'è l'assetto euro: non c'è alcun segno di modifica, non cosmetica, del sistema finanziario di vincoli e orientamenti normativi della governance UE, e per il semplice fatto che il suo disegno è chiaramente volto a una concentrazione di potere economico funzionale al consolidamento delle rendite finanziarie e della grande impresa (che tendono a unificarsi a livello di strategie, anche di assetto azionario), senza se e senza ma.

      Se non ci intendiamo su questo ti credo che non si farà un'alleanza tra Bagnai, che le soluzioni la addita eccome -e se non hai letto i post, leggiti il libro che sta PER USCIRE-, e Piga che risolve tutto in analisisoluzioni essenzialmente "mesoeconomiche" (pur talvolta pregevoli ma non sempre realistiche) ignorando per scelta di criticare veramente l'impianto del sistema nella sua radice, che lui invece considera irrinunciabile e lo ripete costantemente.

      Tra i due messaggi, per interessi di riferimento e obiettivi, c'è la stessa differenza che sussiste tra un tecnico ascensorista e i vigili del fuoco in caso di incendio del palazzo, laddove si continui imperterriti a litigare sul rifacimento dell'ascensore...
      E stai pur certo che la strategia di proseguire e diffondere una scomoda verità sarà quella che si rivelerà vincente, per tutti, nelle fabbriche e nelle parrocchie, se ognuno sarà in grado di portare altrettanta passione nel pezzo di società che lo riguarda da vicino...E se non bastasse (nonostante gli straordinari risultati che in un anno il blog sta realizzando, con 10-12.000 contatti giornalieri) si faranno ovviamente altre cose per diffondere questa indispensabile informazione...

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    8. L'esplicita denuncia non serve a una mazza, compris? Io sono più di vent'anni che faccio lunghe e accesissime discussioni dicendo che quelli della mia età avrebbero visto la fine del sistema ed è quindi ovvio che sia cascato sul blog di quello che la pensa come me e così tutti gli altri lettori. Voi state convincendo quelli già convinti mentre se guardi la gente che stava il 27 a S. Giovanni, quella terribile trasmissione della 7 in cui gli operai di Pomigliano dicevano che la magistratura aveva fatto male a reintegrare i colleghi perché la magistratura non c'entra con la gestione aziendale e occorre abolire l'obbligo del reintegro; se ricordi le domande a L'Ultima Parola o se frequenti per un mesetto il blog di qualche meet up di Grillo capisci che lì fuori Goofy non arriva e non arriverà mai se non ci andremo noi.

      Non capite che i cambi fissi e il divorzio sono solo cause seconde e che le prime sono dei rapporti fra classi non solo inaccettabili ma precisamente funzionali alla replicazione ad infinitum del pattern? Pattern che ovviamente sta incontrando i limiti di espansione e quindi sta portando allo split del sistema (obiettivamente prevedibile da decenni).
      Quindi o si capisce che la prima cosa da fare è svegliare la gente o non si otterrà un bel niente.
      Oh, sia chiaro che io non ci guadagno nulla se non la rottura di palle di dover essere insistente con gente che non conosco (tu e altri); il punto è che siamo a un redde rationem della storia DECISIVO e DEFINITIVO: o ci muoviamo o nulla sarà più possibile; nessuno che abbia degli ideali si può esimere dal tentare in qualsiasi modo di dare un svolta alla situazione e in concreto questo significa solo ed esclusivamente colmare il deficit di consapevolezza e partecipazione della gente.
      Diamoci una mossa tutti quanti indipendentemente dagli input dei vari professori. Loro se sono sinceri ci seguiranno se vedranno il movimento capace di agire spontaneamente.

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    9. Chiarimento. La denuncia serve ovvio, non è vero che non serve a una mazza ma da sola non risolve nulla, bisogna uscire da inetrnet e andare nella vita reale.

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    10. Mi inserisco brevemente solo per dire che sono d'accordo con entrambi: ci vuole pazienza, divulgazione perchè tanto gli eventi andranno tutti nella nostra direzione e allo stesso tempo dobbiamo organizzarci per essere pronti nel momento in cui la gente che ancora non capisce ci verrà a cercare...
      Per il resto, il movimento c'è, esiste e si strutturando con tutte le lungaggini burocratiche che ciò comporta...io ho dato la mia disponibilità per partecipare attivamente alla creazione del sito internet, visto che ho un pò di esperienza in questo campo, anche se non sono un programmatore...quindi se conoscete un bravo programmatore in grado di destreggiarsi bene con tutti i linguaggi (CMS, ASP, Html...) per fare un sito internet complesso, che conterrà forum, mailing, sistemi di voto etc e preferenzialmente sia residente nel Triveneto, mettetelo pure in contatto con me, tramite la mail che sta sotto...ovviamente il programmatore sarà remunerato secondo i suoi meriti, ma non avendo io la gestione dei fondi non posso sbilanciarmi sul compenso pattuito...
      Per la raccolta fondi stiamo pensando al sistema delle donazioni gratuite paypall e degli SMS a pagamento, con la rendicontazione trasparente su internet di tutte le spese e gli incassi...
      Entro la prima metà di dicembre contiamo di fare la presentazione ufficiale del movimento, anche se ancora non abbiamo deciso il nome e il logo (se avete idee dite pure, che io sono sempre in ascolto...)...sui professori di economia, abbiamo già degli appoggi autorevoli ed altri che potrebbero aderire in corsa...abbiamo lasciato i valori aggreganti così ampi (sovranità monetaria e democrazia diretta) per consentire ad ognuno di loro di fornire un contributo e un sostegno...credetemi, noi ce la stiamo mettendo tutta per creare una struttura solida che non dia la sensazione di essere un fenomeno passeggero e non in grado di raccogliere consensi sufficienti per superare la soglia di sbarramento...insomma noi ce la stiamo mettendo tutta con pazienza e determinazione ed è chiaro che in questo momento di gestazione non possiamo essere in troppi, mentre in fase di modifiche, aggiornamenti, rettifiche ognuno potrà, anzi "dovrà", dare il suo contributo...per adesso, bisogna solo resistere, resistere, resistere, lavorare, lavorare, lavorare, informare, informare, informare....

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    11. Giusto. Pensiamo alle cose in comune che sono tante più che alle sottigliezze e vediamo cosa esce fuori. Una buona di base di partenza l'avete già creata voi col vostro impegno e vi ringrazio di cuore, tu, 48, i lettori del blog, Bagnai e tutti gli altri. Ora dobbiamo unirci e metterci in gioco.

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  17. Qual'è il luogo di aggregazione piú importante nella nostra quotidianità? Il lavoro (per chi ancora ce l'ha). E' dal posto di lavoro che deve partire la battaglia informativa, specialmente in fabbrica. La fabbrica potrebbe essere il motore della rinascita informativa. Come? Sensibilando quei testoni del sindacato (parlo di FIOM); creando un documento esplicativo, di facile comprensione, rivolto a tutti (operai e impiegati), da presentare nelle assemblee, nelle bacheche sindacali, sulle macchinette del caffè. Magari intitolato "PERCHÉ SUCCEDE", allegando link di approfondimento e quant'altro. Gli operai sono confusi ma di sicuro non gli basta più 'È colpa della crisi, lo vuole l'Europa'. Aimé esistono anche elementi che non può fregargli di meno, nutrendosi di indifferenza, calcio e motogp. Ho notato, ieri sera, lo sconforto del prof. Bagnai in tv, quasi rabbia; spero non si stia rompendo le scatole e potrei capirlo.

    Saluti Santo

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  19. Momento di terrore...ero così contenta dei risultati che sto ottenendo in casa Blondet...per esempio poter contraddire Maurizio senza beccarmi qualche anatema,quando si è presentato un misterioso lettore che dopo aver asserito di condividere le mie argomentazioni e aver espresso alcune idee di ottimo buon senso ha concluso sostenendo che sì, certo, usciremo dall'euro, ma non per tornare alla nostra cara liretta (che te credi), ma per confluire in una nuova moneta elettronica mondiale tramite la quale saremo controllati in ogni minima cosa e che potremo ritrovarci la carta di credito azzerata se non ci comportiamo bene....a questo punto ho cominciato a vedere gli omini verdi....

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  20. SII 4-11-2012

    --


    SINTESI

    Per procedere all’Ascolto tolgo la televisione ed osservo il mondo con gli occhi dei miei figli.

    Il contesto analitico descrittivo impera, l’urgenza classificatoria mette fretta.

    Le conclusioni vogliono essere raggiunte, dobbiamo avere “le idee chiare”. In fretta.

    Parole vuote risuonano, vengono riempite dal nulla e guidano su una strada che non c’è.

    Contesto disabituato a riflettere perché condizionato dagli egoismi dei diversi punti di vista dei soggetti coinvolti.

    Soggetti riflettenti approcciano l’analisi e la ricerca condizionati da interlocutori interni e dalla propria visione preliminare del mondo;

    partono dal vantaggio che ne potrebbe derivare alla propria categoria/posizione/carriera, non sono consci di questo.

    La ricerca/analisi sono monche, prive delle possibilità di scoprire che gli sono proprie.

    L’interlocutore riceve il flusso comunicativo, lo adatta alle categorie della propria realtà, cerca di coniugarlo con le proprie “certezze”.

    Se non ci riesce vive un attacco, parte dominato dall’urgenza classificatoria in un’emissione di suoni/parole che percorrono una strada che non c’è.

    4 agosto 2011, alzano il tetto legale del debito, evitano con un click il default.

    http://politicamericana.com/2011/07/18/il-debito-pubblico-americano-%E2%80%93-una-crisi-voluta/

    Inizia la guerra dello spread, il fuoco di fila, siamo commissariati.

    Il Colosseo cade a pezzi, barbari e galli ridono di noi e veniamo valutati dagli americani. Roba da matti!

    I bambini li sento giocare, il futuro è sospeso.

    Non c’è tempo salmone, i camini fumano, il deserto cresce, corri!

    Non c’è più nulla da capire, ora vale l’Agire!

    Camera iperbarica e gruppo poliprospettico che faccia un’analisi, una sintesi ed un’azione!

    Parola d’ordine “strumenti”, in un piano non politico ma operativo.

    à la guerre

    ---

    GENESI

    14/11/2011, Bologna


    Relativamente all'incontro di oggi, tra le righe, è emerso un elemento a mio avviso importante.

    Abbiamo la conferma che la realtà tende ad essere aggiustata/non manifestata quando ci sono in ballo sentimenti associati alla paura/fallimento.

    Ora il problema appare essere quello di portarla al centro la realtà attraverso strumenti "nuovi" su cui “riflettere" (oppure più propriamente strumenti da far "rimbalzare").

    E' in quest'ottica che vi chiedo di leggere il documento che a L ho già dato e che a M darò in serata, per le vostre considerazioni; gli strumenti potrebbero essere arricchiti ma per una prima lettura, considerata la scarsa dimestichezza del contesto, quei due mi sembrano più che sufficienti per iniziare.

    Su come definire il timing mi ha colpito molto una foto che ho fatto ieri; c'era un fitto bosco in lontananza con un'apertura che lasciava visibile un pezzo di strada solo per un piccolo tragitto, poi la strada scompariva di nuovo tra la boscaglia.

    Una macchina che fosse passata sarebbe stata visibile solo ad un osservatore che proprio in quel momento avesse guardato in quel preciso punto non coperto dalle foglie.

    Mi è venuta in mente la farfalla, che esplode per un solo giorno la bellezza che ha a lungo covato.

    Vi riporto di seguito una poesia di Montale che un amico mi ha dato, mi piace molto....

    Forse un mattino andando in un'aria di vetro,
    arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
    il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
    di me, con un terrore di ubriaco.


    Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
    alberi case colli per l'inganno consueto.
    Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
    tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto

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  21. è uscito uno studiop della BCE sul sistema bitcon che però non riesco a trovare in forma telematica.
    Forse, in effetti, qualcosa si muove in questo senso, ma non ho personalmente gli strumenti per dare un giudizio netto al riguardo.

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  22. Studio della BCE? Dici questo qui?

    http://www.scribd.com/doc/112003035/ECB-virtualcurrencyschemes201210en

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  23. Aggiornamento molto interessante sulla Cassa Depositi e Prestiti, svendita di beni pubblici italiani e lo European Redemption Fund o ERF:

    Italia, ultimo atto.
    di Mincuo

    PREMESSA:

    Prendo spunto da questo articolo del Manifesto di CdC dal titolo "Chi tira la cinghia"
    http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=53405
    Sarebbe opportuno che lo leggeste. Comunque in sintesi accenna alla possibile svendita, pardon vendita, a pezzi, del patrimonio pubblico, che nel caso verrebbe effettuata specialmente tramite Cassa Depositi e Prestiti (più avanti CdP). Alla fine dell'articolo il Manifesto dà una speranza al lettore dicendo che CdP potrebbe essere anche però il veicolo per rilanciare investimenti pubblici e innescare una ripresa ed evitarci così lo strangolamento Europeo. Io me lo auguro con tutto il cuore.

    I FATTI:

    La Cassa Depositi e Prestiti SPA la si può immaginare come la creazione di un magazzino, in cui man mano si è fatto confluire pezzi di Stato, che sarebbero stati più difficili da vendere singolarmente.............................

    Fonte: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&p=136098

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  24. Ciao Piero,

    posso chiederti in maniera semplice e schematica su quali sarebbero a tuo parere gli svantaggi a uscire dall' euro in una visione pessimistica e in una ottimistica?

    Grazie

    DAVID

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  25. Ciao Piero,
    La tua proposta e il movimento sono assolutamente interessanti.
    Un movimento che si pone con fermezza contro le èlite europeiste e il loro strumento
    di condizionamento, l'euro.
    Il movimento 5 stelle, mi piace, però su questi temi così importanti li vedo ancora troppo
    tentennare su posizioni non troppo chiare.
    Per dare maggiore concretezza e prestigio a questo movimento, hai mai pensato di coinvolgere economisti tipo appunto Bagnai, Borghi, Brancaccio, Galloni...??
    Non pensi che qualcuno dei sopraccitati possa essere interessato a mettersi in gioco?
    Da quel che mi riguarda, a parte Galloni che credo faccia parte già di un movimento, gli altri
    sono " a piede libero" ...non so che ne pensi?
    Una Saluto
    Matteo.

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  26. Salve.

    Ma una citazione del mai troppo compianto Prof. Giacinto Auriti?

    Poi, la MMT è palesemente truffaldina, poiché spaccia come Stato a moneta sovrana gli USA, che non lo sono più dal 1913 con l'istituzione del Federal Reserve System. Vedete questo libro del 1912: http://www.scribd.com/doc/88951541/UNITED-STATES-MONEY-vs-CORPORATE-CURRENCY-Alfred-Owen-Crozier-M-A-DONOHUE-CO-Chicago-1912

    Per il resto, a parte la pubblicità a Zeitgeist, che è un'altra truffa dei mondialisti, è un blog molto ben fatto, complimenti.

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