mercoledì 20 novembre 2013

USCITA DALLA CRISI: CONVEGNO A PALERMO PER RAGIONARE INSIEME SULLE CAUSE E LE SOLUZIONI

Dopo aver ascoltato bene la puntata di giovedì scorso di Servizio Pubblico, penso che molte persone si siano fatte un’idea abbastanza chiara su ciò che sta avvenendo oggi in Italia. Al contrario di quello che traspare da tutti gli inutili dibattiti politici attuali, esistono nel nostro paese due soli partiti e orientamenti politici: il PUD€ (il Partito Unico dell’Euro), il cui rappresentante più esemplare e prototipo perfetto è Marco Travaglio, e il Partito degli Italiani, ovvero una formazione disorganizzata e disomogenea di persone ragionevoli e innamorate del proprio paese, in cui spicca per integrità e competenza tecnica il professore Alberto Bagnai. Le tesi disfattiste del PUD€ possono essere riassunte nelle parole lapidarie di Travaglio: “Con l’euro o senza l’euro noi italiani saremmo la merda che siamo sempre stati!”. Mentre le analisi pacate e difficilmente confutabili di Bagnai, trovano una giusta collocazione grazie all’utilizzo della metafora del Titanic: “Per affrontare l’iceberg della globalizzazione è meglio essere a bordo di una grande nave impossibile da sterzare, oppure su un agile kayak che può essere manovrato agevolmente?”. In altre parole, l’Italia avrebbe oggi le risorse umane e tecnologiche per competere alla pari con tutti gli altri paesi del mondo senza farsi ingabbiare dai "vincoli esterni" e comandare a bacchetta dai tecnocrati di Bruxelles? Oppure è meglio mettersi in riga e ubbidire ciecamente agli ordini che arrivano dall’estero, quantunque folli e irrazionali essi siano, perché da soli non sapremmo gestire nemmeno un pollaio?


mercoledì 13 novembre 2013

OLTRE L’EURO C’E’ LA SOVRANITA’ NAZIONALE E LA SALVEZZA DI QUESTO PAESE

In uno degli ultimi articoli scritti da Paul Krugman sul New York Times, mi ha molto colpito questa frase: “La Francia ha commesso l’imperdonabile errore di essere fiscalmente responsabile senza infliggere dolore alle classi povere e disagiate. E deve essere punita”. In particolare l’economista americano si riferiva al recente declassamento dell’agenzia di rating Standard&Poor’s, e ai continui ammonimenti della Commissione europea riguardo alle scelte di politica fiscale del governo francese (superamento della fantomatica soglia del deficit pubblico del 3%): in pratica, ad avviso delle èlite finanziarie internazionali, non bisogna distruggere l’economia e il tessuto produttivo nazionale solo con gli aumenti delle tasse, come fa Hollande oggi, ma anche e soprattutto con i tagli alla spesa pubblica, in particolare quelli riguardanti il generoso stato sociale concesso ancora ai cittadini francesi. Per rendere rapidamente un paese innocuo e schiavo delle oligarchie transnazionali bisogna mettere a punto quelle fondamentali riforme strutturali” del mercato del lavoro, del sistema pensionistico, del welfare state, senza le quali un popolo ancora sano, ancora orgoglioso della propria identità nazionale, può avere un giorno o l’altro la forza di riscattarsi dal giogo della dittatura europeista e più in generale dalla minacciosa omologazione globalista. E non sarà un caso che il movimento politico anti-europeista più vivace e organizzato del continente sia proprio francese, il Front National di Marine Le Pen.