giovedì 31 maggio 2012

IL GIOCO DEL MONOPOLI E IL FUNZIONAMENTO DI UNO STATO PERFETTO

Pausa di riflessione. Dopo una breve vacanza, mi ritrovo a riflettere sui dati che emergono dalla stretta attualità. L’Emilia è stata messa in ginocchio da un terremoto devastante. Le previsioni sulla produzione italiana vengono continuamente riviste al ribasso. Lo spread fra i titoli di stato e i bund tedeschi è salito sopra i 460 punti base, cosa che dovrebbe destare più di una preoccupazione. Il tasso di cambio fra il dollaro e l’euro è sceso da 1,30 a 1,24, segno che la forza commerciale dell’eurozona sta perdendo quote di mercato e molti investitori stanno cominciando ad abbondonare la moneta unica al suo destino. Il mese di giugno si prospetta come il periodo cruciale per la sopravvivenza o meno dell’intera eurozona: verrà ratificato definitivamente il Fiscal Compact (proprio in Irlanda si tiene oggi il referendum) ed entra in vigore il MES, il meccanismo permanente di stabilità che oltre a richiedere una quota di adesione di 125 miliardi per l’Italia comporterà un’altra grossa cessione di sovranità per tutti i paesi europei.


E in tutto questo marasma, cosa fa il governo Monti? Alza le accise sulla produzione di carburanti di 2 centesimi, per ripagare i danni del terremoto in Emilia. Accetta senza battere ciglio l’elemosina dell’Unione Europea che coprirà soltanto il 2,5% delle spese per la ricostruzione. Mette a punto dei tagli alla spesa pubblica per circa 4 miliardi, che si ripercuotono soprattutto sulla riduzione degli acquisti di beni e servizi da parte dello stato e andranno ad impattare negativamente sul PIL. Continua dritto nella sua politica di pareggio di bilancio, con i suoi ministri che si prodigano per spiegare alla gente che lo stato (sistema complesso) deve comportarsi come una famiglia virtuosa (sistema semplice). Ma è davvero così che funziona o deve funzionare uno stato? Se malauguratamente il terremoto avesse provocato maggiori danni, cosa avrebbe fatto il governo? Avrebbe organizzato una colletta casa per casa? E fino a quando i risparmi e i redditi in discesa degli italiani potranno sostenere le inefficienze di un sistema complesso come quello di un intero paese, una nazione, una comunità, che oltre a prevedere misure per la gestione ordinaria deve anche tenere conto degli eventi straordinari, dei terremoti, delle alluvioni e delle altre calamità naturali?

mercoledì 23 maggio 2012

LA CRISI DELL’EUROZONA, I NUMERI DI MONTI E L’INSOSTENIBILE INSTABILITA’ DEI MERCATI FINANZIARI


Fa piacere trovare anche fra le fila del partito più di regime e allineato con le politiche neoliberiste del governo Monti, il PD di Bersani con tutta la sua ciurma di pseudo-economisti dell’ultima ora, persone che prendono decisamente le distanze dalla follia derivante dal brusco ridimensionamento dell’intervento statale in economia e dalla brutale cancellazione dei diritti democratici e del patto sociale fra stato e cittadini che direttamente ne consegue. Si tratta del giornalista, politico ed economista Piergiorgio Gawronski, nipote del più famoso Jas, che già nel 2007 aveva osato sfidare alle primarie del PD nientedimeno che il gerarca assoluto del partito Pierluigi Bersani e dopo una breve esperienza come consulente economico della presidenza del consiglio, è tornato all’insegnamento e alla scrittura.


Per carità, si tratta sempre di una persona dell’alta nomenclatura che da sempre vive nella sua comoda posizione di privilegiato, fatta di corsie preferenziali e sollecite segnalazioni, ma quantomeno fa parte di una ristretta élite illuminata e non di quella debordante torma di fulminati, che spesso siamo costretti a subire. C’è élite ed élite insomma e non tutti i ricchi sono per natura stupidi, corrotti e usurpatori, anzi, anche se purtroppo come accade già nell’economia (moneta cattiva caccia quella buona), pure nella società vale spesso la spietata legge di Gresham. In più di un’occasione Piergiorgio Gawronski ha infatti dichiarato pubblicamente di essere in aperto contrasto con la linea rigorista e bigotta del partito, e oggi continua inascoltato a sostenere che per uscire dalla crisi in corso l’unica strategia certa, sicura, vincente da applicare sono le politiche espansive di tipo keynesiano di stimolo della domanda aggregata. Si vede che un barlume di intelligenza ancora naviga solitario anche dentro quella marea di stupidità, menzogne, contraddizioni e reticenze che è oggi il PD.


sabato 19 maggio 2012

PERCHE’ IL MOVIMENTO 5 STELLE DI BEPPE GRILLO DOVREBBE SOSTENERE LA MODERN MONEY THEORY MMT


Dopo il primo turno delle elezioni amministrative, il Movimento 5 Stelle fondato da Beppe Grillo è diventato in proiezione il terzo partito italiano, arrivando a raggiungere una percentuale di preferenze che oscilla fra il 10% e il 16%. Un risultato clamoroso che stravolge tutti gli equilibri consolidati che si erano creati all’interno del monolitico assetto dei partiti tradizionali. Se dovessero essere conformate queste cifre anche nelle elezioni politiche del prossimo anno, è chiaro che i partiti principali del regime attuale (PD, PDL, Terzo Polo) dovranno per forza di cose avviare un dialogo con il Movimento 5 Stelle, se vorranno avere una qualche speranza di governare. Tuttavia anche la galassia di piccoli movimenti e partiti che si muovono al di fuori del parlamento dovrà guardare al Movimento 5 Stelle come ad un punto di riferimento essenziale, sperando che un giorno possa diventare un collettore di tutte le istanze di cambiamento che si agitano dal basso e vengono costantemente ignorate dai partiti maggiori (motivo questo che alla lunga ne decreterà la lenta ma inesorabile scomparsa).

In altre parole, chiunque intenda avere in futuro una certa risonanza a livello nazionale dovrà nel bene e nel male fare i conti con Beppe Grillo e tentare di tirarlo per la giacchetta per portarlo dalla sua parte, qualunque sia il tema sul tavolo delle discussioni. Sappiamo già che da qualche mese a questa parte una delle più urgenti questioni che per ovvie ragioni scalda il dibattito interno e l’opinione pubblica (soprattutto sui canali non mainstream e non asserviti al potere dominante) è la possibilità di sopravvivenza dell’eurozona e della moneta unica, visto che con la perdurante crisi finanziaria sono affiorate miseramente tutte le debolezze e i limiti di un’unione monetaria europea che è internamente e intrinsecamente squilibrata da tutti i punti di vista: economico, finanziario, amministrativo, politico, sociale, culturale. Non mi dilungo sui motivi che avrebbero dovuto impedire l’introduzione di una moneta unica in Europa, dato che questa regione non è un’area valutaria ottimale, ma mi piacerebbe mettere a fuoco le ragioni per cui il Movimento 5 Stelle continua a tergiversare nella fase del tentennamento ed evita di sostenere con maggiore convinzione le tesi che riguardano un’eventuale uscita dell’Italia dall’euro e il ritorno alla sovranità monetaria, più che mai viva nel paese nonostante le reticenze e il silenzio dei canali ufficiali di informazione.


mercoledì 16 maggio 2012

LA NATURA DELL’EURO: LA PILLOLA ROSSA O LA PILLOLA BLU


Il curatore del sito ecodellarete.net Fiorenzo Fraioli ha organizzato un convegno dal titolo “La natura dell’euro: la pillola rossa o la pillola blu” dedicato ai temi dell’Euro, dell’Unione europea e dell’Europa, a cui avrò l’onore e il piacere di partecipare in qualità di relatore. Il convegno si svolgerà a Frosinone, sabato 26 maggio, nel Palazzo della Provincia, Piazza Gramsci 1, a partire dalle ore 9,30. Il titolo del convegno –  "La natura dell'euro: la pillola rossa o la pillola blu" – strizza l'occhio al film Matrix, citando una delle scene più famose, quella nella quale Morpheus, il capo della resistenza, offre a Neo la possibilità di scegliere tra due opzioni: conoscere la verità, con tutto il carico di dolore e sofferenza che ciò comporta, oppure continuare a "vivere dentro Matrix". Di seguito una breve presentazione del convegno scritta dallo stesso Fiorenzo Fraioli. 


La situazione nell'eurozona sta virando verso il peggio. E' ormai chiaro a tutti che il progetto deve essere ripensato in profondità, sia sul piano economico che su quello politico. Sul piano economico (trattato di Maastricht) l'aver rinunciato ai meccanismi di aggiustamento macro-economico assicurati dal cambio flessibile tra le monete nazionali, imponendo come vincolo esterno l'adesione a una moneta unica, non ha prodotto la mitica convergenza dell'inflazione promessa dagli economisti liberisti-monetaristi. La situazione è aggravata dal fatto che la BCE, nell'architettura europea, è un'entità indipendente dal potere politico, cioè dal voto dei cittadini. 



lunedì 14 maggio 2012

MONETA, DEBITO E SPESA PUBBLICA: SOLUZIONI SEMPLICI PER PROBLEMI COMPLESSI


Dopo gli ultimi scossoni elettorali in Europa la dottrina mistica del rigore e dell’austerità filo-tedesca comincia a mostrare le prime crepe. In Francia, il nuovo presidente Hollande aveva detto di voler rimettere in discussione gran parte delle direttive del Fiscal Compact, in particolare quelle che prevedono un rientro programmato del debito pubblico cumulato entro la soglia del 60% del PIL e la disciplina del pareggio di bilancio come regola aurea (?) di comportamento da parte dei governi nazionali (in una crisi creata esclusivamente dall’eccesso di debito privato, non ha alcun senso continuare a penalizzare la finanza pubblica). Ma bisogna ancora capire fino a che punto i propositi di Hollande facevano parte di una precisa strategia propagandistica da utilizzare solo in campagna elettorale e dove cominciano invece le reali intenzioni di sovvertire la severa impostazione rigorista e deterministica della tecnocrazia europea, che asseconda il ciclo recessivo in corso e lascia poco spazio alla discrezionalità delle manovre anticicliche di politica economica dei singoli stati e dell’unione nel suo complesso.

In Grecia le elezioni hanno mostrato un’evidente insofferenza nei confronti delle stesse regole di austerità da applicare sia al settore pubblico che privato in cambio dei pacchetti di aiuti di salvataggio. Il voto in Germania ha bocciato lo stesso partito della Merkel. In Italia dopo le elezioni amministrative che hanno decretato un successo clamoroso della nuova compagine politica del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, sia a destra che a sinistra sono cominciati i mal di pancia verso il governo dei banchieri guidato dal tecnocrate europeista e neoliberista Mario Monti, dato che l’eccessivo appiattimento rispetto alla linea del rigore inutile caldeggiata dai tecnici del nulla ha causato una conseguente perdita di consenso da parte dei partiti tradizionali. Inoltre la gente, nonché qualche sparuto drappello di giornalisti di regime illuminati sulla via di Damasco, ha cominciato a capire che l’austerità è matematicamente, conti alla mano, una medicina che in tempo di recessione rischia di uccidere il malato più rapidamente rispetto al normale decorso della malattia. Il miracolo sta avvenendo insomma.

mercoledì 9 maggio 2012

MODERN MONEY THEORY MMT, QUINTA LEZIONE SULLA PIRAMIDE DEL DEBITO E DEI PAGAMENTI


E’ inutile girarci intorno, la questione monetaria rappresenta oggi il cuore di tutti i problemi riguardanti la crisi economica e finanziaria: una volta compreso a fondo il ruolo del denaro e le metodologie di creazione e distribuzione della moneta, potremo forse dare risposta ad ogni nostra domanda e capire quali soluzioni sono davvero praticabili e quali invece sono inefficaci. In mancanza di questo necessario passaggio di comprensione e consapevolezza, tutti i discorsi sulla crisi e sulle sue possibili soluzioni risulteranno sempre parziali e approssimativi, perché privi della causa scatenante e dell’elemento unificante: la moneta e il debito. Il dilemma principale che attanaglia le economie delle nazioni più sviluppate come quelle dei paesi meno evoluti ruota sempre intorno al curioso ed inquietante modo in cui gli stati cosiddetti democratici e moderni decidono volontariamente di indebitarsi con delle istituzioni private (banche commerciali e banche centrali) per potere spendere una moneta di cui in teoria potrebbero avere già il pieno controllo e la legittimazione politica per crearne e distribuirne presso la popolazione la quantità necessaria, sufficiente, utile a consentire un corretto funzionamento dell’economia.
Perché lo Stato si indebita? Fino a che punto può reggere un’economia fondata sul debito? Non sarebbe più logico lasciare allo Stato il diritto di crearsi la propria moneta, limitando il potere sproporzionato delle banche al normale ruolo di intermediazione del credito presso i privati? In un precedente articolo avevamo visto come il problema spesso puramente linguistico del debito pubblico poteva essere risolto con due semplici operazioni: 1. La banca centrale potrebbe accreditare periodicamente al ministero del tesoro la quantità richiesta di soldi privi di debito da spendere nell’economia, in linea con gli andamenti costantemente monitorati dell’occupazione, dell’inflazione e dello sviluppo sostenibile (politica fiscale); 2. La banca centrale potrebbe continuare ad emettere titoli di stato fruttiferi sempre coperti e rimborsabili per drenare liquidità dai mercati e immettere nuova liquidità secondo le esigenze dei mercati stessi (politica monetaria). Per capire meglio come si potrebbe facilmente arrivare a questi due obiettivi, riprendiamo il percorso di approfondimento della Modern Money Theory MMT, secondo quanto insegnato da uno dei massimi sostenitori della teoria, il professore Randall Wray, sul sito New Economic Perspectives.

lunedì 7 maggio 2012

STEFANO FASSINA, LO PSEUDO ECONOMISTA DEL PD E IL FUNERALE DELLA SINISTRA ITALIANA


La data precisa del decesso nessuno la conosce. C’è chi dice che la sinistra in Italia sia morta nel 1980, quando dopo 35 giorni di proteste contro i licenziamenti imposti dalla Fiat, gli operai si ritrovarono soli senza l’appoggio dei sindacati e del partito politico di riferimento che a quel tempo era il PCI di Berlinguer, Cossutta e Bertinotti. C’è chi dice che la sinistra sia capitolata qualche anno dopo, nel 1989, con la caduta del muro di Berlino e la fine dell’ideologia comunista. Fatto sta, che la sinistra italiana, nella sua forma progressista e parlamentare rappresentata oggi dal PD, sia morta da un pezzo e da qualche anno a questa parte si celebra un lungo, interminabile funerale.

Durante la lenta agonia che ha trasformato il vecchio partito del PCI prima in PDS, poi in DS fino all’attuale PD, abbiamo assistito ad una metamorfosi totale delle linee guida del partito, con un’unica certezza: quantomeno i gerarchi e i colonnelli del partito hanno avuto la decenza di togliere la parola “sinistra” dal nome del partito, per essere abbastanza chiari e diretti con i propri elettori, i quali però essendo spesso dei nostalgici del passato vivono ancora nell’illusione che da qualche parte a Botteghe Oscure esista un forziere dove viene custodita gelosamente questa parola tanto cara. Si tratta di un sogno, di un’illusione appunto, perché nel PD di oggi di “sinistra”, di “riformismo” o di “progressismo” non c’è proprio nulla.

giovedì 3 maggio 2012

I PREMI NOBEL PER L’ECONOMIA CONTRO LA SANTA INQUISIZIONE DEL PAREGGIO DI BILANCIO


Mettiamola così. L’economia non è mai stata una scienza esatta, perché le sue conclusioni e le sue presunte verità assolute sono sempre relative al periodo storico, al luogo geografico, alle abitudini lavorative e di consumo, alle tradizioni produttive del contesto preso in considerazione. Per semplificare tutte le numerose variabili che insistono in un particolare processo economico, gli studiosi della materia fin dalle origini hanno dovuto ricorrere all’utilizzo di modelli descrittivi. Per ogni particolare fenomeno economico possono essere costruiti infiniti modelli e nonostante la precisione di alcuni di questi modelli, nessuno può essere considerato il migliore in assoluto per il semplice motivo che non può essere replicato.


Basta spostarsi di qualche chilometro o posticipare di qualche giorno il termine dell’analisi e molti dei parametri utilizzati nel nostro modello possono essere già cambiati, inficiando i risultati del nostro iniziale esperimento. Come è noto invece le scienze esatte non soffrono di questa estrema debolezza di fondo, perché alcune leggi e principi matematici, fisici, chimici, biologici hanno validità universale e non cambiano spostandoci nello spazio e nel tempo, consentendo ciò che in economia non potrà mai essere garantito: la ripetibilità dell’esperimento. Due più due fa quattro sia in Groenlandia che in Antartide, sia oggi che domani, fra un anno, fra un secolo. Lo stesso non può dirsi per qualsiasi operazione o regola economica.