lunedì 22 ottobre 2012

FINE DELL’EURO ATTO TERZO: LA QUIETE PRIMA DELLA TEMPESTA, ORA TOCCA ALL’ITALIA


Che cosa è un’opera buffa? L’opera buffa è un genere teatrale che si diffuse prima in Italia e poi nel resto d’Europa a partire dal XVIII secolo, avendo come scopo principale quello di presentare storie semplici, commedie, personaggi di estrazione popolare, problemi più quotidiani e comuni in cui si poteva riconoscere la maggioranza del pubblico pagante e non solo i nobili e i monarchi. Come ho già detto altre volte l’Unione Europea, e l’eurozona in particolare, è diventata da tempo, da quando tutti i nodi sono venuti al pettine, un grande immenso palcoscenico a cielo aperto in cui a cadenza pressoché giornaliera si recita a soggetto. Un circo itinerante che da Bruxelles, Berlino, Francoforte, Parigi, Madrid, Roma, arriva fino ad Atene per poi ricominciare il giro, con gli attori più esilaranti e comici che impresario poteva mai sperare di ingaggiare: abbiamo Merkel la cattivona, Hollande l’ipocrita, Monti il viscido, Rajoy il furbo, Samaras il codardo, Draghi il subdolo. Se non fosse per i risvolti drammatici di tutta la faccenda, che coinvolge direttamente noi spettatori paganti sia in termini economici che umani, ci sarebbe di che sbellicarsi dalle risate ad ogni ora, ad ogni dichiarazione dei buffoni all’opera. Anche la morte di un uomo greco di 66 anni, deceduto durante le sommosse ad Atene e gli scontri con la polizia dei giorni scorsi, diventa subito un fatto grottesco ed inverosimile: le persone muoiono quasi sempre di infarto, perché essendo anziane e cagionevoli vengono travolte e spaventate da una folla di giovani inferociti e incappucciati. Mentre la circostanza che queste persone possano essere state spintonate, percosse, manganellate dalla polizia prima di cadere esanimi sul campo, non viene mai presa in considerazione. No, questo non è previsto dal copione.


Nel primo atto dell’interminabile commedia europea avevamo descritto lo scricchiolio del ramo sul quale è seduta la Germania, che i suoi governanti si stanno impegnando a segare con una solerzia che ha dell’incredibile e del paradossale: ogni imposizione di austerità e rigore fiscale in più nei paesi della periferia, significa una proporzionale quantità di merci che la Germania non esporta più in quei paesi, affossando di fatto la sua stessa economia. Tuttavia siccome i tedeschi non capiscono questa semplice relazione contabile e nella prossima primavera ci saranno le elezioni, la cancelliera Merkel per tenersi buono l’elettorato deve mostrare buon viso a cattivo gioco, facendo la voce grossa al Bundestag contro i paesi spendaccioni e poi cercando accordi sottobanco con gli altri buffoni suoi pari per limitare i danni e tenere in piedi baracca e burattini. Nel secondo atto invece avevamo assistito alla miserevole disfatta della Spagna, che dopo Irlanda, Portogallo, Grecia era puntualmente caduta come un birillo, mostrando al mondo intero in tutta la sua grandezza il fallimento del suo sistema bancario e l’insostenibile leggerezza dei conti pubblici, che un tempo erano tra i più virtuosi della terra e oggi sono stati sventrati appunto per fornire salvataggi di emergenza alle banche. Nel terzo atto che raccontiamo oggi la trama è molto più semplice e dozzinale, perché si articola tutta intorno ad un motto di spirito abbastanza noto ai mercanti: “Prima vedere cammello, poi pagare moneta!”. Con un colpo di scena finale ad effetto, in cui si scoprirà chi e cosa è il “cammello” in questione.  



Come tutte le commedie dell’arte che si rispettano, anche il terzo atto della nostra opera buffa si apre con un antefatto a sorpresa. Mercoledì scorso, il giorno prima del vertice di Bruxelles, il presidente francese Hollande, l’ultimo buffone sceso nell’arena, colui che doveva portare la crescita in Europa (dei capelli forse, non certo dell’economia) e combattere aspramente contro il Fiscal Compact (stiamo ancora aspettando), rilascia un’intervista a giornali unificati a sei delle maggiori testate europee, tra cui l’italiana La Stampa, in cui dichiara senza troppe reticenze ciò che vuole ottenere l’indomani: l’unione bancaria deve venire prima dell’unione fiscale. Ben detto, così si fa, ma cosa significa esattamente? Per capirlo dobbiamo chiarirci subito sui termini: quando i buffoni parlano di “unione” non si riferiscono mai al concetto di unità, solidarietà, sussidiarietà, assistenza reciproca che potremmo intendere noi, qualcosa del tipo “l’unione fa la forza” o “tutti per uno, uno per tutti” dei Tre Moschettieri di Dumas. Per i buffoni la parola unione è sinonimo di “accentramento unificato del sistema di vigilanza, controllo e repressione”, e nello specifico l’unione bancaria auspicata da Hollande doveva essere propedeutica ad un ben determinato scopo: attivare il Meccanismo Europeo di Stabilità MES per ricapitalizzare direttamente le banche più disastrate (spagnole in particolare), senza passare per i bilanci dei vari stati, che già sono belli che cotti. In pratica, l’accordo di massima del MES prevede che prima di ricorrere al fondo e per garantire una maggiore uniformità e regolarità dei salvataggi bancari, la BCE diventi l’ente unico di vigilanza, spodestando da questo ruolo le banche centrali nazionali (per l’Italia, Banca d’Italia). In effetti le norme di vigilanza bancaria sono già uniche a livello mondiale (Accordi di Basilea) e in Europa riadattate principalmente dall’EBA (European Banking Authority), ma è altrettanto vero che poi ogni banca centrale nazionale adotta metodi più o meno stringenti di controllo secondo propri criteri di affiliazione e contiguità con le maggiori banche private locali.


Ma perché Hollande ha tutta questa fretta di attivare il MES per il salvataggio diretto delle banche? Cosa c’entra questo con la ripresa economica in Europa? Niente. Assolutamente niente. Essendo un semplice menestrello di corte, portato di peso all’Eliseo per difendere interessi distanti anni luce da quelli dei cittadini, Hollande sta solamente suonando il suo mandolino: le banche francesi sono impazienti di riscuotere i crediti sospesi concessi a suo tempo alle banche spagnole, chiudendo le posizioni ancora aperte con i soldi del MES e rientrando dall’esposizione prima che sia troppo tardi. Non è una novità insomma, perché fin dall’inizio della crisi finanziaria dell’eurozona, l’unico vero obiettivo dei politicanti e dei tecnocrati di turno è stato sempre e solo quello di assicurare un celere e puntuale rimborso dei crediti pubblici o privati erogati dai grandi gruppi bancari coinvolti, di qualunque nazionalità o provenienza essi fossero. E Hollande, così come gli altri buffoni di corte, non fa certo eccezione a questa trama generale, che con diversi gradi di sfacciataggine e platealità si ripete ormai ininterrottamente da quattro anni. Ma da dove vengono i soldi del MES? Non certo dal cielo, ma dalle tasche dei cittadini europei, e la quota parte a carico dei cittadini francesi ammonta a ben €142 miliardi complessivi. Tenete bene a mente questa cifra, che ci servirà per fare un confronto con la ridicola proposta per la crescita economica fatta dall’ipocrita Hollande. Ricapitolando: l’intenzione di Hollande è quella di utilizzare i soldi dei cittadini francesi ed europei per salvare le banche spagnole, in modo che queste ultime possano rimborsare le banche francesi, che sono gli unici veri referenti a cui deve dar conto e ragione il buffone dell’Eliseo. Indirettamente si tratta quindi di un salvataggio pubblico delle banche francesi, che passa attraverso le banche spagnole.


Per dirla in altre parole, la parte interpretata da Hollande nella scenetta dei mercanti, perché sempre di questo stiamo parlando, è quella di colui che chiede di “pagare moneta”, subito, ora, cash, mentre dall’altra parte, la sua presunta rivale, la cattiva Merkel, si ostina a ripetere che prima di pagare moneta, attraverso il MES, bisogna “vedere cammello”. A quale “cammello” si riferisce la cancelliera? All’unione fiscale, che ripetiamo nel linguaggio degli eurocrati non significa un governo federale di trasferimento democraticamente eletto dai cittadini, che si occupi di stabilire a livello centrale le singole quote di spesa e tassazione per riallineare eventuali squilibri fra i paesi della stessa unione, ma la possibilità di nominare un super-commissario europeo che abbia il compito di verificare, validare, modificare i bilanci pubblici dei vari stati. Un’idea ovviamente in linea con la visione rigorista e austera di repressione della Germania, che priverebbe i governi della periferia delle residue sovranità politiche ed economiche rimaste: in pratica, nessuna istituzione in Spagna o in Italia, né il governo né il parlamento, potrebbe più decidere quante tasse fare pagare ai cittadini e quanta spesa pubblica utilizzare per fini sociali e assistenziali, senza l’approvazione del super-commissario, che lavorerebbe a stretto contatto con i funzionari della trojka UE, BCE, FMI. Una proposta bislacca, fin troppo bislacca per non essere in realtà una semplice provocazione, che serve evidentemente ad alzare la posta per riuscire ad ottenere altro. Ma cosa vuole in realtà la Merkel? Allungare i tempi di introduzione dell’unione bancaria di sorveglianza, per salvaguardare i soliti interessi delle banche tedesche, perché la Merkel non è meno mercatista e manovrata del collega Hollande, anzi. Semplicemente la cancelliera ha altri interessi nazionali da difendere e tutelare, prima delle prossime elezioni politiche dell'autunno 2013 (ma già a gennaio ci sarà un importante test elettorale nel popoloso e strategico land della Sassonia), in cui sa di rischiare molto perché incalzata dai socialdemocratici.


Le banche tedesche sistemiche di grandi dimensioni, per intenderci Deutsche Bank, Commezbank, Allianz, hanno già ridotto la loro esposizione con le banche spagnole e il credito nei confronti della Spagna è confinato più che altro ai €122,5 miliardi di titoli di stato ancora in portafoglio (dato aggiornato a giugno 2012, già in netto calo rispetto ai 177 miliardi dell'anno precedente, perchè le banche tedesche così come quelle francesi nel frattempo continuano a disfarsi senza tregua dei titoli degli stati periferici). Quindi più che l’attivazione del MES per la ricapitalizzazione delle banche spagnole, per loro sarebbe interessante rendere operativa l’altra arma del MES, che è l’acquisto dei titoli di stato sul mercato secondario con il supporto tecnico della BCE e del suo programma OMT (Outright Monetary Transactions). La sorveglianza diretta e unificata della BCE è inoltre malvista da un’altra categoria molto potente in Germania che è quella delle banche regionali (Landesbanken) e delle casse di risparmio (Sparkasse), che intrattengono relazioni molto strette e opache con i politici locali e nazionali riguardo soprattutto i progetti di finanziamento delle opere pubbliche (e non solo visto che in Germania gestiscono il 40% dei finanziamenti alle imprese e il 50% dei crediti privati), sotto il complice e tacito assenso della banca centrale tedesca Bundesbank. Insomma i politici e i piccoli banchieri tedeschi se ne fregano altamente delle norme di vigilanza europee e fanno quello che vogliono con i loro istituti di credito, quindi non gradirebbero affatto l’intromissione della BCE, che anche solo di facciata e per evitare le accuse di disparità di trattamento dovrebbe essere più severa e imparziale nei loro confronti.


Quale compromesso è stato trovato fra i due contendenti Merkel e Hollande? Va bene l’unione bancaria o sarebbe meglio chiamarla la vigilanza centralizzata della BCE, ma con un programma di inclusione graduale e progressivo: a partire dal gennaio 2013 si partirà con il raggruppamento delle banche sistemiche più importanti, mentre da gennaio 2014 inizierà il lento adeguamento di tutte le rimanenti 6000 banche europee coinvolte, tra cui le stesse piccole e medie banche tedesche. Dopo questa finta schermaglia fra Hollande e Merkel, che piace tanto al pubblico pagante, il quale ha bisogno della sua buona dose di pathos e adrenalina giornaliera per essere anestetizzato a dovere e deve mantenere sempre l’impressione che in Europa ci sia effettivamente un accesso dibattito democratico in realtà inesistente, entrambi hanno ottenuto senza troppi sforzi i loro obiettivi iniziali: l’ipocrita francese salverà le sue grandi sistemiche (Credit Agricole, BNP Paribas, Société Générale), mentre la cattiva tedesca è riuscita a tenere buoni i politici e i banchieri locali in vista delle prossime elezioni. E fin qui abbiamo visto il grosso della riunione di Bruxelles, il vero motivo per cui è stato indetto il vertice ovvero gli interessi della grande finanza tedesca e francese, ma andiamo adesso alle trovate propagandistiche che secondo le intenzioni di questi pseudo-politicanti da quattro soldi dovrebbero servire a ridare slancio a tutta l’economia depressa dell’eurozona.


Partiamo dalla leggendaria Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie, che dovrebbe essere introdotta a partire da gennaio prossimo (il condizionale è d’obbligo visto che si parla invano di Tobin Tax dal 1972) e a cui hanno già aderito in prima battuta 11 paesi europei, tra cui la stessa Italia. A seconda della tipologia di strumento finanziario più o meno speculativo a cui sarà applicata, l’imposta di bollo potrà variare fra lo 0,05% e lo 0,1% del valore della transazione e i proventi saranno destinati ai progetti di sviluppo delle aree più disagiate dell’eurozona. Per carità si tratta di un primo passo ammirevole per mettere un freno alle compravendite speculative, ma pensare di regolamentare la finanza mettendo la Tobin Tax è come credere di combattere la mafia obbligando i clan a versare un obolo al giorno presso l’offertorio di una chiesa: soprattutto per le grandi società finanziarie che movimentano ingenti capitali l’effetto di deterrenza complessivo sarà irrilevante e non si esclude che gli intermediari mobiliari e i gestori di fondi possano poi recuperare gli esborsi pagati ai governi rivalendosi sui clienti e aumentando il costo dei servizi. Particolare poi la circostanza che la tassa non si applica sulle negoziazioni in titoli di stato e in strumenti derivati associati (vedi le obbligazioni strutturate o indicizzate o i CDS, Credit Default Swap), su cui si concentrano oggi i volumi maggiori e le conseguenze socialmente più dannose dell’attività speculativa degli operatori finanziari. “Stranamente”, anche quando indovinano uno degli strumenti giusti da utilizzare, i tecnocrati europei finiscono poi quasi sempre per sbagliare il bersaglio.


Fra l’altro, se esaminiamo il disegno di Legge di Stabilità presentato dal governo Monti (articolo 12, “Disposizioni in materia di entrate”, comma 20), ritroviamo quanto segue: “Sono esentate dall’imposta le operazioni che hanno come controparte l’Unione Europea, la Banca centrale europea, le banche centrali degli Stati membri della Unione Europea e le banche centrali e organismi che gestiscono anche le riserve ufficiali di altri Stati, nonché gli enti od organismi internazionali costituiti in base ad accordi internazionali (per esempio il MES) resi esecutivi in Italia”. Considerando che a causa dell’attuale congelamento degli scambi interbancari, il flusso più cospicuo di transazioni finanziarie a titolo definitivo o parziale avviene fra le banche centrali e le banche private, questa esenzione limita i possibili benefici dell’imposta, sempre nell’ottica di sfavorire i piccoli investitori e i traders indipendenti a vantaggio dei grandi gruppi che hanno accesso ai canali di rifinanziamento istituzionali. Dalle stime calcolate dai funzionari del governo Monti, la Tobin Tax dovrebbe portare alle casse dello stato un gettito annuale di €1 miliardo circa, provocando l’abbattimento in volume del 30% degli scambi nel mercato azionario e addirittura dell’80% nel comparto degli strumenti derivati. Ora, se con buona approssimazione per eccesso, immaginiamo di ricavare €1 miliardo di euro per ognuno degli 11 paesi membri firmatari dell’iniziativa, l’importo complessivo da destinare al rilancio dell’economia sarebbe di €11 miliardi: uno stimolo fiscale da 0,08% del PIL europeo, praticamente nulla, una goccia in un oceano.   


Sarà per questo che, prevedendo già il buco nell’acqua provocato dalla Tobin Tax, l’ipocrita Hollande insiste tanto sul Patto per la Crescita, che dovrebbe mobilitare €120 miliardi (1% del PIL europeo), ma evitando bene di spiegare il meccanismo per mezzo del quale la BEI (Banca Europea per gli Investimenti) erogherà questi finanziamenti: ci sono sul piatto solo €10 miliardi di capitale iniziale, mentre tutto il resto sarà raccolto a leva sul mercato finanziario emettendo dei project bonds, obbligazioni finalizzate allo scopo, che alla fine non sono nient’altro che prestiti agevolati alle imprese. In buona sostanza la proposta geniale di Hollande si riduce alla creazione di altri debiti, ovvero tutto ciò che le aziende non vogliono più contrarre in questo periodo di incertezza e di recessione. Molto più incisivo sarebbe stato invece un piano strutturale di detassazione straordinario per le aziende produttive operanti in territorio europeo, ma sappiamo bene che di questo i buffoni non parleranno mai, dato che le tasse servono a rimborsare i crediti dei loro committenti e mecenati della finanzaSe ricordiamo che solo con il MES verranno sottratti complessivamente a famiglie e aziende europee ben €700 miliardi, di cui appunto €142 miliardi solo in Francia, possiamo capire bene per quale motivo questi €120 miliardi di prestiti agevolati sono un contentino per le disperate pecore da tosare: uno schiaffo in faccia all’intelligenza di chi ancora pensava che l’arrivo di Hollande avrebbe smosso qualcosa in Europa, in termini di una stretta della linea del rigore e di un cambio di strategia in senso espansivo. Niente di tutto questo: il buffone francese di “sinistra” (viene da ridere solo a pensare che costui abbia una vaga vicinanza con la tradizionale idea storica di “sinistra”) è perfettamente allineato con i colleghi. Banche, finanza, grandi interessi, protezione dei privilegi delle oligarchie, massacro sociale del popolo, dei lavoratori, delle piccole e medie aziende, dei diritti democratici.


E arriviamo adesso alla Spagna, la malata terminale sotto osservazione. Il furbo Rajoy è stato piuttosto in disparte durante il vertice di Bruxelles, perché ormai ciò che doveva essere fatto per il suo paese è stato già deciso e decretato da un pezzo. La Spagna chiederà nelle prossime settimane un pacchetto di aiuti al MES per ricapitalizzare le banche fallite, per una somma complessiva che andrà dai €40 miliardi ai €100 miliardi e graverà tutta sui bilanci pubblici dello stato. Il tentativo di aggirare l’ostacolo per attivare direttamente il MES con l’introduzione anticipata dell’unione bancaria è andato a vuoto, ma a differenza degli altri salvataggi effettuati in Irlanda, Portogallo, Grecia, la Spagna ha goduto di un trattamento speciale e ha strappato la concessione di non dovere inasprire ulteriormente la pressione fiscale e i tagli alla spesa pubblica, mantenendo un vincolo molto alto di deficit di bilancio, intorno al 6%-7%, ben lontano dal pareggio di bilancio a cui si sono legati mani e piedi altri paesi, Italia in testa. I tassi di interesse sui titoli di stato si sono molto abbassati rispetto alle punte del 7% della scorsa estate, con uno spread di 377 punti base e un rendimento del 5,37%, ma l’effetto è solo momentaneo e l’agenzia di rating Moody’s ha tenuto a precisare nel suo ultimo comunicato che la decisione di non declassare ulteriormente il debito pubblico spagnolo è subordinata alla prossima richiesta di aiuti. Qualora la Spagna dovesse ritardare ancora la firma del memorandum d’intesa per accedere al programma di salvataggio, il nervosismo sui mercati finanziari potrebbe riprendere a crescere con una violenta accelerazione dello spread, perché è chiaro che se da un lato gli speculatori sono in attesa di potere vendere in massa i titoli artificialmente apprezzati alla BCE, sul versante strutturale, economico e sociale la situazione della Spagna non solo non migliora ma precipita a vista d’occhio.


Madrid è sotto assedio permanente, le proteste dilagano in tutte le regioni, la gente è esasperata, la disoccupazione aumenta in modo galoppante con punte ormai di ben oltre il 50% di giovani disoccupati, i soldi nelle casse degli enti locali sono praticamente finiti. Ieri, domenica 21 ottobre, si sono tenute le elezioni regionali in Galizia e nei Paesi Baschi, territori poveri e a rischio fallimento che sono già in rivolta da tempo, ma il test più importante la Spagna lo dovrà affrontare il prossimo 25 novembre con le votazioni regionali in Catalogna, dove già infervorano le mai sopite spinte indipendentiste. Un’eventuale vittoria dei partiti di opposizione che soffiano sul fuoco della protesta antieuropeista o peggio ancora dei movimenti locali per l’autonomia, potrebbe mutare non poco gli equilibri di forze e lo scenario politico spagnolo, con effetti dirompenti e imprevedibili per il futuro. Questo è il classico intoppo che potrebbe scompaginare di colpo i piani dei tecnocrati e dei banchieri europei, che malgrado i loro continui tentativi di indirizzare e imbavagliare la protesta verso l’astensionismo, dovranno prima o dopo fare i conti con il voto popolare: “Questa è la democrazia, bellezza!”. La finanza potrà pure manipolare le menti e gli organi di informazione, grazie al lavoro incessante e pervicace dei suoi menestrelli, ma fino a quando non sarà in grado di eliminare il diritto al suffragio universale, facendolo passare magari per pratica inutile, anacronistica, controproducente e dispendiosa, non potrà ancora entrare all’interno delle cabine elettorali e dovrà accettare suo malgrado il responso dei votanti. A poche ore dalla chiusura dei seggi i menestrelli e i buffoni ricominceranno a tessere le loro trame di palazzo, ma il giorno delle elezioni i tecnocrati europeisti potranno solo incrociare le dita e attendere in religioso silenzio.


Sulle condizioni pessime in cui è stata ridotta la Spagna, dopo anni di investimenti selvaggi e indiscriminati nel settore immobiliare e accumulo di debito estero, abbiamo già detto ampiamente in altri articoli, ma qui mi preme invece sottolineare solo alcuni dati. Innanzitutto non è vero che le banche europee, incluse quelle spagnole, hanno iniziato un virtuoso cammino di abbattimento delle attività (assets) e del debito necessario a finanziarle (deleveraging), come suggerito insistentemente dallo stesso Fondo Monetario Internazionale che ha stimato per il 2013 una massiccia vendita di assets per 58 importanti gruppi bancari europei da €3,5 trilioni. Come si può vedere bene dal grafico riportato sotto, a parte la momentanea flessione nel 2011, le banche hanno approfittato dei vantaggiosi rifinanziamenti della BCE (SMP, LTRO) per riprendere la loro marcia trionfale di investimenti finanziari fuori controllo, che ormai superano abbondantemente di 3 volte l’intero PIL europeo. Se ai cittadini è richiesto di stringere la cinghia, per motivi che sicuramente non dipendono da loro e dal loro presunto stile di vita insostenibile (i salari reali sono fermi o decrescenti in Europa da almeno 30 anni), i managers delle banche continuano invece ad inseguire i loro ambitissimi bonus milionari e ad utilizzare i fiumi di liquidità a buon mercato concessi dalla BCE non per chiudere le precedenti posizioni debitorie e consolidare i bilanci, ma per aprirne di nuove e sempre più rischiose (moral hazard).






L’unica evidente differenza con il passato è che le banche hanno stretto il rubinetto dei finanziamenti alle famiglie e alle imprese, dedicandosi con maggiore profitto alla solite attività finanziarie speculative o ancora meglio al carry trade sui titoli di stato, che essendo molto volatili e parzialmente sicuri assicurano elevati rendimenti certi in breve tempo. Unendo a questa insopprimibile tentazione di scommettere al casinò della finanza, la scarsa capacità di valutazione del rischio degli investimenti arriviamo alla condizione disastrosa in cui ci troviamo oggi, con l’economia reale sempre più a corto di liquidità e lo stato a mettere continuamente toppe ai fallimenti a catena delle banche, a danno dei contribuenti. Proprio in Spagna il valore dei bad loan (prestiti sorvegliati, incagliati, in sofferenza, ai limiti dell’insolvenza) rappresentano ormai il 10,5% del totale e hanno raggiunto la clamorosa cifra di €178,6 miliardi: ecco per quale motivo possiamo dire con assoluta certezza che il primo salvataggio richiesto dalle banche spagnole non sarà di certo sufficiente e ne serviranno altri nel giro di qualche mese.


L’ultimo stress test condotto sulle banche spagnole risale ad agosto scorso e aveva stabilito un fabbisogno finanziario per il triennio 2012-2014 pari a €59,3 miliardi, tuttavia dettaglio non trascurabile il calcolo è stato fatto sottostimando le prospettive di recessione per il periodo, con una caduta complessiva del PIL di solo -1%. In uno scenario più realistico, la previsione più attendibile di flessione cumulata del PIL ci fornisce una cifra pari al -6,5%, e considerando (vedi grafico sotto) che esiste una forte correlazione fra riduzione del PIL, aumento della disoccupazione e incremento delle sofferenze bancarie, ecco che la necessità di copertura finanziaria per gli istituti creditizi potrebbe lievitare più del doppio rispetto alla cifra precedentemente calcolata. Il discorso è abbastanza semplice da capire, perché il minore reddito nazionale e il numero crescente di persone che non hanno più un reddito (a parte i sussidi minimi di disoccupazione) produce per le stesse persone una maggiore difficoltà a rimborsare regolarmente i debiti contratti in passato. Senza contare poi il fenomeno inarrestabile di riduzione dei depositi presso le banche spagnole e fuga dei capitali all’estero, che in un contesto già così drammatico e turbolento potrebbe rappresentare l’ultima goccia capace di far traboccare il vaso del fragile sistema bancario spagnolo.





Questo discorso ci porta dritti in Italia, uno dei luoghi centrali e cruciali dove è ambientata l’opera buffa. Malgrado si continui a ripetere da ogni parte che il sistema bancario italiano è più solido di quello spagnolo, le condizioni al contorno non sono molto differenti: fuga dei capitali, riduzione dei depositi, aumento dei bad loan che hanno raggiunto a settembre la quota di €116 miliardi, il 15,6% in più rispetto allo scorso anno. Dato che tutti gli indici economici in Italia continuano a peggiorare, grazie anche alle manovre recessive del governo Monti che hanno amplificato gli effetti del ciclo economico in corso, esistono alte probabilità che buona parte di questi bad loan si trasformino presto in crediti inesigibili, con relativa necessità di ricapitalizzare le banche della stessa cifra. Fra l’altro, gli istituti più in difficoltà non sono soltanto quelli a carattere locale, regionale o nazionale, ma c’è addirittura una grande banca sistemica, d’importanza strategica internazionale, come Monte Paschi di Siena che ormai barcolla vistosamente verso la bancarotta. Abbiamo già detto più volte dello scellerato programma di salvataggio pubblico da €3,9 miliardi, ma adesso quello che più preoccupa gli addetti ai lavori sono le conseguenze dell’ultimo declassamento di Moody,s, che ha degradato i titoli di debito dell’istituto senese a livello spazzatura (junk bonds), portandolo a livello Ba2, sotto la soglia del grado di investimento: ciò significa che i grandi operatori internazionali, fondi pensione, fondi comuni, fondi sovrani, per tutelare i loro clienti dovranno disfarsi automaticamente dei titoli di MPS, facendo crollare ulteriormente il loro valore.


Dopo il comunicato di Moody’s, il crollo di giovedì scorso in borsa delle azioni MPS è stato preoccupante (-6,36% e 0,23 euro per azione), riducendo il valore patrimoniale di mercato del gruppo a meno di €2,6 miliardi. Già oggi il 17% dei crediti della banca sono problematici e dato che l’emersione di nuovi incagli e sofferenze segue l’andamento delle crisi economiche con un ritardo di 12-18 mesi, secondo Moody’s la qualità del credito di MPS "è probabile che continui a deteriorarsi nel 2013 e nel 2014". Ma se i nuovi depositi scarseggiano e la fragilità creditizia renderà sempre più difficile l’accesso al mercato, l’unica fonte di sostegno per MPS rimane ad oggi la liquidità fornita dalla BCE, che già a fine giugno ammontava a ben €31,5 miliardi. Oltre ovviamente ai salvataggi pubblici di emergenza garantiti senza limiti di quantità e di tempo dallo stato italiano. E tuttavia l’ingarbugliata faccenda MPS deve farci sorgere subito un sospetto: forse l’unico vero “cammello” che è stato trattato al vertice di Bruxelles come bene pregiato di scambio dai mercanti europei, tedeschi e francesi soprattutto, non è stata l'unione bancaria o fiscale, ma proprio noi. l’Italia.


Archiviato il caso Spagna, ormai tutti i faccendieri, i banchieri, i tecnocrati che ruotano intorno ai tavoli delle trattative europee hanno decisamente cambiato bersaglio, con la compiacenza e il supporto tecnico dei maggiori organismi internazionali pubblici e privati della finanza. Il tempismo con cui Moody’s ha sferrato l’attacco a MPS è sintomo inequivocabile di questo cambio di obiettivo: bisogna mettere il governo italiano spalle al muro, in modo che come la Spagna chieda un piano di aiuti e firmi l’accordo capestro d’intesa con la trojka UE, BCE, FMI prima delle prossime elezioni di aprile. In questo modo, qualunque nuovo governo verrà eletto dal popolo avrà già le mani legate ancora prima di cominciare e sarà obbligato a rispettare le condizionalità repressive di cessione di sovranità politica, economica, fiscale, previste dal memorandum. Bisogna tosare le grasse pecore italiane prima che queste possano uscire dall’ovile e il governo Monti è l’unico pastore affidabile e credibile dai “mercati” che possa svolgere diligentemente l’ingrato e indigesto compito (ingrato e indigesto per noi, non certo per Monti e la sua cricca, che più di una volta hanno mostrato parecchia soddisfazione e godimento a sforbiciare i risparmi e i patrimoni del popolo italiano).
 

La quiete apparente che regna sui “mercati” nei confronti dell’Italia, con lo spread che è sceso fino a sfiorare addirittura quota 300, dimostra che alcuni operatori finanziari, il cosiddetto “parco di buoi”, si sono piazzati in massa sui nostri titoli e danno già per certo un prossimo intervento della BCE. Altri invece, coloro che le mandrie riescono ad indirizzarle con brevi comunicati e dispacci ad orologeria, stanno soltanto caricando il fucile per iniziare a sparare nel momento opportuno, quando si dovrà scatenare la Tempesta Perfetta sull’Italia. Le condizioni strutturali dell’economia italiana non sembrano infatti giustificare tutto questo ottimismo dei “mercati” e l’opera del governo di Mario Monti, che nel giro di poco meno di un anno è riuscito nella memorabile impresa di peggiorare tutti i principali indicatori economici del paese (PIL, inflazione, disoccupazione, consumi, produzione industriale, pressione fiscale, debito pubblico) è evidentemente funzionale al raggiungimento di questo momento della resa italiana. Una disfatta che con ogni probabilità avverrà quando saremo prossimi alle elezioni (gennaio, febbraio), in modo da consentire ai tecnici di defilarsi nell’ombra e di lasciare la patata bollente ai nuovi arrivati. Si tratta ovviamente di opinioni e valutazioni personali, ma dopo avere intuito bene o male cosa accade dietro le quinte dell’opera buffa, capire quale sarà lo svolgimento del canovaccio già scritto da tempo è diventato un gioco da ragazzi. Un passatempo, purtroppo o per fortuna, accessibile a tutti.


Alcune strane e curiose operazioni, come il passaggio per €10 miliardi dal Ministero dell’Economia alla Cassa Depositi e Prestiti (CdP), che già controlla quote di Eni, Terna e Snam Rete gas, delle partecipazioni in Fintecna (che a sua volta controlla Fincantieri), Sace e Simest, confermano che il governo Monti ha già iniziato in sordina il piano di smantellamento e svendita dello stato italiano. La CdP, banca per il 30% privata che gestisce i risparmi dei correntisti postali e si occupa principalmente di finanziamenti agli enti locali e alla pubblica amministrazione, non avrà difficoltà a rivendere agli investitori stranieri le sue partecipazioni quando i tempi saranno maturi e l’emergenza causata dal deprezzamento dei titoli di stato (uno dei maggiori investimenti della CdP, con i suoi €11 miliardi di titoli in portafoglio) renderà indispensabile questa rinuncia. Ricordiamo che ci sono grandi gruppi stranieri, come il colosso francese dell’energia EDF, che a causa del referendum di giugno 2011, sono rimasti a bocca asciutta sia per quanto riguarda la costruzione delle 7 nuove centrali nucleari che per l’eventuale partecipazione nell’affare della privatizzazione dell’acqua pubblica, e adesso esigono che venga pagato il conto. In un altro articolo avevamo già rimarcato che una delle maggiori cause degli attacchi speculativi ai titoli di stato italiani, iniziati guarda caso a giugno 2011, e indirettamente della caduta del governo Berlusconi, era stata l’incapacità del cavaliere di Arcore di manipolare e distrarre  l’opinione pubblica, come accadeva ai bei tempi andati del bunga bunga, e di fare passare sotto traccia queste indegne operazioni di colonizzazione straniera, evitando l’intoppo del referendum. Mario Monti invece, grazie ai suoi legami con gli ambienti che contano della finanza e degli affari, era l’uomo giusto per ridare credibilità all’Italia agli occhi dell’opinione pubblica nazionale ed internazionale e per condurre in porto quelle stesse manovre, sulla spinta del panico da spread che il professore ha abilmente contribuito ad ingenerare nelle masse.


Un’altra manovra a dir poco sciagurata e infame è quella delle dismissioni forzate di immobili del patrimonio pubblico, partecipazioni statali in società strategiche di interesse nazionale (Eni, Enel, Finmeccanica, Anas), municipalizzate, concessioni, soprattutto in un periodo come questo in cui il valore di mercato è ampiamente sottostimato. Una svendita che secondo le previsioni del ministro Grilli dovrebbe fruttare alle casse dello stato solo nel 2013 €50 miliardi (mentre a regime le entrate stimate sono nell’ordine dei €15-20 miliardi all’anno), da destinare unicamente all’acquisto e al rimborso dei titoli di stato, dando ovviamente priorità ai creditori stranieri, francesi e tedeschi in particolare. Considerando che l’intero patrimonio pubblico da piazzare è di circa €571 miliardi, l'intenzione del ministro Grilli, in chiaro accordo con i suoi mandanti e manovratori esteri, è quella di garantire ai tecnocrati dell’Unione Europea il pagamento delle prime 12 rate annuali da €45 miliardi ciascuna, previsto dal piano ventennale di rientro entro la soglia del 60% del rapporto debito pubblico/PIL sottoscritto e controfirmato nel Fiscal Compact. Le modalità con cui si vuole procedere a questa ennesima spoliazione criminale e occulta del patrimonio pubblico dei cittadini italiani è abbastanza singolare: una Società privata di Gestione del Risparmio (SGR) si occuperà di acquistare questi beni direttamente dallo stato, grazie al collocamento di titoli presso i privati, assicurando il pagamento del flusso di cassa degli interessi tramite principalmente gli affitti che riceverà dallo stato per utilizzare quei palazzi e quegli edifici che un tempo erano suoi. Praticamente lo stato si priverà di un asset, di un’attività, che se sfruttata bene può generare profitti, per avere poi certamente delle uscite, dei costi ripetuti che prima non aveva. Ovviamente di questa truffa non beneficeranno solo gli investitori della SGR, ma gli stessi acquirenti privati (soprattutto stranieri, data la carenza di capitali interni) a cui il fondo venderà progressivamente i beni strappati allo stato per rimborsare i titoli in scadenza.


Questi contorti meccanismi finanziari servono solamente a mascherare l'inganno e ad indorare la pillola, ma alla fine si tratta di un furto bello e buono compiuto ai danni dei cittadini che sono i legittimi proprietari di quei beni. Un crimine che si può commettere impunemente davanti agli occhi di tutti grazie all’opera martellante della stampa e della propaganda di regime, la quale ripete fino allo sfinimento che la vendita del patrimonio pubblico consentirà di abbattere il debito pubblico e di liberarci da quest’incubo. Ne siamo veramente sicuri? E’ davvero il debito pubblico il nostro problema? E’ stato l’acquisto di quei beni a causare l’aumento del debito pubblico? No, assolutamente no. Quei palazzi e quegli edifici storici appartengono allo stato italiano nella maggior parte dei casi fin dai tempi dell’Unità dell’Italia, quindi i cittadini non hanno mai speso una lira (o un euro) per comprarli, ma ne sono per costituzione i proprietari di diritto. La panzana del debito pubblico è solo un vile pretesto per frodarli, perché ormai anche i muri sanno che il debito pubblico italiano è cresciuto a partire dal 1981 (quando era solamente al 55% del PIL) a causa del divorzio fra Banca d’Italia e Ministero del Tesoro, che impedendo alla banca centrale di intervenire nelle aste di collocamento dei titoli pubblici per calmierare i rendimenti, ha favorito un’inarrestabile crescita degli interessi da corrispondere ai titolari. Una maggiore spesa per lo stato, che gravava anno dopo anno sui bilanci pubblici, di cui inizialmente hanno beneficiato soprattutto privati cittadini, aziende e banche italiane, ma poi con la disinvolta apertura ai capitali internazionali avvenuta con l’adesione all’euro, la deregolamentazione, la globalizzazione, ha avvantaggiato principalmente gli investitori stranieri
                

Se osserviamo l’andamento degli avanzi primari al netto degli interessi cumulati dallo stato italiano dal 1992 ad oggi (vedi grafico sotto), ci accorgiamo che i nostri governi applicano il rigore e l’austerità da almeno vent’anni, senza che questo abbia apportato mai un reale beneficio all’economia nazionale o alla solidità del nostro paese. Il continuo drenaggio di liquidità dal basso verso l’alto, ha prodotto soltanto l’impoverimento generale della maggioranza dei cittadini e l’arricchimento di coloro che vivono di rendita speculando sull’acquisto dei nostri titoli di stato. I €600 miliardi complessivi di maggiori entrate rispetto alle uscite che lo stato ha raccolto in questi ultimi venti anni, prosciugando i risparmi dei cittadini e inaridendo il tessuto produttivo, sono serviti esclusivamente a pagare gli interessi sul debito pubblico alle banche italiane e straniere, ai grandi investitori, ai singoli operatori finanziari. Non un centesimo in più di ciò che abbiamo pagato con le tasse è stato speso nel miglioramento dei servizi pubblici, nel rafforzamento dello stato sociale, nei programmi di assistenza e sussidi all’economia, per farci vivere, come dicono molti menestrelli della propaganda, “al di sopra delle nostre possibilità”.





A parte la leggera flessione del montante complessivo del debito pubblico avvenuta poco prima della crisi del 2007, grazie alla favorevole congiuntura dei bassi tassi di interesse creata dall’illusoria ed effimera introduzione dell’euro, i governi che via via si sono succeduti negli ultimi trenta anni sono stati quasi sempre costretti ad emettere nuovi titoli per riuscire ad andare dietro al meccanismo fuori controllo di incremento degli interessi (Schema Ponzi). Alcuni recenti studi rivelano che la quantità totale di interessi pagati dal 1981 ad oggi ammonta alla stratosferica cifra di €2.141 miliardi, a fronte di una maggiore spesa pubblica rispetto alle entrate di soli €140 miliardi nell’arco dello stesso trentennio. Quindi in verità il nostro debito pubblico da €2000 miliardi noi italiani ce lo saremmo già belli che ripagati, se non fosse stato appunto per la truffaldina e famelica amputazione della nostra sovranità monetaria, avvenuta nel 1981 ed effettuata ad hoc per fregare i cittadini a favore dei soliti noti. Lo scandalo ormai è sotto gli occhi di tutti, anche se molti, soprattutto quelli che si sono arricchiti con il bottino del furto, cercano di deviare maldestramente l’attenzione verso altri argomenti, come gli sprechi, la corruzione, i privilegi della casta (che per carità vanno eliminati, ma non sono affatto la causa dei nostri problemi).


Fra l’altro, questo continuo spostamento di soldi dall’economia reale della produzione al mercato finanziario della rendita, con conseguente necessità di applicare poi politiche economiche recessive per risanare i bilanci, ha provocato ovviamente una caduta libera del reddito lordo nazionale lungo il trentennio (vedi grafico sotto), passando dalle incoraggianti medie di crescita del primo decennio degli anni ottanta (+3,8%) fino alla stagnazione completa o recessione degli ultimi anni (+0,3%). Con le cupe previsioni di riduzione del PIL per i prossimi anni, sarà sempre più difficile il raggiungimento dell’ecumenico quanto mai inutile obiettivo del 60% del rapporto debito pubblico/PIL, perché ogni anno che passa dovremo abbattere il debito di una quota sempre superiore rispetto all’anno precedente solamente per recuperare i punti di PIL persi per strada. Cosa ben diversa accadrebbe invece se riuscissimo a far crescere il PIL con una politica economica espansiva di aumento della spesa pubblica, dei consumi e degli investimenti, perché in quel caso il debito non solo si ripagherebbe più agevolmente con le maggiori entrate fiscali calcolate su un reddito più elevato, ma avrebbe un peso specifico marginale sempre minore rispetto al PIL. La politica restrittiva serve soltanto ad esaltare il peso del debito pubblico, a renderlo ingombrante e dannoso, quando invece per un "paese democratico normale", non ingabbiato in vincoli esterni come la moneta unica, il debito dello stato rappresenta un semplice strumento di politica economica e fiscale, che ha davvero poche controindicazioni. E l’ultima disgraziata protagonista dell’opera buffa, la Grecia, è indubbiamente l’esempio più concreto e lampante dell’errore che si commette quando si cerca di costringere un paese debitore a risarcire un debito togliendogli non solo la propria moneta di stato ma anche tutte le fonti esterne di reddito.





Dopo la loro ultima ricognizione in suolo greco, i funzionari della trojka hanno confermato quello che sapevamo già: il disavanzo primario di bilancio è stato quasi azzerato, le uscite superano le entrate di soli €1,4 miliardi, ma i €12,5 miliardi di interessi sul debito che paga la Grecia ogni anno costringono il paese a dipendere dagli aiuti dei fondi di salvataggio europei, del FMI e della BCE. Siccome i creditori privati sono praticamente usciti dall’affare greco con i primi pacchetti di aiuti, questi nuovi finanziamenti dei creditori istituzionali della trojka servono solamente a ripagare gli interessi alla stessa trojka, ma neppure un centesimo va ad abbattere il debito pregresso o viene utilizzato per far ripartire l’economia, i consumi, gli investimenti, la fiducia. La Grecia è già spacciata, il suo PIL è in picchiata, il debito pubblico per quanto quasi costante in valore assoluto continua ad aumentare in relazione al PIL, dal 130% del 2010 al 167% attuale. Le domande quindi da porsi sono: possibile che sia proprio questo lo scopo della trojka? Sapendo già che la Grecia in queste condizioni non potrà mai consolidare i conti pubblici, possibile che la presenza di questo debito sia solo un pretesto per ottenere altro? Possibile che il debito serva solo a tenere in tensione l’intero paese e mettere pressione alla gente, mentre i funzionari studiano i piani più convenienti per frodare e depredare lo stato greco? Che senso ha e quanto potrà durare ancora la truffa della trojka?


Con questi ultimi inquietanti interrogativi si cala il sipario sul lungo terzo atto dell’opera buffa dell'eurozona. Certo si potrebbe parlare ancora delle comparse Portogallo e Irlanda, paesi già distrutti e annientati, che continuano mestamente il loro lento calvario verso il nulla, con i governanti servili che seguono pedissequamente gli ordini e le ricette amare della trojka e il popolo già rassegnato a soffrire ingiuste pene. Ma con tutto il rispetto, se portoghesi e irlandesi non sapranno risvegliarsi dal torpore opponendo un’adeguata resistenza al massacro, rimarranno sempre e solo comparse, inutili scenografie sullo sfondo che non aggiungono o tolgono nulla al dibattito. Perché è chiaro che l’unica variabile che può fare saltare in aria i piani dei vari buffoni che si alterneranno sulla scena è la reazione possente, competente, organizzata, coordinata della gente e se questa non ci sarà loro non si fermeranno mai. La fine di questa tragicomica farsa dipende dalla scelta consapevole del pubblico pagante di alzarsi in piedi e uscire dal teatro perché stanco del pietoso spettacolo a cui sta assistendo da tanti, troppi anni. Rimanere impassibili è comodo, ma il biglietto si paga lo stesso, e non si paga una sola volta all’ingresso, ma tutti i santi giorni, si consegna in eredità ai propri figli, ai propri nipoti, si tramanda di generazione in generazione. I buffoni in fondo si divertono a saltellare e strimpellare i mandolini sul palco, mentre noi spettatori inermi e impotenti, consapevolmente o inconsapevolmente, siamo gli unici a pagare per il loro divertimento. Loro si prendono gioco di noi con sempre nuove ingegnose macchinazioni, ma ripeto, per mettere fine a questa straziante agonia basterebbe soltanto avere la forza di alzarsi e dire ad alta voce: “No grazie, abbiamo già dato. Abbiamo pagato abbastanza per il vostro ludibrio e godimento. Conosciamo bene come funzionano le mille sfaccettature del potere totalitario, oligarchico, monarchico, imperialista e preferiamo la democrazia”.


La democrazia è l’unico personaggio ancora in cerca di autore che può stravolgere il triste scenario che ci aspetta, ponendo fine alla dittatura di mercenari e lacchè al governo e accelerando il processo di collasso dall’area euro, prima di essere spogliati del tutto dei nostri risparmi, del patrimonio pubblico e della nostra stessa capacità di resistenza. Ci vuole più democrazia nell’informazione per capire che l’euro è l’ultimo e più raffinato strumento di dominio inventato dai soliti tiranni e la fonte principale e originaria delle loro logiche predatorie. Ci vuole un ritorno alla democrazia per ridare speranza, futuro, dignità ai popoli. Ci vuole un recupero della sovranità monetaria, politica ed economica di ogni singolo paese, caposaldo fondamentale sul quale si costruisce una vera democrazia, per capire che l’unione, l’unità, la compattezza granitica che esclude le differenze, la molteplicità, non è quasi mai sinonimo di equilibrio, armonia, bellezza. Ci vuole una reazione forte da parte della società civile per cambiare rotta al cammino sbagliato di evoluzione che ci stanno imponendo dall’alto. Ci vuole uno stato di mobilitazione permanente, come sta già avvenendo in Spagna e in Grecia, per uscire dall’accerchiamento. Ci vuole una discesa in campo convinta e rumorosa che abbia come unico scopo quello di cacciar via dal suolo nazionale tutti i tecnocrati, i vecchi partiti, i politicanti, i funzionari che sono stati complici di questo sfacelo.


La manifestazione del 27 ottobre a Roma, il No Monti Day, rappresenta quindi un vero spartiacque politico per capire fino a che punto gli italiani sono pronti per affrontare questa battaglia, con le dovute armi di conoscenza e consapevolezza. In questa prima fase non è tanto importante il numero dei partecipanti, ma la determinazione e costanza che ognuno dei presenti avrà nel proseguimento della lotta, con i propri mezzi, con le proprie competenze, con i propri limiti. Gli spagnoli, i greci, gli italiani che stanno già scendendo e scenderanno in piazza a protestare nei prossimi giorni, nei prossimi mesi, nei prossimi anni, sono in verità gli unici “europei” degni di questo nome, che hanno rispetto per la storia, la cultura, le tradizioni del nostro amato continente, mentre gli altri sono solo merce di scambio dei mercanti. Gli irriducibili sognatori degli Stati Uniti d’Europa non sono “europei”, non sono portatori sani di modernità, non sono gli abitanti di una terra promessa che non esiste e non esisterà mai. Sono soltanto schiavi illusi e raggirati, accattoni opportunisti e profittatori, venditori di fumo agli stolti, persone prive di spina dorsale e lungimiranza, vittime della loro stessa fragilità. Ma forse per capire meglio il senso di queste ultime parole e rinvigorire l’orgoglio di sentirsi veramente “europei”, come suggerito da un lettore, bisognerebbe rileggere con attenzione una frase del filosofo, politico e storico francese Alexis de Tocqueville, uno che di democrazia se ne intendeva eccome:


Si può davvero credere che la democrazia, che rovesciò il sistema feudale e liquidò i re, si ritiri davanti a mercanti e capitalisti?”



94 commenti:

  1. Premesso che (dato che l'operazione è agevolmente controllabile ad libitum, dai banchieri manovratori, attraverso il mercato cds-swap) la tensione sugli spread italiani sarà probabilmente riaccesa "subito dopo" le elezioni italiane (dove le forze de "l'agenda monti! che bello! l'agenda monti!" devono potersi presentare con risultati positivi e raccogliere voti), noto con piacere che tu parli di "opera buffa".
    Quasi simultaneamente (giorno e ora), ho postato un commento su vocidallagermania parlando di "commedia dell'arte": riferendomi a Sinn e alle sue fantasione lamentele vittimistiche su target2, ho parlato di "guitti alla tedesca" che...non fanno nemmeno ridere...

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    1. I tedeschi in effetti non fanno assolutamente ridere, anche perchè fra l'altro il senso dell'umorismo non è mai stato una loro prerogativa culturale...ma non è che gli altri siano molto meglio: i buffoni che stanno recitando in questa lunga patetica "commedia dell'arte" si sono ormai dispersi e sparpagliati in tutta Europa...se i tedeschi possono fare e disfare ciò che vogliono come se l'eurozona sia un loro protettorato è perchè francesi, italiani, spagnoli, greci glielo lasciano fare senza opporre troppe resistenze (parlo delle classi dirigenti, non di quei cittadini che disperatamente stanno combattendo e protestando per uscire fuori da questa folle gabbia dell'euro...)
      La tua previsione che l'ipotetico attacco all'Italia potrebbe iniziare subito dopo le elezioni per dare continuità all'agenda Monti è molto verosimile e credibile...l'unico mio dubbio è che quando verranno diffusi i disastrosi dati economici del fallimentare governo Monti e soprattutto i bilanci annuali delle banche (MPS in testa), i cosiddetti "mercati" possano prenderli come pretesto per iniziare il fuoco incrociato sui titoli di stato e costringere l'Italia a chiedere gli aiuti, quantomeno per avere il supporto della BCE a raffreddare lo spread (fermo restando che se vuole la BCE li può calmare lo stesso, senza costringere l'Italia a firmare il memorandum d'intesa...dipende da una loro scelta insomma, sempre dei tedeschi e della Bundesbank...)...ecco per quale motivo per me il periodo più plausibile era fra gennaio e febbraio...in ogni caso è chiaro che il destino dell'Italia è già segnato purtroppo!!! Dopo la Spagna veniamo noi, e questo lo sanno già Monti, Grilli e chi verrà dopo di loro...e lo sappiamo pure noi!!!

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    2. Ma sai quando il FMI (Blanchard seguito dalla stessa Lagarde), e l'ufficio studi BCE se ne escono col dire che la commissione UE (e dunque lo stesso Ecofin a partire dal six packs marzo 2011) hanno clamorosamente sbagliato a tarare gli obiettivi economici e i tempi, sottostimando di brutto il "fiscal multiplier" (lo si sapeva, e lo sapevano, ma la novità sta nella rivelazione coram populo), significa che i risultati macroeconomici italiani sono già scontati nell'attuale atteggiamento dei..."mercati" (chiamiamoli così).
      Insomma, gli spread vengono sicuramente fatti salire e scendere per questioni di "spinta" politica e non per coerenza con i fondamentali. Tant'è vero che i rating (che grosso modo riflettono maggiormente analisi sui fondamentali e sulle prospettive di crescita) ormai sono abbastanza sconnessi rispetto agli spread stessi.
      Quello che conta è la "mano invisibile" dei detentori del credito che si agita o meno sugli swap, acquistando o vendendo con tempestività strategica.
      Lo scorso anno avevo calcolato (pubblicando i relativi articoli), a dicembre 2011, esattamente la recessione cui saremmo andati incontro, e pure precisato la ipotesi, puntualmente verificata, dell'entità degli aggiustamenti aggiuntivi in corso d'anno ("provocata" dall'aumento degli spread dovuto all'intasamento di inizio aprile, ma in realtà insiti nel calo della domanda scontatamente indotto), con la misura degli ulteriori effetti recessivi.
      E mica perchè sono un genio: applicando calcoli elementari (partendo dall'equazione del PIL) e semmai i moltiplicatori stimati dagli studi più attendibili (Keynes...e Blanchard Perotti del 2002)
      Nessuno si smuove "solo" per questi dati: tanto continuano a parlare di spesa pubblica e di debito pubblico come schuld, colpa, invariabilmente, come un disco rotto.
      E certo non danno conto di come l'avanzo primario sia correlato inversamente a private saving net...e al calo degli investimenti, che, a sua volta, determina le prospettive della bdp, il cui deficit è sempre esattamente incorporato nel deficit pubblico "naturale"...insomma continueranno a forzarlo, in senso prociclico-deflattivo, ricorrendo al terrorismo ogni qual volta gli servirà politicamente...

      PS spero tu abbia avuto modo di vedere il mio intervento in coda (ultimo commmento) al post su corruzione e tagli alla politica :-)

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    3. Devo ammettere che anche a me ho stupito molto l'ammissione pubblica di errore del FMI riguardo la stima sui moltiplicatori fiscali, che per la prima volta condanna apertamente le politiche di austerità condotte in Europa...e forse come dici tu i "mercati" hanno già assorbito la botta e non si muovono di certo per questi dati, ma in base ad altre logiche...
      A questo punto bisognerebbe capire se i "mercati" seguiranno le logiche del FMI o quelle della Germania e della Commissione Europea, perchè il divario ormai appare netto ed insanabile...se prevale la linea del FMI, di Washington e di Wall Street, mi sa che il temuto attacco all'euro potrebbe avvenire anche prima di quello che preventiviamo, perchè subito dopo le elezioni presidenziali del 6 novembre, i "mercati" americani potrebbero avere mano libera per mettere in crisi i "mercati" franco-tedeschi...insomma gli scenari potrebbero essere davvero tanti, ma in ogni caso rimangono i problemi strutturali dell'Italia che prima o dopo verranno presi di mira, per costringere il governo alla firma del memorandum...
      Se gli indici disastrosi del governo Monti sono già stati scontati dai mercati, stessa cosa non si può dire per i pessimi bilanci delle nostre banche, che saranno loro alla fine, come accaduto in Spagna, a costringere l'Italia a firmare i piani di salvataggio...anche la Spagna in fondo viaggiava su dati strutturali pessimi (a causa delle solite politiche di austerità che hanno taglieggiato i risparmi privati) fin dallo scoppio della crisi del 2007, ma è stata poi messa spalle al muro quando le banche hanno chiesto direttamente e urgentemente un piano di aiuti...quindi sono le banche e le loro esigenze, non tanto i problemi di bilancio pubblico, a dettare i tempi delle richieste di aiuto alla trojka...quindi per questo penso per capire l'evoluzione della crisi italiana, bisognerebbe guardare di più ai bilanci delle banche e meno ai dati disastrosi del governo, che serviranno probabilmente solo come pretesto per giustificare ai più l'improvviso attacco speculativo dei "mercati"...
      Hai fatto bene a segnalarmi l'altro commento, che mi ero effettivamente perso per strada e a cui darò subito pronta risposta...ma ad occhio e croce, vedo con piacere che siamo in sintonia su molte, molte cose...

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    4. I punti che sollevi sono interessanti e veramente al centro dell'attenzione di tutti quanti i "consapevoli", e meritano una risposta (per focalizzare progressivamente ragionando insieme).
      Il disegno dell'euro era in origine una filiazione del Washington consensus. Si è sviluppato attraverso una "sua" linea, diciamo "etnogeografica", che ha aggiunto una particolare forza devastatrice quale solo i tedeschi in cerca di dominio possono produrre. Tralascianado come ciò si sia realizzato (cioè il potenziamento di uno degli effetti delle AVO: il gioco sui differenziali di inflazione-tassi di cambio reale), e seguendo una linea spesso evocata su goofynomics, abbiamo:
      1. l'Italia, in proporzione alle sue potenzialità produttive,, paese più colpito ma anche quello politicamente più "allineato" pro-euro dopo la germania-bundesbank;
      2. la Francia che ci supera in indebitamento estero e che, a parte il sistema bancario "acquisitore-creditore" (specie sull'Italia), dal punto di vista produttivo sta "inguaiata" e deve rientrare del deficit pubblico di circa 5 punti entro la fine del 2013;
      3. Gli USA che finchè sono stati sotto elezioni non hanno potuto posizionarsi sulla questione "euro" per non scatenare contraccolpi sul commercio mondiale e sulla conseguente salubrità occupazionale della loro economia.
      4. Ma certo, si rendono conto che il risultato della neocolonizzazione crucca si risolve in un vantaggio circoscritto al nord UE, ma con calo della domanda-ricchezza complessiva dell'UE strutturata e, di conseguenza, di tutta la domanda mondiale in un momento in cui ciò risulta esiziale (senza contare l'espansione tentata dalla germania a oriente).
      Risultato: dopo le elezioni USA questi ultimi potrebbero agire...ma come?
      Altrettanto, in esito alle manovre Hollandiane la Francia, che non può accettare la subalternità alla germania, potrebbe incendiarsi molto peggio di quanto noi siamo stati disposti finora ad subire.
      E' pensabile che si agisca per far emergere le debolezze esplosive italiane (dopo l'imposizione della contabilizzazione dei titoli pubblici al criterio mark to market un anno fa?) e si consenta una prematura esplosione del dissenso anti-euro in Francia?
      Il disegno tedesco di acquisizione degli assets dei paesi debitori (e deindustrializzati) fallirebbe sul filo di lana. Anche se ciò è scritto nelle cose (l'euro è troppo demenziale per durare) le oligarchie accordatesi con bundesbank cercheranno di salvarsi ad ogni costo, ritardando l'evento. E questo possono farlo solo agendo sugli spread (con ogni mezzo, acquisti diretti BCE inclusi)...Solo che sono troppo avidi e sicuri di sè per accettare di modificare le politiche.
      Insomma, a vincere le elezioni in Italia, paese chiave, ci tengono troppo, a mio avviso, per permettersi di arrivarci con una situazione esplosiva; rinvieranno tutto a subito dopo.
      Gli USA, hanno varie gatte da pelare e potrebbero inizialmente agire, se vince Obama, con la riproposizione del Glass-Steagall Act e imporre tale standard in g20. Se non riuscisse (e se non vincesse Obama), metterebbero in campo "altri mezzi", andando in soccorso della Francia (che i tedeschi si sarebbero limitati nello spremere per ovvie ragioni politiche)

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    5. Ovviamente (aggiungo per questioni di spazio), dentro al ribollente ambiente finanziario USA sono disseminate varie bombe a orologeria crucche: faccio l'esempio di Taunus, cui hanno imposto di perdere lo status di banca USA accettando quello di filiale di deutschebank (con estensione della garanzia al bilancio consolidato-madre). Ma se scoppiasse sarebbe lo stesso un guaio epocale, pari se non peggiore di Lehman (da qui la fretta tedesca di stabilizzare gli incassi)...
      Insomma, l'esito delle elezioni USA conta molto ma i tempi e i modi della loro reazione dipendono da vari fattori contrastanti.
      Tra l'altro, molto dipende anche dalla revisione del ruolo delle banche centrali e dal ripristino di sistemi di regolazione del capitale finanziario "interni" e "esterni" e il fatto che se ne inizi a discutere è un segno (tranne che, ufficialmente, in Italia, regno della menzogna mediatica più sfrenata, in mano ai giavazzi e...boldrin, che si presenta pure alle elezioni!!!).
      Per questo ci vuole tempo e, a ben guardare, entrambi le parti contendendenti hanno quindi la stessa esigenza. Per questo situo nel 2013 inoltrato, e a seguire, la crisi genetica e l'inizio della fase finale del "regno di Mordor" :-)
      Naturalmente è escluso che l'Italia, pur avendo il principale diretto interesse, agisca autonomamente per fare la "cosa giusta"...purtroppo

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    6. che boldrin si presenti alle elezioni mi fa un gran piacere lo voterei di sicuro (!!!)

      con uno come boldrin il pd va' all'autodistruzione , che un ex leghista ultraliberista
      sprezzante con quei modi ruvidi da veneziano duro diventi uno dei massimi esponenti del pd
      è la nemesi perfetta per i piddini...(farete le riforme e compiti a casa cari piddini^^^)

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    7. No, Boldrin fa parte della "lista giannino-fermiamo il declino", che reclamizzatissima sulle tv (sono finiti pure in blob), si ispira al "tea-party": cioè, ritiene irrilevante il problema dell'euro, inesistente il fiscal multiplier, e da ACCENTUARE la liberalizzazione del capitale finanziario...
      Gli piace solo l'unione bancaria UE (che consente diktat centrlizzati europei per politiche recessive di salvezza delle banche), affidando al settore finanziario tutta la sanità e tutto il sistema pensionistico, soluzioni che, dati gli impieghi del risparmio che convogliano, fanno costare il tutto di più im termini di percentuale di PIL ma danno certamente...prestazioni inferiori e grande divertimento ai trader :-)

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    8. Ho la pelle d'oca al solo pensiero di ritrovarmi un soggetto indecente come Boldrin nel prossimo parlamento...come passare dalla padella alla brace in tutti i sensi, rispetto ai vecchi politici che quantomeno sono soltanto presenze "passive" in parlamento e votano tutto ciò che gli viene passato solo perchè "glielo chiede l'Europa"...questo Boldrin invece è un soggetto attivo, altroché se è attivo, con tutti i soldi che prende dai think tank europeisti e neoliberisti che lo sponsorizzano...tuttavia il fatto che abbiano inviato in Italia (perchè questo a quanto bazzicava all'estero fra Stati Uniti e Spagna) un personaggio inquietante e ributtante come Boldrin è sintomatico del fatto che sono proprio alla frutta...non avevano di meglio da mandarci che uno squinternato nevrotico e isterico? Spero che nelle prossime settimane qualcuno si prenda la briga di sbugiardare questo losco individuo, perchè a mio modo di vedere la replica di Nino Galloni all'Ultima Parola è stata troppo tiepida e signorile...
      Boldrin per esempio ha detto che in questi ultimi anni è stata aumentata la spesa pubblica, ma dai dati della Corte dei Conti non risulta affatto questo aumento in valore assoluto: l'unica posta che aumenta come al solito è la quota degli interessi da pagare sul debito pubblico...se poi si riferisce al rapporto spesa pubblica/PIL, allora non sarebbe difficile dimostrare che l'aumento del rapporto è dovuto alla riduzione del PIL e non all'aumento della spesa pubblica...riduzione del PIL che fra l'altro è anche dovuta agli stessi tagli della spesa pubblica!!! Insomma non servirebbe molto per mettere in difficoltà un elemento questo pericoloso sovversivo, basterebbe come al solito un pò di algebra...
      Per non parlare del fatto che secondo lui a partire dal 1992 non c'è stato un massiccio ricorso alle privatizzazioni...mah, da dove viene questo qua??? Dalla luna??? Da Marte???

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  2. "l’ipocrita Hollande insiste tanto sul Patto per la Crescita, che dovrebbe mobilitare €120 miliardi (10% del PIL europeo)"

    non sarà il 10% del pil Francese?

    PS: grande sito!

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    1. Corretto subito ER!!! Mi ero già accorto dello svarione...mi ero confuso un pò con i trilioni del PIL europeo...certo, si tratta ovviamente dell'1% circa e non del 10%!!! Volevo solo vedere se eravate attenti...

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    2. :D Cancella pure 'sti commenti se vuoi

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    3. E perchè mai dovrei cancellarli??? Errare è bellissimo, è umano...perseverare autem diabolicum!!! Tu pensa come sarebbe bello che tutti i tecnocrati europei, gli Hollande, Merkel, Monti e il codazzo di lacchè al loro seguito dicessero un giorno: "E' vero, ci siamo sbagliati, l'euro non funziona, le politiche di austerità non funzionano, così non si può andare avanti, torniamo indietro!!!"
      Non sarebbe bellissimo??? Non sarebbe umano??? Io quando incontrerò un politico che ammette i propri errori, lo voterò per tutta la vita!!!! Questo per dirti che puoi e anzi devi segnalare errori, omissioni o distrazioni quando ti pare, perchè a me non può fare altro che piacere...mica sono infallibile io!!! Anzi, ho bisogno del vostro sostegno per mandare avanti la carretta...

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  3. Anche se forse non c'entra nulla, ho notato un interessante pattern triangolo sull'spx500 (sulla daily) sembra che il punto in cui si chiuda converga a maggio 2013. Chissa' se la direzione che prendera' sara' su o giu', da quel punto in poi.

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    1. Anonimo, abbiamo bisogno di elementi più precisi per valutare la tua ipotesi, quindi se ci mandi i riferimenti, links, grafici, sui quali hai basato le tue valutazioni sarebbe molto gradito...messo così, mi sa tanto di presa in giro, perchè anche io posso dirti giugno 2013, febbraio 2014, ottobre 2020, sparando delle date a caso...la mia valutazione che gennaio 2013 potrebbe essere un periodo molto critico per l'Italia si basava su elementi abbastanza circostanziati: le evidenze empiriche sui dati disastrosi della gestione Monti e i bilanci annuali delle banche italiane...ad ogni modo, se pensi che analizzando gli indici della borsa americana si possano ricavare maggiori indicazioni per il futuro dell'Italia, spiegaci pure che siamo in ascolto...
      Non te la prendere se sono stato magari un pò brusco, ma essendo incalzato da tanti troll, spesso non si capisce bene dove inizia il troll e finisce la mente umana e viceversa... quindi se argomenti meglio il tuo commento ci aiuti a dissolvere questo oscuro mistero!!!

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  4. Grande articolo, Piero!!!!

    Caro Piero
    Per capire la truffa chiamata euro
    Ti segnalo il sito della Banca Mondiale(Word Bank):
    http://data.worldbank.org/indicator/BN.CAB.XOKA.CD
    che fa vedere i dati di molte Nazioni dal 1980 al 2011 del Current Account Balance, ovvero il Conto delle partite correnti che registra le transazioni internazionali in merci e servizi, redditi e trasferimenti unilaterali correnti (rimesse emigranti, donazioni, spese turistiche, ecc).
    Ebbene il sito intermarketandmore ci ha fatto con questi dati, due bellissimi grafici-istogrammi : uno per L’Italia ed un altro per la Germania, a partire dal 1987 al 2010
    A questo link trovi i due grafici davvero chiari e rivelatori di che cosa è stato l’euro:

    http://intermarketandmore.finanza.com/italia-ci-sara-la-ripresa-economica-43096.html

    QUESTI DUE GRAFICI ANDREBBERO MESSI IN GIGANTOGRAFIA IN TUTTE LE PIAZZE E STRADE DEI COMUNI ITALIANI!!!!!!

    Brevemente, (ma ti prego valli guardare tali grafici e magari anche i dati relativi ricavati dalla Banca Mondiale) l’Italia fino a quando era agganciata all’ecu(una sorta di pre-euro), ossia al serpente monetario dello SME, era in deficit di partite correnti, da quando si sganciò dall’ecu uscendo dallo SME, ha avuto una immediata e folgorante ripresa, andando in surplus di partite correnti, fino ad un massimo di 40 miliardi di dollari. Dopo dal 1998, ci siamo messi in testa che dovevamo incominciare la marcia verso l’euro, ed è cominciato a ridursi prograssivamente tale surplus, che comunque è rimasto fino a quando c’era la lira, nel 2001.
    Non appena siamo entrati nel regime dell’euro nell’anno 2002, è incominciato il calvario: da surplus, ci siamo trovati in deficit di partite correnti, fino a raggiungere un massimo di deficit pari a 72 miliardi di dollari!!!!
    Insomma in dieci anni di euro, tra mancato surplus e sopraggiunto deficit di partite correnti, abbiamo perso ogni anno 85-90 miliardi di dollari di ricchezza nazionale, che moltiplicata per 10 anni fanno 850-900 MILIARDI DI DOLLARI, PERSI PER SEMPRE!!!!! E senza condiderare l’attuale orribile anno 2012!!!!
    Per la Germania è stato l’esatto contrario!!!! Chi se ne è avvantaggiato allora dell’euro????

    Saluti.

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    1. Hai fatto benissimo a ricordare il problema delle partite correnti con l'estero, che senza girarci troppo attorno è il vero motivo di tutte le disgrazie italiane e il motivo per cui l'Italia alla fine sarà costretta ad uscire dall'area euro, a causa dell'accumulo di debito estero...avevo già letto a suo tempo quel bellissimo articolo e fra l'altro sul blog Goofynomics, il professore Alberto Bagnai ha spiegato benissimo in vari post tutte le dinamiche di accumulo di debito estero, che hanno per esempio causato il crollo dell'Argentina...io ho usato spesso sia i grafici che hai segnalato che quelli del prof. Bagnai, ma è ovvio che come dici tu bisognerebbe martellare continuamente gli sprovveduti italiani e affiggere questi grafici per le strade, per fare capire a quale assurda perdita di competitività si va incontro agganciandosi ad una moneta forte come l'euro-marco incompatibile con la nostra economia...io per esempio ho usato quello stesso grafico in questo articolo (e in tanti altri che adesso non ricordo...)

      http://tempesta-perfetta.blogspot.it/2012/08/ritorno-alla-lira-la-bilancia.html

      Ma ovviamente ci tornerò su tante e tante volte, finchè il discorso non sarà definitivamente metabolizzato...illuminante anche l'analisi sulla situazione della Cina, che non ci pensa manco per sogno a fare fluttuare liberamente lo yuan per continuare a tenerlo debole e accumulare surplus di partite correnti...se la Cina lasciasse apprezzare lo yuan, così come facciamo noi con l'euro, la situazione a livello mondiale sarebbe sicuramente più equilibrata...

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    2. Caro Piero (scusami se ti do del tu), leggo da un bel po' il tuo blog e devo dire che gli spunti interessanti abbondano. Ti ringrazio in anticipo per il lavoro che fai. Detto ciò, solo un appunto: l'analisi ripresa da Intermarketandmore è giusta in merito ad Italia e Germania, ma cade in merito alla Cina. Questo errore è comune: a propugnarlo sono Zingales, per fare il nome di un noto economista italiano all'estero, e l'establishment Usa, Bernanke (e Obama) in testa. Solo qualche veloce dato: lo Yuan è stato ancorato al dollaro dal 1994 al 2005 (la Cina quindi ha "protetto" la sua quota di mercato verso gli Usa a scapito degli altri paesi, ed infatti fino al 2002 il timore degli addetti ai lavori era di uno "yuan troppo forte"), anno in cui la valuta cinese si è sganciata ed ha iniziato la sua "libera" fluttuazione. I dati World Bank, Current Account Balance (%GDP e current US$) ci dicono che la Cina, dal 2008 ad oggi, ha visto diminuire il proprio surplus estero considerevolmente. Certo, causa crisi mondiale, ma a questo punto significa che la Cina, che comunque cresce del 7,4% l'anno, da qualche parte i soldi per investimenti e consumi li sta mettendo nella...domanda interna...cosa che invece la Germania non fa,e rivaluta il cambio a differenza di mamma Merkel. Chiosa finale infine per i tassi di cambio: a decidere quanto una nazione esporta non è il tasso di cambio nominale (quanto una divisa vale in termini di un'altra), bensì il tasso di cambio reale (quanto costano le merci estere in termini di quelle nazionali). Essa dipende dai differenziali d'inflazione dei (due ad esempio: Cina e Usa) paesi presi in considerazione. Bene, l'inflazione media cinese dal 1994 al 2007 (periodo in cui il suo saldo estero è cresciuto del 9,5%) ha viaggiato in media attorno al 4,5%, quella statunitense al 2,6%, con una "rivalutazione reale" dello Yuan Renminbi di circa il 30%... quindi la Cina di per sè non è il problema. Il problema è: 1) l'Europa e l'Euro
      2) il fatto che il commercio mondiale si debba basare, dopo gli accordi di Bretton Woods del 1944, su uno strumento di pagamento che intrinsecamente tende a svalutarsi, il dollaro. Un saluto e buon lavoro!!

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    3. Flavio dammi pure del tu e grazie per l'intervento che apre un'altra area tematica sulla quale sarebbe opportuno ritornarci con maggiore attenzione e soprattutto spazio: la Cina. Tutto quello che dici tu è corretto, tranne alcuni dati che a me non risultano (almeno se riferiti alle fonti da cui attingo informazioni) e che magari puoi tranquillamente smentire quando vuoi (portando altre fonti più valide, perchè sulla Cina, per le ragioni che conosciamo, le notizie sono sempre abbastanza confuse e frammentarie e non ci si può fidare molto delle fonti governative):

      1) E' vero che lo yuan è stato sganciato dal dollaro nel 2005, ma è stato subito dopo riagganciato ad un "paniere valutario di cui Pechino non ha mai svelato la composizione"

      http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2010-06-19/pechino-apre-yuan-sara-145700.shtml?uuid=AYY8H3zB

      2) Dopo la crisi del 2008 la Cina ha reintrodotto il precedente aggancio al dollaro per dare di nuovo stabilità alla sua divisa in un periodo di forti turbolenze ed oscillazioni
      "inchiodando il suo valore di cambio al rapporto 6,8 yuan:1 dollaro"

      http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2010-06-19/pechino-apre-yuan-sara-145700.shtml?uuid=AYY8H3zB

      3) Ancora fino aprile 2012, la Cina ha aumentato la banda di oscillazione del cambio yuan-dollaro portandola da +0,5%/-0,5% a +1%/-1%

      http://www.borsaforex.it/forex/pboc-aumenta-margine-fluttuazione-su-dollaroyuan.html

      4) Certo è vero che ci sono stati parecchi tentativi di sganciare lo yuan dal dollaro, ma fino ad adesso è prevalsa in Cina la paura di vedersi abbassare i suoi straordinari surplus commerciali, che come giustamente hai detto tu si stanno riducendo rispetto al passato, lasciando fluttuare e apprezzare come è giusto che sia lo yuan

      5) Un'ultima breve nota sulla questione dei tassi reali, che meriterebbe pure lei ben altra trattazione ed estensione: attenzione ad affidarsi semplicemente ai differenziali di inflazione per valutare i tassi di cambio reali nel breve e medio periodo, perchè questa teoria PPP della "parità relativa di cambio" (che io peraltro uso spesso per altri ragionamenti) si è dimostrata valida soltanto nelle previsioni di lungo periodo, mentre nel breve periodo i differenziali di inflazione hanno poco impatto sui tassi di cambio nominali. Fra l'altro non dovresti utilizzare il dato secco dell'inflazione che viene calcolato per misurare l'aumento dei prezzi al consumo di tutti i beni e servizi prodotti in un determinato paese, perchè alcuni di questi beni e servizi non vengono esportati. Per calcolare l'impatto dell'inflazione sul tasso di cambio, dovresti utilizzare un calcolo selettivo dell'inflazione soltanto su quella parte di beni e servizi prodotti e realmente destinati all'esportazione.

      Questo per dirti, come io vado sostenendo da tempo, che in economia le leggi deterministiche che pretendono di dare formule precise, numeriche e valide in assoluto vanno sempre prese con le pinze, perchè esistono mille sfaccettature che incidono poi sul risultato finale. Comunque, ripeto, ho apprezzato molto il tuo intervento che fa luce su una questione molto importante e decisiva come quella del ruolo della Cina in questa crisi finanziaria globale e come ho detto all'inizio, se vuoi portare altri dati, fonti, ragionamenti, io rimango sempre a disposizione, pronto a correggere il tiro e ad imparare cose nuove che magari mi sono intanto sfuggite...come dico sempre, mica sono infallibile io!!! Anzi...

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    4. Sulla Cina, c'è questo "illuminante" (more solito) articolo di Bagnai (a cui si è ispirato l'ottimo Flavio). Non starei troppo a sottilizzare sulla questione teoretica della composizione dei beni "indice inflattivo" che sarebbero o meno immessi nel commercio internazionale (è stata già affrontata in effetti e...metterò il link appena ritrovo il "pezzo")

      http://www.sinistrainrete.info/globalizzazione/1124-alberto-bagnai-cina-e-crisi-chi-ha-paura-dellagnello-cattivo.html

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    5. Grazie Quarantotto. Altro ottimo link è questo http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/globi/La-rivalutazione-del-renminbi-fra-mito-e-realta-4744 . Cito inoltre uno degli ultimi interventi dell'economista cinese Yu Yongding sul Sole24Ore http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2012-09-30/ribilanciamento-cina-184542.shtml?uuid=AbYn9FmG . Certo, è cinese, ma gli spunti sono interessanti, e la sezione "economisti" di quel giornale a mio avviso è una delle migliori che esistano (rispetto alle "notizie"), in quanto da veramente spazio a moltissime voci eterodosse. Comunque, come ben si capisce anche dagli articoli di Bagnai, il succo del mio discorso è che additare la Cina come "principale causa degli squilibri globali" è come dire che i problemi dell'Eurozona nascono dal debito pubblico! Quindi il mio invito è a ripensare, in generale non di certo riferito a te, il ruolo della Cina non come "protagonista" in negativo, ma paradossalmente (tenendo sempre ben presente tutti i limiti intrinseci che questo paese porta in sè) come "modello" che ad esempio la Germania dovrebbe seguire. Eh già. La Cina, prima agganciata al dollaro e poi sganciatasi nel 2005 ha "rivalutato", la Germania invece ha compiuto l'operazione inversa. In merito all'inflazione di cui parlavo: l'importante non è vedere "che cosa" ma "come si evolve". Nel senso che bisogna guardare, come in un grafico immaginario, al suo andamento nei due paesi, cioè al flusso, al trend di questi dati, la loro variazione da un anno all'altro di riferimento. Lo stesso procedimento che si fa per affermare che la Germania al contrario ha mantenuto un'inflazione al di sotto dei partner nell'Eurozona (però con cambio fisso, causando prezzi più bassi dei partner), la possiamo riportare pari pari ad esempio per quantificare quanto costano di più i prodotti cinesi da metà anni ’90 ad oggi. Dal 1994 al 2007 la Cina ha avuto, in media, 1,9punti percentuali in più di inflazione rispetto agli USA, quindi i suoi prodotti nel 2007 costavano di più rispetto che in passato, perdendo competitività di prezzo, a cui i cinesi hanno risposto "riconvertendo" i surplus in R&D (competitività non di prezzo), una componente che incide molto di più del tasso di cambio reale sull'export (come Germania e Giappone ci hanno insegnato in passato).

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    6. Concludo in questa seconda parte: in merito al tasso di cambio. Il nominale è molto più complicato di quanto si voglia credere e di quanto le autorità filo-statunitensi vogliano far credere, soprattutto alla stampa italiota che supinamente si allinea al pensiero main-stream. Innanzitutto perchè ci sono degli accordi commerciali e delle bande di oscillazione che fra partner commerciali si possono stipulare. E' plausibile che la Cina abbia avuto delle bande di oscillazione dopo la crisi, ma se nel 2010 Obama ha salutato con favore la "libera fluttuazione" dello yuan decretata da Hu Jintao, significa che la Cina ha accettato che a decretare il suo tasso di cambio nominale fosse il "mercato", non le proprie autorità monetarie. Ciò che voglio sottolineare è quindi che il tasso di cambio nominale non viene deciso alla mattina quando ci si sveglia, come Bernanke o Obama vogliono far credere, quanto piuttosto dalla bilancia dei pagamenti. Le 4 sue componenti: conto corrente, conto capitale, conto finanziario, errori ed omissioni, sommate concorrono a decretare l'eccesso di domanda/offerta di valuta di un determinato paese sul mercato. Stabilito ciò, sta alle autorità monetarie, in base agli accordi esistenti (bande di oscillazione, accordi commerciali, cambi fissi) muoversi lasciando che il cambio si muova da sè (quindi rivalutarsi in caso di surplus verso l'estero, svalutarsi in caso di deficit) oppure intervenire, assorbendo valuta nazionale dal mercato in cambio di valuta estera (andando quindi a toccare le riserve ufficiali), per impedire eccessivi "sobbalzi" del cambio stesso oppure per mantenere un cambio fisso/ancorato ad una determinata valuta. Spero di aver chiarito il mio pensiero senza averti annoiato. Un saluto, ciao!

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    7. Flavio, non mi annoi per niente, anzi, per me ogni vostro spunto mi aiuta a capire e riflettere su certi argomenti molto delicati e importanti, che mi arricchiscono e assorbo come una spugna...hai fatto quindi benissimo a chiarire i tuoi ragionamenti, che mi riservo di analizzare meglio quando avrò un pò di tempo, perchè per il momento sono un pò preso dai preparativi per la partenza a Roma, dove sabato 27 ottobre parteciperò al NO MONTI DAY...e colgo anzi l'occasione per invitare tutti gli indecisi a partecipare in massa, perchè anche se servirà a poco intanto facciamo vedere a chi di dovere che siamo in tanti e anche ben determinati ad andare avanti!!!
      Ad ogni modo se parte dei tuoi ragionamenti derivano dallo studio dei lavori del professore Bagnai non posso che crederti in parola e fidarmi, perchè credo che il professore sia uno dei maggiori esperti in materia e so fra l'altro che Bagnai ha condotto studi specifici sull'analisi dei CAB della Cina...il mio era solo un appunto sul fatto che la Cina non è spesso molto credibile sulle dichiarazioni di strategie di cambio adottate, un pò dicono che si sganciano dal dollaro poi dicono che si agganciano di nuovo, insomma c'è un pò di confusione e mistero intorno ai proclami governativi... inoltre considera pure che in Cina non esiste un mercato finanziario strutturato che si occupi della compravendita di titoli locali e internazionali, a parte Hong Kong che fa storia a parte e lavora solo con i dollari... insomma la Cina è un caso abbastanza particolare all'interno del contesto mondiale e per questo motivo andrebbe analizzata con maggiore attenzione...ma avremo sicuramente tempo di trattare in futuro questi argomenti...grazie ancora per i chiarimenti e i riferimenti, che leggerò quanto prima con la dovuta calma...

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    8. "La crescita della Cina. Scenari e implicazioni per gli altri poli dell'economia globale". Questo è il libro scritto dal professore in merito al "Celeste Impero". I dati citati sono noti a tutti gli economisti mondiali, tranne alla gente normale! E' questo il paradosso. A causa del "pensiero unico" dominante sui mezzi di informazione - di cui ci fidiamo per reperire quelle informazioni che non ci è possibile assimilare "de visu", per esperienza personale, o per esperienza di qualche amico o conoscente, o perchè come è normale non possiamo sapere tutto, di tutti e di qualunque cosa - conosciamo le realtà dei paesi "stranieri" in modo parziale. E' come se guardassimo il mondo, al di fuori dall'Italia, con una lente (i media) che distorce la percezione del nostro sguardo verso l'esterno...infatti tutti i giornali, le tv, proni ai diktat della finanza, parlano male dell'Argentina (inflazzzzione), dell'Ecuador (poveracccci), della Bolivia (economia basata sulla coccccaina), del Venezuela (Chavez dittatore commmmunista), cioè di tutti quei paesi che, a differenza nostra, i banchieri li hanno spediti dove tu ben sai... Insomma, se tanto di mi da tanto, anche le informazioni sulla Cina provenienti dal pensiero unico mainstream sono da "prendere" molto con le pinze. Buon lavoro!

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    9. http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2012-10-25/nuovo-ribasso-attacca-cina-190550.shtml?uuid=AbhUViwG questo è un altro interessante articolo. Come vedi, gli economisti che dicono le cose "per come stanno" ci sono anche sul Sole24Ore! ;-) . Ciao e scusa per le mie continue intromissioni.

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  5. Come il solito grande aritcolo, puntuale e documentato.

    Al summit di Rimini, sono stati ribaditi ed approfonditi da un ottimo W.Mosler e M. Forstate i concetti fondanti della MMT, le modalità di uscita dall'Euro, e un'interessantissima e completa analisi della situazione Argentina e del piano Jefes di sostegno all'occupazione li realizzato.

    Pargeuz ha invece puntato l'indice sulle basi della EU e sui valori fondanti le elitès che veramente ne tengono le redini in mano con la complicità dei politici.

    Se fossere vere solamente la metà delle sue parole, sarebbe da prendere armi e bagagli e scappare dall'Italia. Ha parlato dell' obiettivo di ridurre le economie europee in condizioni NEOFEUDALI!!!

    Al summit, non era presente alcun media, il silenzio assordante continua. Il passo indietro di Veltroni è la questione di primaria importanza in Italia. Questi servi giornalisti sarebbero solo da prendere a schiaffi.

    DAVID

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    1. Grazie per il resoconto David, ho già visto qualche video del summit che come sempre ha portato alla luce elementi di riflessione molto interessanti...soprattutto per quanto riguarda la relazione di Forstater sull'Argentina, che a mio parere rimane ad oggi l'unico vero laboratorio sperimentale per una nuova impostazione della fiscalità, della finanza pubblica e privata e a cui dobbiamo guardare con molto interesse...l'unico cruccio è che ancora non si riesca ad unificare in Italia quel famoso movimento unificante di idee nuove basate sul recupero della sovranità monetaria e il rifiuto delle logiche europeiste, visto che spesso prevalgono più gli elementi di scontro e di attrito che quelli di convergenza...
      Ad ogni modo un'attività di divulgazione e informazione così capillare, a cui Barnard sta fornendo un notevole contributo, non potrà che accrescere la necessità di unificare le forze in un progetto comune...o almeno credo...
      Intanto io preparo le valigie per Roma, visto che il 27 parteciperò al No Monti Day, a cui spero parteciperanno anche molti di quelli che erano al summit, compreso Barnard...va bene la teoria, ma qui bisogna anche iniziare con la pratica e soprattutto far sentire a chi di dovere che ci siamo e siamo in tanti....

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  6. ***Ha parlato dell' obiettivo di ridurre le economie europee in condizioni NEOFEUDALI!!!

    ma ci siamo gia' nel neofeudalesimo.... comunque inutile prendersela qui con i giornalisti qui
    usa le tue energie per fare divulgazione e se credi le leggano manda una protesta alle redazioni
    che trovi piu' adette. Con questo aggiungo che come strategia e modi barnard è un disastro ! controproducente la sua crociata contro tutto e tutti...penso pero' sia utile come catalizzatore
    e per sensibilizzare ...bisogna trovare prassi efficaci se vogliamo incidere e lasciare il segno
    diversamente subiremo...

    chiedo anch'io a Piero se legge i commenti nei post ^vecchi^ perchè a volte avrei voglia di commentare a ritroso...anche se sostanzialmente sono quasi sempre d'accordo con i suoi commenti sono solo sfumature...

    mi fa un grande piacere che il blog incominci ad avere successo perchè merita molto
    ad esempio se tutti i lettori di paolo barnard (l'autore del 'piu' grande crimine')leggessero
    anche Piero sarebbe un grande passo avanti...

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    1. Grazie Robert per la solita fiducia e il sostegno...su Barnard penso di avere detto più volte la mia idea e credo che con un pò di pazienza potrebbe essere tirato dentro in un progetto più concreto, perchè il suo contributo di catalizzatore e megafono è fondamentale...bisogna sempre vedere il bicchiere mezzo pieno e guardare più ai punti di contatto e sintesi che a quelli di divergenza (soprattutto se soltanto di natura caratteriale e non di merito...)...
      Per quanto riguarda i commenti, hai ragione, spesso non riesco a seguirli tutti con la dovuta attenzione e il tempo che meritano...ed è per questo motivo che lascio mano libera a voi per scrivere e postare ciò che volete e ritenete più utile al dibattito, visto che ogni vostro commento è in verità una vera e propria attività divulgativa autonoma e complementare alla mia...non ti preoccupare se io non leggo o non rispondo adeguatamente, ma continua a postare ciò che credi utile perchè possano soprattutto leggere gli altri lettori che visitano il blog e sono tanti ti assicuro...poi se lo spazio vi sembra poco o troppo frammentario, mandatemi pure il materiale via e-mail, che dopo verifica e lettura pubblicherò in un post apposito...il blog è pure vostro e non è solo mio, e penso che tu abbia compreso come la penso a riguardo e la mia idea grillina (per me molto valida) di rete dell'informazione e non solo nodo...
      E ovviamente commenta pure a ritroso, perchè se qualcosa mi è sfuggito in passato, prima o dopo lo riprendo al passaggio...sono duro come un uovo, che più bolle e più diventa duro, ma se continuate a martellare prima o dopo il guscio si rompe!!! Grazie ancora Robert ed è inutile ricordarti che se il blog sta avendo un certo successo è grazie a lettori e commentatori di "qualità" come voi...

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  7. Concordo con quanto dice Valerio. Una cosa non mi quadra...i tempi. Nei vari blog si diceva che entro l'estate tutto sarebbe "crollato". Poi si è ripetuto che avremmo avuto un autunno caldo. Ed infine che il patatrac ci sarà a gennaio Febbraio o addirittura dopo le elezioni.

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    1. Hai ragione pure tu, perchè è vero che questa fatidica viene sempre posticipata nel tempo, facendo spesso perdere credibilità a chi si mette a fare previsioni davanti la palla di vetro...però è anche vero che quelli che cercano seriamente di fare previsioni basandosi sui dati e sui fatti, dicono sempre che il momento critico per l'Italia potrebbe essere in una tale data "a meno che..."
      Ti faccio un esempio: ricorderai che questa estate lo spread italiano ha raggiunto quasi i 600 punti base, condizione che avrebbe fatto cadere il nostro paese nel giro di due o tre settimane al massimo...tuttavia è intervenuta la "manina invisibile" di Draghi che ha riportato calma nei mercati...questo per dirti che le previsioni hanno un fondamento e i fatti lo confermano, ma chi ha facoltà di orientare i mercati e di creare la liquidità, come la BCE di Draghi, può ritardare quanto vuole il momento del crollo...non all'infinito ovviamente, perchè i problemi strutturali rimangono e nel medio-lungo periodo decreteranno la fine della zona euro...tuttavia nel breve periodo la BCE ha la facoltà di rimandare quanto vuole il momento della verità e screditare tutte le previsioni...
      Quindi per correttezza, ribadisco che per me a Gennaio o Febbraio ci potrebbe essere uno snodo importante per l'Italia, ma se la BCE decide di nascondere tutto e mettere la polvere sotto il tappeto, non succederà nulla e noi avremo l'impressione che le cose stiano andando meglio...ma si tratta solo dell'ennesima illusione, perchè più si rimanderà il momento della frantumazione dell'area euro e maggiori saranno i costi umani, sociali ed economici per noi...

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    2. ^tuttavia nel breve periodo la BCE ha la facoltà di rimandare quanto vuole il momento della verità ^

      purtroppo questo è il punto ...la germania non ha nessun interesse a fare collassare
      la zona euro-nel breve e prima di essere rientrata dei crediti...- con questo se vogliono mettere draghi alla presidenza della repubblica(sigh!) secondo me c'è la volonta e la possibilita' che lo stato delle cose
      si perpetui per anni...la rottura , secondo me sara' piu' politica per tecnica...
      perchè finti QE ne possono farne ancora (rifinziamenti a tempo alle banche ltro)
      un accenno di eurobond magari anche un progetto di vera e propria uninione politica fiscale bancaria ecc...
      noto che berlusconi brunetta (e chi gli scrive i discorsi) stanno facendo un vero lavoro di interdizione contro il predominio germanico
      non per ottenere la sovranita' monetaria (perchè non ne hanno nè la volonta' nè la forza ) quanto piuttosto per provocare la germania al fine di farla uscire dall'euro
      (proposta stigliz bootle ecc...) se sono cosi' espliciti è perchè hanno una strategia
      e un qualche appoggio consenso inplicito dalla politica usa...

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    3. Faccio la mia previsione....Non accadrà nulla né a Gennaio né mai... Paesi come l'Italia, la Spagna, la Grecia ecc ecc subiranno un tracollo economico (saremo tutti molto molto più poveri) ma l'euro sopravviverà..anzi lo faranno sopravvivere.

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    4. @Robert
      In effetti come dici tu, è possibile che il PDL abbia trovato una sponda americana per attaccare la Germania, ma ad essere sincero da quello che leggo e che sento, i suoi attacchi mi sembrano un pò troppo timidi...magari si rinforzeranno dopo le elezioni americane del 6 novembre, quando gli Stati Uniti avranno più libertà nella stesura di un piano di ristrutturazione dell'eurozona, non più a trazione tedesca, ma ripeto fino ad adesso le analisi dei vari Brunetta & Co mi sembra corrette (per noi che andiamo dicendo queste cose da tempo sono manna dal cielo!!!) ma troppo timide e poco incisive...insomma non vedo la questione anti-germanica all'interno della loro agenda politica, almeno a sentire le parole della loro macchietta di segretario Angelino Alfano...

      @Anonimo
      Rimangono le questioni strutturali non risolte...il nostro debito estero così come quello di Spagna e Grecia continua ad aumentare e questi problemi strutturali di squilibrio macroeconomico non si possono risolvere soltanto con le iniezioni di liquidità della BCE...servirebbe un colossale piano di investimenti che rende relativamente autonome dall'estero e dalla Germania in particolare le economie di Italia, Spagna, Grecia etc e fino ad adesso di tutto questo non ha ancora visto niente...

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  8. Grazie Piero.
    Ho imparato molto dal tuo lavoro, e ogni volta che condividi un tuo articolo è per me sempre un arricchimento culturale.
    Mi dai una grossa mano nell'attività di divulgazione e sensibilizzazione in cui sono impegnato.
    A tal proposito vorrei segnalarti una rielaborazione che ho fatto sui dati della Ragioneria Generale dello Stato.
    Ciao
    Filippo

    https://docs.google.com/open?id=0B6325uaRFWWbMEpZRENEWEhMd3c

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    1. Ottimo lavoro come sempre Filippo!!! Che con il tuo permesso, mi piacerebbe pubblicare in uno dei prossimi articoli...citando sempre la fonte, ovviamente!!!
      Unica cosa che non mi torna, ma forse sbaglio io e quindi verificherò meglio i miei dati, a me l'avanzo primario complessivo risulta di 600 miliardi circa nel periodo 1992-2011, mentre a te vedo che supera già i 600 miliardi nel periodo 2003-2011...quindi verifica meglio la fonte dei dati della Ragioneria, perchè non vorrei che si tratti del bilancio dello stato centrale, con esclusione delle amministrazioni locali, province, regioni, i cui singoli bilanci poi vanno a finire anche loro dentro il calderone del bilancio consolidato annuale...ma ripeto, potrei essere io in errore nel reperimento dei dati...tuttavia a parte i numeri (che sono importanti per carità) il concetto rimane lo stesso: "i soldi dell'avanzo primario servono soltanto per pagare gli interessi agli investitori finanziari"...su questo non ci sono dubbi purtroppo!!!

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    2. Carissimo Piero,
      non hai bisogno del permesso, anzi ti ringrazio del tuo tempo ed attenzione.

      La fonte dei dati:
      http://dwrgsweb-lb.rgs.mef.gov.it/DWRGSXL/pages/cons/index.jsp?inf=5

      I file dati che ho utilizzato:
      https://docs.google.com/open?id=0B6325uaRFWWbcV9xZEtmUlNjLTQ
      https://docs.google.com/open?id=0B6325uaRFWWbWU1hUF9EejdoT00
      https://docs.google.com/open?id=0B6325uaRFWWbYTE2bzFfQnowS0U

      A presto. Ciao

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    3. Perfetto Filippo e grazie ancora...quando avrò un pò di tempo mi metterò a spulciare i dati e poi magari ci confrontiamo direttamente per capire insieme quale sia il risultato finale dell'avanzo primario in valore assoluto.

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  9. L'Islanda vuole entrare in Europa e adottare l'euro (preferendolo al dollaro canadese che sarebbe comunque, come per l'euro, un modo di avere dei vincoli di cambio); che ne pensi?.

    http://www.testelibere.it/blog/lislanda-nella-trappola-dellunione-europea

    http://www.calgaryherald.com/business/money/Economically+challenged+Iceland+plans+adopt+Canadian/7427366/story.html

    http://en.wikipedia.org/wiki/Icelandic_kr%C3%B3na#Iceland_and_the_euro



    P.S.:Avevo postato la stessa cosa dall'ipad e sembrava pubblicata, poi sul pc non c'era più. Spero che non mi faccia il doppione.

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    1. Beh, quello che penso è abbastanza evidente: l'Islanda commetterà un grande errore perchè l'aggancio all'euro non permette soltanto un maggiore afflusso di capitali internazionali e la stabilità degli scambi commerciali con l'Europa come loro sperano, ma anche una serie di norme restrittive di finanza pubblica che finiranno per strozzare anche i vivaci cittadini islandesi.
      Purtroppo quando ho parlato di Islanda mi sono sempre tenuto alla larga dalla tentazione di mitizzare tutto ciò che sta avvenendo lassù, perchè è chiaro che oltre alle cose positive come il risveglio popolare, la partecipazione attiva alla vita popolare, il modo corretto in cui è stata affrontata la crisi bancaria tramite una rapida nazionalizzazione delle tre banche fallite, esistono molte ombre, che si allungano soprattutto sulla pessima classe dirigente che ancora guida il paese. Sicuramente molti politici avranno ceduto davanti alle pressioni che sono giunte da Bruxelles e dintorni, perchè parecchie banche europee, francesi e tedeschi soprattutto, hanno bisogno di una valvola di sfogo dove investire i loro capitali e l'Islanda potrebbe un posto adatto per iniziare a creare nuove bolle speculative. Purtroppo la scarsa informazione sugli ingarbugliati intrecci finanziari internazionali, crea spesso disorientamento nella gente e la classe dirigente ha facile gioco a fargli credere cose assurde per un loro specifico interesse...se tu pensi che milioni di italiani si sono fatti buggerare da quattro marpioni politici di centrosinistra soprattutto sulla convenienza della permanenza nell'area, non vedo per quale motivi non dovrebbe riuscirci i politicanti islandesi...a mio tempo, avevo detto che gli islandesi avrebbero resistito alla tentazione di entrare nella zona euro, e spero ancora per loro che si risveglieranno un'altra volta prima che sia troppo tardi...comunque grazie per la segnalazione, perchè in effetti non avevo più seguito da vicino l'evoluzione delle loro trattative sull'ingresso o meno nell'eurozona...se lo faranno, mi dispiace molto per loro che sono un popolo tenace e combattivo che meriterebbe ben altre soddisfazioni, ma chissà egoisticamente posso dire che per noi sarebbe un vantaggio perchè quando gli islandesi si accorgeranno in che truffa verranno incastrati, potrebbero dare la scossa agli europei lobotomizzati e moribondi!!!

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  10. Piero se ti interessano i dati aggiornati al 30/6/12 circa l'esposizione delle banche estere (in particolar modo quelle francesi e tedesche) al debito italiano sono da pochissimi giorni usciti i dati su sito della bank of international settlement... Io ci ho fatti anche un pezzo http://ideatrading.investireoggi.it/esposizione-banche-francesi-e-tedesche-al-debito-italiano-aggiormanento-al-30062012-4311.html

    Saluti

    Angelo Meschi
    autore del blog IdeaTrading

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    1. Grazie Angelo per l'aggiornamento, provvedo subito a correggere il dato riportato di 177 miliardi, che è un pò datato, visto che nel frattempo i tedeschi hanno provveduto a fare un pò di pulizia...utilizzerò sicuramente come fonte il tuo articolo per i prossimi ragguagli sulla situazione disastrata dell'eurozona!!!

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    2. il valore della francia mi sembra sbagliato,questo : Vs Italia 248,095 mld

      ma sicuro che non siano total claims , intendo ^claims^ settore pubblico +privato?

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  11. Piero un articolo bello denso, e come sempre piacevole.
    Vorrei lasciare un link su gli sperperi dell Eurozona.
    http://www.imolaoggi.it/?p=19005
    Come dire tutti signori con i soldi altrui...
    Ciao piero continua cosi'
    Leonardo IL_CECCHE

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    1. Oddio mi sono confuso a leggere tutta quella lista!!! Ma qui ci sarebbe da aprire un altro bel capitolo, perchè mi piacerebbe capire da dove prendono tutti quei soldi, visto che a noi ci stanno dissanguando!!!! Non saranno mica i trasferimenti dei vari paesi membri???

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  12. Che dire... questa volta mi son preso un bel respiro e sono arrivato sino in fondo all'ultimo commento, almeno quello visibile nel momento in cui sto scrivendo. Leggere tali analisi e contro-analisi, candidamente lo ammetto, è assai stimolante, almeno per me.
    Ritengo però che i numeri, come i grafici, come gli schemi e le previsioni asettiche, se troppo elaborati rischiano di allontanarsi troppo dalla realtà. E la realtà è fatta di sostanza e di relazioni interpersonali e di soddisfazione caratteriale e di sopravvivenza materiale.
    Sposo pienamente le tesi che legano "le decisioni di alto livello politico ed istituzionale" a determinati interessi. D'altronde ne sto facendo una battaglia personale da diverso tempo e questo senza timor di smentita. Anzi ed a tal proposito, personalmente, mi spingerei anche oltre...ma per chi volesse farsi un'idea sul mio pensiero, ritengo di aver sufficientemente riempito del mio ego lo spazio virtuale del Web.
    Quel che mi ha colpito dell'articolo sono alcuni passaggi, come alcuni commenti.
    Avrei voluto prendere appunti a riguardo ma la mia indole pigra mi scoraggia sovente.
    Pertanto, vado a memoria, sempre che mi assista:
    La moneta, gli opinionisti antagonisti, i decisori opportunisti, i dati "accademici", il riflesso sulle interrelazioni sociali, la rivolta dei popoli.
    Ho generalizzato e riassunto proprio per necessità legate alla memoria ed alla pigrizia.
    Fermo restando il mio scetticismo e la mia politica del "dubbio", ritengo che l'attuale crisi sia un'abile manovra per ammansire anche le teste più calde piegate dalle necessità materiali.
    E non v'è bisogno di schema o di rapporto statistico o relazione istituzionale per comprendere questa immediata evidenza.
    Ritengo altresì, che il dissenso più antagonista a quest'opera buffa sia stato altrettanto abilmente convogliato verso forme di contenimento, naturalmente più controllabili e sopprimibili, in caso di necessità.
    Ritengo, ulteriormente, che non può esservi via d'uscita a tale incubo se non si sarà mai in grado di acquisire un consapevolezza ferma e concreta della natura del problema che identificherei in tal modo:
    1) moneta strumento
    2) relazioni sociali scopo
    Oserei porre questa domanda: quanti di noi, iniziando una mattinata di "merda" (perdonami Piero per il franco-tedesco-inglesismo-italiota) si pongono il rispetto del prossimo e la condivisione come obiettivi per la giornata?
    Al diavolo (letteralmente intendendo) tutto il resto delle teorie. Qui è un problema non solo di consapevolezza ma di coscienza personale.
    Sono un appassionato di economia e scienze economiche ma prima ancora sono un'estimatore di scienze sociali ed antropologiche, per cui i dati per me si sposano fattibilmente solo se hanno un senso con la "matematica dell'equilibrio".
    E qui entro addirittura nel filosofico.
    Già, perché sono stanco di numeri sparati a zero senza nessuna connessione con i rapporti tra persone, se non intermedi ed astratti ma terribilmente veri in termini di conseguenze.
    Sono in pieno accordo con le tesi su esposte (dall'articolo e dai commenti) sull'incidenza pratica dei numeri rispetto alla vita di ogni giorno, ma se si smettesse di analizzarli solo ed esclusivamente come numeri e ci si impegnasse ad assumerli anche come misura di capacità cognitiva delle persone, forse si potrebbe sperare anche in qualche passo avanti.
    Fermo restando la volontà di ognuno di rimanere vittima di se stesso o della sua comunità e relativi decisori/dominatori.
    Il richiamo alla manifestazione del 27 ottobre p.v. è quanto di più dovuto.
    Anche se ultimamente nutro una seria rassegnazione nei confronti della ns capacità di reagire.

    Mi scuso infine, per la mancanza di tecnicità sull'argomento e per l'assenza dei dati ma la mia indole mi spinge invariabilmente a parlare in termini di perduta oratoria piuttosto che in termini di spesso spuria economia accademica.
    Pertanto chiedo in anticipo perdono.

    Un saluto,
    Elmoamf

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    1. Come sai apprezzo moltissimo i tuoi interventi, perchè danno un respiro e una visione di lunga gittata che supera di gran lunga la pura osservazione analitica ed empirica dei dati...
      Anch'io sposo la tesi che questa che ci troviamo ad affrontare è innanzitutto una rivoluzione culturale, nel senso di un nuovo modo di intendere il rapporto dell'uomo con la società con lo circonda, e poi, solamente ad un livello più basso, una rivoluzione politica ed economica...
      Ecco per quale motivo con grande sforzo nelle mie analisi cerco di privilegiare gli aspetti descrittivi, culturali e di contorno (l'opera buffa insomma...) rispetto alla pura analisi nuda e cruda dei dati, che servono solamente come base per costruire i ragionamenti e come stimolo per solleticare il processo induttivo dal particolare al generale, che per deformazione professionale mi è più confacente...ovviamente poi bisogna anche ripartire in senso inverso, dal generale al particolare, per capire quale impatto avrebbe sulla società il cambiamento di paradigma che voglia imprimere...questo per dirti ancora che apprezzo molto le tue illuminanti sollecitazioni che mi aiutano a tenere dritta la barra e a non disperdermi nell'oceano dei numeri, dei dati, dei grafici, dove è facile perdersi e lasciarsi trascinare...per me ripeto, la rivoluzione culturale viene prima di tutto e il primo elemento scatenante di una qualunque rivoluzione culturale è la diffusione capillare della consapevolezza sugli argomenti cruciali su cui fonda tale rivoluzione culturale: l'uomo, il suo benessere, la sua felicità, il suo rapporto con la collettività, le ricadute del suo operato sull'ambiente circostante, deve essere al centro di ogni dibattito, mentre i numeri, i dati, l'economia, la politica stessa devono girare intorno a questi punti focali come elementi altamente discrezionali, flessibili, mutabili nel tempo secondo le circostanze che via via ci troveremo ad affrontare...battaglia lunga, complessa, durissima, ma il nostro compito di uomini di oggi è quello di piantare i semi, che magari raccoglieranno i bambini di oggi e gli uomini di domani...grazie ancora per avermi ricordato la rotta, come una bussola in mezzo a queste furenti tempeste di numeri, dati, grafici etc etc....

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    2. Ti chiedo perdono anticipatamente Piero per aver inserito il tuo articolo (senza preventivamente chiederne il consenso ma debitamente citandone la fonte) nel mio miserissimo canale di divulgazione.
      Ti ringrazio altresì per l'apprezzamento espresso, la mia vuole essere solo una semplice opera di sensibilizzazione dell'opinione altrui, affinché ognuno abbia la possibilità, non dico la certezza, di poter affinare le proprie armi di difesa e riscatto nei confronti della soverchia altrui!

      Un caro saluto,
      Elmoamf

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  13. Vedi Piero tu devi capire che la Germania si sente padrona d'Europa non pontendo ambire ad essere padrona del mondo.
    I tedeschi sono austeri e convinti della loro superiorità intellettuale specie nel campo dell'economia. Essi si considerano anche grandi educatori. educatori di popoli. Lo sono stati per molto tempo: hanno educato i polacchi, gli ebrei, i dissidenti politici, i diversamente abili.
    l'educazione è uno dei campi preferiti di alcuni governi tedeschi di qualche tempo fa.
    luogo di ritrovo degli educandi era il campo di rieducazione, sorta di magazzino (che in tedesco si dice lager), in luoghi aperti, ove poter far lavorare diverse persone perché come si sa "arbeit macht frei". questo motto è sempre stato affisso nei luoghi rieducativi della germania.
    la popolazione tedesca sapeva ma lasciava correre. in fondo loro sono superiori, gli altri erano sacrificabili (se possibile dopo mesi di duro lavoro.. se possibile nei forni!).
    con questa pacifica e bellissima filosofia di vita la germania, seppur con altri mezzi, continua a chiedere tributi, ad educare popolazioni.
    Ora tocca alla Grecia, domania alla Spagna, dopodomani all'Italia.
    e non è detto che i cittadini di questi Paesi non siano costretti a procacciare lavoro in germania, magari in campi di lavoro, magari in campi rieducativi..
    forse sotto l'ombra di vessilli non dissimili da quelli di un tempo. belle croci nere in campo rosso, ma con angoli smussati come si addice al XXI secolo.
    del resto un greco o un italiano magari pagati 50-100 euro al mese farebbero comodo alle fabbriche naz..tedesche.
    non si sa mai. in fondo la Germania non è in recessione. la manodopera può sempre servire specie a buon mercato.

    ah quanto amo il popolo tedesco. con o senza divisa, con o senza croce uncinata, rimane sempre un popolo così pacifico, così nobile, così pronto per i propri interessi a sacrificare la vita e l'economia altrui.
    e non è detto che in futuro non arrivino ad eleggere democraticamente qualche saggio uomo con i baffetti neri, come fecero, sempre democraticamente nell'ormai lontano 1933.

    sieg heil

    (fabrizio)

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    1. Deutschland uber alles...cosa dirti Fabrizio? Forse che la penso esattamente come te? Diciamo che cerco di essere evasivo e faccio il vago e il diplomatico dicendo che i tedeschi sono un popolo poco incline alla collaborazione pacifica e solidale con gli altri paesi e molto più portati per il dominio autoritario...ma in fondo il concetto non cambia, anche perchè mio nonno c'è stato in quei "campi rieducativi" chiamati lager non come deportato ma come lavoratore forzato e non è che per lui sia stata proprio una bella esperienza educativa, almeno stando ai suoi racconti...e per fuggire a piedi di notte per tornare a casa, significa che proprio tanto bene lì dentro non ci stava...quindi la mia diffidenza nei confronti dei tedeschi e della loro moderna conversione democratica ha origini molto antiche...speriamo solo che il passato non si ripeta!!!!

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  14. perché non parlate mai dell'argentina? voi avete in mente dei modelli ma ricordatevi che l'argentina seguendo quei modelli è fallita. è un Paese finito! 200% di inflazione, debito pubblico alle stelle, disoccupazione al 60%, crescita economica nel 2011 pari a -10% del pil e crescita industriale nulla.
    l'argentina non si è ripresa. è morta.

    anche un mio amico del PD me lo ha confermato.

    ditele queste cose

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    1. Dica piuttosto al suo amico di informarsi meglio.
      Secondo il Fmi, il pil dell'Argentina nel 2011 è cresciuto dell'8,9% (non del -10) e quest'anno aumenterà del 2,6 (un bel rallentamento, ma sempre meglio dell'Italia che farà un -2,4).
      Sempre secondo il Fmi, i prezzi crescono poco meno del 10% (non del 200%)e il debito pubblico è circa il 45% del pil.
      La disoccupazione è il 7,2% (fonte Economist).

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    2. Mancano solo le cavallette, le inondazioni, i pesci morti e l'apocalisse biblica è completa...sei poi queste informazioni catastrofiche sull'Argentina te le ha passate il tuo amico del PD siamo in una botte di ferro, visto che lui sarà pure uno che vuole "più Europa" e "gli Stati Uniti d'Europa" per farsi taglieggiare i risparmi e i diritti dai banchieri...se tanto mi da tanto, l'Argentina dovrebbe essere un vero paradiso in terra!!! Grazie Giorgio per la pronta risposta condita da dati molto più veritieri, ma con questi TROLL ci vuole una santa pazienza...e comunque forse al troll in questione gli è sfuggito che dell'Argentina avevamo già parlato in questo articolo:

      http://tempesta-perfetta.blogspot.it/2012/10/la-banca-centrale-pubblica.html

      Ma cosa vuoi farci, lui frequenta i circoli del PD, non ha tempo di leggere e all'argentino Che Guevara ormai preferisce l'italianissimo banchiere Corrado Passera... come si cambia per non morire, o per tirare a campare, avrebbe cantato Fiorella Mannoia...e non dimentichiamoci che loro sono pure quelli buoni che vogliono la pace nel mondo e la fraternità universale!!! Eh già, la pace nel mondo è importante...

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    3. spero che dopo le risposte di Giorgio e Piero tu abbia finalmente capito cos'è il PD.

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  15. Piero ho trovato un video ANDATO IN ONDA SUL TG3, guarda le facce di chi e' in studio, mentre parla la signorina bionda... roba da non credere.
    Un saluto e viva l'Italia!!!
    http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=yxfxqVQJsm8
    Leonardo IL_CECCHE

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  16. Aggiornamento sulle "manovre distruttive" di Schettino............oooops...... volevo dire di Monti:


    Chi perde e chi guadagna dalla legge di stabilità

    di Domenico Moro da “Pubblico“

    Alcuni continuano a chiedersi qual è il senso di una manovra che prende con una mano e dà con un’altra. In realtà, Monti non dà nulla e prende molto più di quanto sembri. Prende dai redditi più bassi e dai lavoratori e dà alle grandi imprese, realizzando un gigantesco trasferimento di ricchezza sociale. I provvedimenti avranno ulteriori effetti recessivi, sulla linea di quelli già varati e che hanno depresso domanda e produzione. Con una mossa degna di un giocatore delle tre carte, il governo ha gettato fumo negli occhi riducendo le prime due aliquote dell’Irpef. La prima dal 23% al 22%, la seconda dal 27% al 26%. Nel migliore dei casi si realizzerebbe un risparmio di 280 euro per contribuente, che in totale nel 2013 sarebbe di circa 4,27 miliardi in meno per l’erario. Si tratta però per i cittadini di risparmi del tutto aleatori. In primo luogo, il governo ha introdotto una franchigia di 250 euro su deduzioni e detrazioni e un tetto di 3000 euro alle spese detraibili.
    Il risultato è un aggravio di imposta di 2 miliardi di euro, che colpirà 21 milioni di persone, di cui il 94,5% lavoratori dipendenti e pensionati. Per quanto riguarda le spese sanitarie la franchigia a 250 euro risulta raddoppiata rispetto a quella attuale e gli sconti saranno ridotti del 25%, aggravando l’aumento di ticket e spese sanitarie. Tra i più colpiti dal tetto alle spese detraibili saranno i 3,2 milioni di titolari di mutui, che prima potevano portare in dichiarazione fino a 4mila euro con uno sconto di 760 euro, che ora non potrà superare i 570 euro. Con la contrazione dei mutui e del mercato immobiliare è facile immaginare l’ulteriore effetto depressivo sul settore delle costruzioni. Ma l’aspetto forse più odioso delle nuove deduzioni e riduzioni è la retroattività, essendo valide dal 2012, mentre i tagli Irpef partiranno dal prossimo anno: una decisione contro il principio di non retroattività della legge e lo statuto dei diritti del contribuente. Quindi, nel 2012 si verserà una imposta Irpef più salata, altro che alleggerimento fiscale. Senza contare che la riduzione di detrazioni e deduzioni aumenterà l’imponibile da assoggettare alle addizionali regionali e comunali Irpef. Passiamo ora agli aumenti delle imposte, questa volta reali. Il governo ha sottoposto il paese ad una cura da cavallo, motivandola con la volontà di non aumentare l’Iva. Ecco che, invece, l’Iva viene aumentata di un altro punto percentuale, portando l’aliquota media del 10% all’11% e quella massima dal 20 al 21%. In qualche caso, anche l’aliquota più bassa è stata ritoccata: per i servizi delle cooperative si passa dal 4% a 10%. Si tratta di aumenti privi di una seria logica economica. In primo luogo, perché, spostando la tassazione dalle persone alle cose, penalizza i redditi più bassi in quanto l’Iva grava su tutti allo stesso modo. In secondo luogo, perché è poco efficace: tra gennaio e agosto, nonostante l’aumento dell’1%, il gettito Iva è diminuito rispetto al 2011 di 913 milioni (-1,3%).

    segue.....

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  17. ......continua:

    In terzo luogo, l’aumento dell’Iva non si limita ad incrementare i prezzi dell’1%, in quanto il settore della distribuzione di solito prende a pretesto l’aumento dell’Iva per incrementi maggiori. L’aumento dell’inflazione che ne consegue, in presenza di un ristagno salariale e di un aumento di disoccupazione e cassa integrazione, riduce fortemente il potere d’acquisto dei lavoratori e il monte salari complessivo. Inoltre, ad essere più penalizzati saranno i bassi redditi in quanto l’aumento dell’aliquota intermedia si applica su molti generi di prima necessità. In sintesi, è una scelta con effetti recessivi a catena sull’intera economia italiana. Anche se il gettito complessivo dell’Iva prevedibilmente calerà, l’aumento dovrebbe valere circa 5-5,5 miliardi. Ecco, quindi, che, detraendo la riduzione dell’Irpef (4,27 miliardi) dalla somma dell’incremento dell’Iva (5-5,5 miliardi) e delle minori deduzioni e detrazioni (2 miliardi), il saldo per i contribuenti è negativo per circa 2-2,5 miliardi, pesando però essenzialmente su quelli più poveri. Ma non basta. Infatti, il governo ha reso permanente l’aumento dell’accisa carburanti per il recente terremoto, allineandosi alla scuola di pensiero che ci fa pagare al distributore calamità di cinquanta anni fa. Nel decreto si prevede anche l’aumento delle aliquote della tassazione sul Tfr, dal 23% al 23,5%, per un Tfr maturato in 10 anni e pari a 20mila euro, dal 26,19% al 27%, per 20 mila euro, e dal 29,40 al 29,75%, per 40mila euro. I lavoratori pubblici, con il congelamento del rinnovo dei contratti e la conferma della sospensione della vacanza contrattuale, perderanno tra 2010 e 2014 dai 6mila agli 8000 euro. Un provvedimento ancora più iniquo se si considera che sono saltati i tagli del 5 e 10% sui superstipendi che nei ministeri superano abbondantemente in decine di casi i 200mila euro. Se il salario diretto in busta paga e quello differito, Tfr e pensioni, vengono colpiti, il salario indiretto, erogato attraverso i servizi sociali, viene attaccato ancora più duramente. Il decreto del governo prevede un taglio di 1,6 miliardi alla spesa sanitaria tra 2013 e 2014, che si aggiunge ai tagli già adottati. Inoltre, i trasferimenti statali agli enti locali verranno ridotti di 2,2 miliardi di euro, di cui 1,5 miliardi alle regioni. Considerando che i bilanci di molte regioni e comuni sono disastrati e che i ticket sanitari e le imposte locali sono già molto alti, questi tagli avranno un ulteriore effetto rialzista sulla tassazione locale e di peggioramento della qualità del servizio, che sarà scontato da chi non può usufruire della sanità privata. Chi beneficerà dei provvedimenti del governo? In primo luogo le grandi imprese. A queste verrà concesso uno sconto fiscale di 1,6 miliardi di tasse, praticamente l’equivalente dei tagli alla sanità, con i quali verrà pagato. Lo sconto è condizionato al raggiungimento di accordi di produttività tra imprese e sindacato. Si tratta di un’ulteriore spinta a rendere secondari i contratti nazionali e a legare le retribuzioni alla produttività. Questa non deriverebbe, stante anche il calo degli investimenti, da innovazioni tecnologiche e di prodotto ma dall’aumento dei ritmi e della durata del lavoro, che Squinzi, presidente di Confindustria, ha evocato come le leve da impiegare per salvare l’industria italiana. Dulcis in fundo, le scuole private percepiranno 223 milioni di euro, mentre gli insegnanti delle scuole pubbliche lavoreranno 6 ore in più alla settimana.

    http://keynesblog.com/2012/10/19/chi-perde-e-chi-guadagna-dalla-legge-di-stabilita/

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  18. Il grande inganno di Monti sulla spending review
    Di Roberto Romano

    Sono ormai sei le manovre correttive che a diverso titolo aumentano le entrate e riducono la spesa: DL98/2011; DL138/2011; Legge di Stabilità 2012; DL201/2011; DL95/ 2012, meglio noto come «Spending Review», a cui si aggiunge la Legge di stabilità del 10 ottobre 2012. L’ampiezza delle 6 manovre, cioè il reperimento (complessivo) delle risorse, è pari a poco meno di 5 punti di Pil nel 2012, poco sopra i 6,5 punti di Pil nel 2013 e oltre 7 punti di Pil nel 2014. Complessivamente il governo Berlusconi e il governo Monti hanno predisposto delle misure correttive, per il triennio 2012-2013-2014, che sfiorano i 130 miliardi di euro. L’effetto delle manovre è stato quello di una crescita del Pil negativa per il 2012 del 2,4%, con delle previsioni “ufficiali” per il 2013 prossime allo zero o poco al di sotto dello zero. Utilizzando un modello prudenziale relativo all’impatto dei provvedimenti adottati dal governo sulle previsioni economiche (50%), le stime di crescita del Pil per il 2013 sono pari tra un meno 2,5-3% del Pil. Se la crescita del Pil non assicura nessuna crescita dell’occupazione, è altrettanto vero che una sua riduzione farà crescere il tasso di disoccupazione ben oltre l’attuale 12%. Il quadro programmatico del Def di settembre prevede per il 2012 un indebitamento netto pari al 2,6% del Pil, che diventa l’1,8% del Pil per il 2013, con una crescita dell’avanzo primario (il saldo al netto della spesa per interessi) in forte crescita: per il 2012 l’avanzo primario è pari a 2,9 punti di Pil, per il 2013 è pari a 3,8 punti di Pil. Non bisogna mai dimenticare che il risparmio pubblico, l’avanzo primario, significa una contrazione dei consumi pubblici e quindi una contrazione dei consumi aggregati, quindi una riduzione del Pil. Indipendentemente dalle manovre correttive, il debito pubblico continua a crescere. Se il denominatore (Pil) continua a diminuire, il rapporto debito/Pil può solo crescere. Infatti, una contrazione del Pil determina delle minori entrate fiscali, le quali appesantiscono i saldi finanziari complessivi. Il governo, in accordo con l’Ue, quando parla di bilancio in pareggio intende l’indebitamento strutturale, cioè il pareggio di bilancio al netto delle misure una tantum e del ciclo economico. L’andamento del pareggio strutturale segue il seguente percorso: 0,9% per il 2012, 0,0 per il 2013 e 0,2% per il 2014. Legge di stabilità Gli obbiettivi generali della Legge di Stabilità (2013-2015) sono il pareggio di bilancio strutturale per il 2013, assieme alla crescita dell’avanzo primario. Le misure adottate non modificano nella sostanza i provvedimenti pregressi, anche se alcune misure cambiano segno nell’impostazione. Sono 5 gli assi delineati nella Legge di stabilità: dimezzamento dell’aumento dell’Iva; incentivi alla produttività (territoriale) pari a 1,2 mld di euro; contrazione della spesa dei ministeri programmati con la Spending Review; garantire i pagamenti arretrati della Pubblica Amministrazione; garantire le risorse per gli esodati riconosciuti. Gli strumenti per recuperare le risorse finanziarie necessarie per raggiungere gli obiettivi indicati fanno capo alla Spending Review; alle banche e alle assicurazioni; alla Tobin tax.
    segue.......

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  19. .....continua:

    Al netto degli aspetti ideologici (tobin tax e le misure relative alle assicurazioni e alle banche), le misure previste nella legge di stabilità sono legate solo e unicamente alla Spending Review, e non potrebbe essere diversamente. Infatti, la Tobin tax diventerà una tassa europea nel migliore dei casi, le cui entrate potrebbero al limite essere ripartite tra gli Stati aderenti. Stando ad alcune stime si parla di 20-30 mld di euro a livello europeo. Il segno politico della legge di stabilità è la continuità, con una rappresentazione della riduzione dell’Irpef che travalica l’indecenza. Non dimentichiamo mai che l’aumento dell’Iva doveva coincidere con la mancata attuazione della Spending Review. I risparmi relativi alla Spending Review (maggiori entrate fiscali in ragione della riduzione delle detrazioni e deduzioni fiscali) sono interamente confermati, cioè meno 4,4 mld per il 2012, meno 10,3 mld per il 2013 e meno 11,2 mld per il 2014. Quindi, tecnicamente non si doveva aumentare l’Iva, ma il governo decide comunque di aumentarla di un punto invece di due punti come inizialmente previsto. Cosa è accaduto? Un raggiro! I tagli delle deduzioni e delle detrazioni colpiscono mediamente i redditi più bassi per non meno di 20 mld di euro, mentre la riduzione delle aliquote irpef, cioè dal 23% al 22% per i reddito da zero a 15.000 euo e dal 27% al 26% per i redditi da 15.000 a 28.000 euro, non sarà in nessun modo equivalente. Non solo. L’aumento dell’Iva di un punto coinciderà con la riduzione delle aliquote fiscali Irpef. In questo modo l’uguaglianza dell’imposta irpef (redditi diversi, famiglie diverse, imposte differenziate) si snatura. Il reddito diventa l’unico riferimento dello stato per sostenere i cittadini più bisognosi, evitando accuratamente di intervenire sulle differenze che ci sono ai nastri di partenza delle famiglie. Ricordare in questo caso Einaudi non è fuori luogo: i diritti presi sul serio. Piccola nota a margine: provate a pensare all’evasione fiscale e a quanti dichiarano dei redditi negativi. La riforma delle deduzioni faranno capo ai redditi superiori a 15.000 euro, con una franchigia di 250 euro per alcune deduzioni e detrazioni, con un massimo di 3.000 euro solo per le detrazioni (le imposte). Sulla sanità, si prevede un taglio non inferiore a 1,5 mld di euro, agendo sull’insieme della spesa aggredibile dei farmaci (11 mld di euro), 7 mld di euro per i dispositivi medici e 32 mld di euro per gli investimenti. Gli altri provvedimenti sono altrettanto fastidiosi. I principali sono: blocco dei contratti pubblici fino al 2014 e blocco dell’indennità di vacanza contrattuale che sarà ripristinata nel 2015; riduzione dei permessi (legge 104 del 1992) per l’assistenza familiare ai disabili e la cura dei parenti; riduzione del 50% della retribuzione dei giorni di permesso; riduzione di 2,2 mld di euro per gli enti locali; istituzione di un fondo ad hoc per gli esodati (passa il principio del diritto in funzione delle risorse disponibili, diversamente da quanto insegnato da Bobbio). In attesa della relazione tecnica, che spesso riserva sempre delle sorprese, il quadro è quello di un governo che riesce a diventare dracula e licantropo.

    Fonte: http://pubblicogiornale.it/politica/monti-inganno-spending-review/

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  20. innanzitutto vale sempre la massima parlare, scrivere solo se si conosce ciò che si vuole dire o scrivere.
    voi straparlate. vi occupate di cose che non vi riguardano. lasciate l'economia e la politica a chi la vive e a chi governa. voi non siete nessuno.
    Il fatto è che avete scritto una marea di idiozie senza senso. vi assicuro che questa che fate voi è disinformazione pura. innanzitutto il governo Monti si occupa di recuperare i soldi che l'Italia ha sprecato negli ultimi anni e l'unico modo per farlo è tramite la tassazione, i tagli in bilancio, l'austerità e la spendig review che è in grado di riassumere squisitamente tutti i principi del risparmio.
    il nostro governo è testo a distribuire i sacrifici con equità per pensare a far crescere il nostro Paese in futuro, per dare un futuro certo alle nuove generazioni.
    il pressappochismo vostro è imbarazzante.
    voi sapete bene che quando un'economia è in recessione occorre pensare alla crescita e reperire i soldi tramite tassazioni dirette e indirette.
    l'economia moderna mi insegna che occorre anche aumentare le accise e le tasse sulla benzina per poter rimettere il debito pubblico.
    sempre l'economia mi insegna che il debito pubblico è una grave piaga e solo se questo scende sotto il 100% in rapporto al pil ci sarà vera crescita.

    come ripeto . voi non siete nessuno.ci sono i politici e i tecnici e al momento stanno lavorando in cose che voi neanche lontanamente capite.
    a volte rimpiango i tempi in cui chi scriveva quello che scrivete voi veniva mandato al confino.
    ma erano altri tempi

    (ex consigliere comunale di un comune del Lazio)

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    1. BASTA TROLL hanno rotto (taglia piero!!!!)

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    2. Ma Robert,
      il tipo sta chiaramente scherzando.
      Qui l'autore ci fa vedere come la 'gnuranza possa essere ostentata in modi talmente paradossali e grossolani da "definire" il contrario di tutto ciò che afferma come "conoscenza".
      Ergo è un'operazione dadaista di diffusione del logos, per sottrazione elittica (una figura della topica di Cicerone che ha chiaramente rielaborato alla luce di Thomas Viehweg e della Scuola di Vienna, quella di inizio '900, preciserebbe lui stesso).
      Assorto nel tracciare un paraboloide iperbolico, lucidamente consapevole delle sue profonde riflessioni sul pensiero di De Grauwe e di Feldstein (in controluce diacronica chiaramente ispiratori del suo pensiero, a struttura inesorabilmente dimostrativa), ostende la "grazia in movimento" (innuendo che solo lui può captare) del vero pensatore che addita la strada all'umanità, in uno sforzo sovrumano e catartico di spersonalizzazione dall'ottica solipstica...

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    3. Vabbe anonimo che ce stai a predere per il culo!

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    4. @Quarantotto

      Non so come o grazie a quale genio intuitivo hai elaborato il tuo commento, non posso però che congratularmi per la creatività e l'incisività ironica con cui hai espresso il tuo pensiero sull'argomento.
      Di fronte al deviazionismo dei disinformatori non v'è miglior arma che la satira!
      Ancora complimenti per il componimento.

      Un caro saluto,
      Elmoamf

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    5. Caro Anonimo, quei tempi non ricordo che siano mai intercorsi.
      Forse lei si riferiosce al regime fascista, che però agiva secondo criteri squitamente keynesiani nel rapporto con a propria spesa pubblica (si guardi a questo pro la genesi dell'IRI).
      Ergo, al limite, al confine ci sarebbe andato chi parlava di "Austerità espansiva".

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  21. Ma denghiù (come direbbe l'ineffabile Biscardi) per i complimenti.
    Troppo bbbuono. E poi se non ci aiutiam tra di noi pora gente, di questi tempi, viva l'Itaglia (da "La città delle donne")!
    Purtroppo non disponiamo più di Pertini (ma come fece a digerire il divorzio tesoro-banca d'Italia? Per me rimane un mistero, dato che la cosa era super-illegittima, essendo stata realizzata attraverso una semplice lettera che rinunziava a esercitare una pubblica funzione governativa prevista dalla legge, che non fu abrogata...ci pensò poi Amato).
    Ah se riesco a mettere le mani sul "parere" dei "consulenti legali" citato da Andreatta nella famosa "lettera" a Ciampi! Qualcuno ha un'idea di come fare? :-)

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  22. http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=rVPB7Skz2PU

    ATTENZIONE VISIONARE IL VIDEO E DIFFONDERE PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI
    Grazie in anticipo.
    Leonardo IL_cecche

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  23. http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=Y3OfMqbXnz8
    VISIONARE ANCHE QUESTO.
    GRAZIE ANCORA!!!

    Leonardo IL_CECCHE

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  24. Hai finito di fare spam?
    hai scambiato il blog per un muro di annunci?

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    1. Che simpatico, sei come una gita in pasticceria per chi soffre di diabete, ebete...
      Leonardo IL_CECCHE

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    2. senti bello..se hai intenzione di postare link fallo da un'altra parte. capito! ebete lo dice a chi ti ha messo al mondo non a me!

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    3. Brrr che argomentazione, Oxford ???? XD XD Patetico...
      Leonardo IL_CECCHE

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  25. Bell'articolo Pietro, come sempre.

    Volevo segnalare a te e agli altri partecipanti del forum una discussione aperta sul FORUM dei 5 Stelle da un "amico" di facebook.
    Lo scopo di Fabio che ha aperto la "discussione\proposta dal basso" dal titolo "IMMEDIATA USCITA DA EUROZONA Moneta sovrana-Applicazione MMT" è quello di svegliare un pò gli attivisti 5stelle sul tema eurozona.
    La proposta viene votata e se raggiunge un certo numero di voti (in teoria) poi dovrebbe essere discussa e valutata.
    Lo scopo di questa proposta è anche quello di toccare con mano quanta libertà c'è nel movimento (che non mi va troppo a genio), e trovare persone con una mente sana e le idee chiare.

    Fabio ha tirato il sasso, la sua proposta ha raggiunto quasi 200 voti (un'enormità rispetto alle altre proposte discusse), SERVIREBBE gente con le palle che riesca a spiegare ai grillini (equivalenti di piddini, quasi) come stanno le cose.

    Vi posto il link, se lo ritente cancellatelo pure. A me sembra utile.
    http://www.beppegrillo.it/listeciviche/forum/2012/10/immediata-uscita-da-eurozona-moneta-sovrana-applicazione-mmt.html


    Buona serata
    Gian

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  26. Sono tornato da piazza S. Giovanni. C'erano più di diecimila persone secondo me. Discorsi un po' generici tipo "più salario e più pensioni"; l'unico che ha detto cose serie è stato Ferrero che inoltre ha indicato un obiettivo chiaro, parziale quanto si vuole ma non troppo secondo me, e cioè l'eliminazione del fiscal compact ma senza accennare a raccolte di firme o referendum etc; e alla fine l'unico elemento concreto si è perso in mezzo alle roboanti dichiarazioni che è ora di finirla! A casa questa classe politica!
    Secondo me non tutti sapevano cos'era sto fiscal compact, ma forse sono cattivo.

    Un ragazzo mi vende un opuscolo "Falce e Martello"; io per tastare il terreno gli chiedo se ritiene necessaria l'uscita dall'euro e quello mi risponde di no,che l'euro non c'entra niente e sembra molto deluso dalla stupidità della mia domanda. "Il problema è la lotta del capitale contro il lavoro". Ecco ecco, dico io e l'euro appunto è il mezzo per..."No! L'euro non c'entra niente. E' il plus valore." Pietosamente, in considerazione della giovane età e delle condizioni obiettivamente un po' stropicciate, non gli chiedo di spiegarmi cos'è il plus valore.

    Insomma, 10000 persone divisi in gruppetti uniti semplicemente da una vaga e non troppo vigorosa incazzatura, nothing more; per di più con un esponente di questi sottomovimenti che mi ha detto con estrema gravità che loro non possono dimenticare il fallimento colpevole e complice della politica della sinistra italiana negli ultimi dieci e più anni. Gli faccio presente che non c'è un singolo partito o movimento politico in Italia al quale non si possa, a ragione, imputare una prassi assolutamente fallimentare e che sarebbe il caso di unirsi sull'unico punto programmatico espresso dalla manifestazione, quello relativo al fiscal compact che se ottenuto metterebbe in grave situazione di scacco gli eurocrati di destra. Lui però ha detto che il suo movimento non solo non dimentica ma non può nemmeno rinunciare alle proprie idee di uscita dall'euro e sovranità nazionale. Memore del ragazzo di prima gli faccio presente che su quello non lo seguirebbe nessuno fra i cittadini elettori e che sarebbe saggio impegnarsi tutti insieme con chiarezza e energia sulla questione del F.C. cercando poi di far passare con pazienza il proprio discorso sull'euro e la sovranità, ma lui un po' risentito mi ha confermato che loro alle loro idee non rinunciano.
    Erano una ventina scarsa.
    Tutti sugli anta.
    Una simile fermezza in un ragazzino di 18 anni è sintomo di vigore giovanile, in un signore coi capelli grigi di qualcos'altro.

    Che palle...e quando leggo di quelli che anche qui vengono a ripetere che Ferrero mai perché nel 2006 Rifondazione Comunista ha fatto questo e quell'altro e poi non vengono a rompersi le palle a S.Giovanni (mai fatto in vita mia) e poi dicono che gli italiani non si muovono mentre spagnoli, portoghesi e greci sì e poi scrivono solo sui blog mi viene da pensare che la Merkel e i tedeschi abbiano proprio ragione.

    Hic Rhodus hic salta: chi è venuto a S. Giovanni? Chi è di Roma e non è venuto è un quaquaraquà e lo sa senza che sia io a dirglielo.

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    1. Bah, il ragazzino è un tipico esponente della sinistra bla-bla-bla e diventerà, inevitabilmente col tempo (e arraffando via via qualcosa di concreto, grazie alla politica "urlata" che fa comodo come facciata) un ottimo piddino, e se, oggi, in effetti più estremista di così, anche un futuro forzaitaliota per il nano di turno, mutatis mutandis.
      I signori sopra gli "anta" erano piuttosto lucidi e consapevoli e coraggiosamente attestati sull'unica vera soluzione praticabile; che poi sarà resa praticabile, in realtà, da forze naturali della Storia, radicate e mature nell'economia e facenti capo a popoli portatori di un maggior senso dell'interesse collettivo, della irrinunciabilità dello Stato-nazione come dimensione unica possibile (attualmente) di tutela del benessere generale.
      Le cose non sono scindibili in più fasi, dato il quadro non solo politico-nazionale e alla luce dell'incalzante succedersi degli eventi, e quando l'edificio inizierà a crollare, i voltagabbana italiani si moltipicheranno (come oggi quelli che rinnegano il nano o il "sogno" piddino) a velocità oggi insospettate...
      Il ragazzino penserà di continuare a fare l'antagonista e di non dover ascoltare e studiare per capire. Ma per fortuna i giovani non sono tutti "così". Sono gli ex-giovani "così", ora arroccati nel luogocomunismo pro-euro (sviluppo esattamente coerente con tale atteggiamento di partenza) che dovrebbero preoccupare...

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    2. "popoli portatori di un maggior senso dell'interesse collettivo"

      Ecco, a proposito dell' "interesse collettivo" (modo un po' accademico per parlare del senso dell' "essere comunità" in opposizione ai miseri "individui" benthamianamente e disperatamente anglosassoni) io lo sto dicendo da un sacco di tempo e mi rompo le palle (a me stesso ma anche abbondantemente al prossimo) andando in vari blog cercando di far capire che il punto NON sono le brillanti analisi sull'euro o la sovranità né le soluzioni tecnicamente irreprensibili da proporre (i professoroni/ini bravi che hanno capito tutto ormai li trovi pure in omaggio al supermercato) ma SOLO ED ESCLUSIVAMENTE LA COSTRUZIONE DI UN NUOVO SENSO DI APPARTENENZA.
      Lo so, è faticoso, bisogna impegnarsi sul serio e capisco che ci sia chi si incazzi dicendo che lui non ne vuole sapere, che ci siano quelli che glissano facendo finta di non aver sentito e pure quegli altri che scuotono la testa dicendo che ormai gli italiani sono un popolo imbolsito e tutte le balle varie che nascondono solo un compiaciuto disimpegno molto borghese (anche se eroicamente scrivono germania minuscolo); il punto è, come dici anche tu, che ci ritroveremo di fronte a questo problema volenti o nolenti quindi sarebbe intelligente preparare il terreno anche qui da noi.

      Non raccontate le scemenze sul mainstream che Grillo (che non voterei mai) fa tutto sul web.
      Non parlate di mancanza di fondi perché:

      1) Mille persone pronte a versare 100 o più euro al mese si trovano senza problemi se ci si impegna e significano un milione e due all'anno; vogliamo dire che facciamo la metà? Bè, ci si può fare comunque un sacco di cose

      2) Grillo non ha nessuno di alto livello se non nel campo della comunicazione; nei vari blog ci sono professori di livello internazionale in grado di cooptare molto facilmente altre persone competentissime che costituirebbero il nocciolo duro teorico del gruppo. Ripeto queste cose Grillo non le ha e se permettete contano un po' di più del saper far ridere la gente; il punto è che Grillo ha passione, ci crede a suo modo e sente "sdegno" per una condizione che (non economicamente) condivide con il popolo mentre i professori hanno un vizietto elitarista e forse anche un po' di strizza.

      La dimostrazione che sotto al disimpegno se non c'è o il cinismo o il compiacimento c' è un ancor più triste imbolsimento degli animal spirits riporto la frase dettami sempre da quel signore di cui parlavo, quello sugli "anta" che appartiene a quel piccolo movimento che sostiene l'euro e la sovranità nazionale; mi diceva che ormai la massa è del tutto passiva e che se non si svegliano i giovani non c'è più niente da fare.
      Io mi sono messo a ridere e gli ho detto "Guarda che mi hai appena detto che non ci credi più e da molto tempo". Lui ovviamente ha negato, ha detto che era un'analisi obiettiva della situazione...
      Ecco, io sono spiazzato di fronte a gente simile: ma ti rendi conto caro coetaneo della manifestazione (di nome L.) che se uno si arrende alle analisi obiettive è perché non gli funziona più l'animal spirit? Che se uno addirittura arriva a dire che l'ultima speranza è che ad altri più giovani si innalzi l'animal spirit è imbolsito in un modo tale che non gli resta che farsi cappuccino?

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    3. Quello che serve sono delle persone in grado di sostenere qualsiasi confronto dialettico e quindi servono dei professori, soprattutto di economia; poi servono quelli come me pronti a darsi da fare sul campo, i soldati per così dire. Tutti quanti poi ci si tassa mensilmente e si va avanti almeno un 5 anni dopodiché, su questo non ho dubbi, si riuscirebbe finalmente a raccogliere un consenso abbastanza vasto da poter avere un reale peso politico. Volete aspettare che "altri" si sollevino a causa dei crescenti disagi generati dalla crisi e dal regime di austerità sempre più dittatoriale? Bè, non succederà come credete voi; sarà un lento stillicidio e non un' esplosione, statene certi.
      Vabbè, devo scappare di corsa; ne parliamo ancora, spero.

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    4. Mica ho capito se è una replica che obietta al mio intervento.
      Ribadisco che saranno altri popoli, altri fattori di uno scenario non esclusivamente italiano, a travolgere l'attuale assetto.
      Ciò non toglie che sarebbe certamente importante, che dico essenziale!, per conservare e rinnovare la democrazia, non trovarsi a fronteggiare impreparati, come popolo-collettività-comunità, gli eventi.
      Sull'esigenza quindi di "attivarsi" al fine essenziale di bilanciare un gap di coscienza collettiva e di informazione drammatici, con me sfondi una porta aperta.

      Peraltro ti segnalo che persone che sentono o "manifestano" questo problema nella (condivisibile) urgenza che tu segnali, non paiono essere ancora "abbastanza".
      Ma si può rimediare.
      E' evidente che anche solo raccogliere un gruppo di "promotori" richiede di uscire dalla rete e, preliminarmente, disporre di un quadro sufficiente delle forze già omogeneamente (importantissimo) disponibili e delle expertise (non solo scientifio-economiche) raccoglibili.
      Esistono già delle "bozze" di attività praticabili di costituzione e promovimento (fase "costitutiva" minima): ma se non si sblocca il punto di quale "via" iniziale possa far partire i contatti e la concreta promozione, si rischia o di partire in un clima confusionario assembleare all'italiana, o di rimanere in logiche competitive tra "comunità" (sempre all'italiana) e...non partire, o di essere velleitari come i liberal-carbonari del 1821.
      Certo è scontato che sia così, ma non è rinunciatarismo privo di animal spirit (oddio sul concetto si potrebbe equivocare :-), quanto un riflesso del fatto che in rete le cose trovano "strutturalmente" questo limite e uscire dal "virtuale" può risultare un'operazione lunga o ambigua (e te ne potrei fare gli esempi).
      Se Piero acconsente (e ci legge) e anche tu, inviatemi in qualche modo un indirizzo mail per poter scambiare idee operative.
      Si fa molto prima se si riesce a fare rapidi scambi diretti e magari a quattr'occhi.
      Se non è questo che intendi, non saprei che altro dire...

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    5. Sì, intendo proprio questo.

      Piero ha la mia email quindi se vuoi farmi sapere qualcosa scrivimi così inquadro meglio la situazione.

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    6. Un gruppo di fondatori di DEMOCRAZIA MMT si riunira a Novembre a Roma per cercare di fare quello che dicono QUARANTOTTO e CS, contattateli sul loro sito.

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    7. Ecco CS, lo vedi? I problemi sono molteplici...
      Personalmente non voglio persuadere aderenti al movimento MMT delle mie diverse analisi su problemi non secondari. Ma neppure voglio aderire e essere in partenza inglobato in una visione dove non si considera che l'Italia non può stare in una situazione di deficit del CAB strutturale e che deve piuttosto perseguire il pareggio di bilancio "keynesiano", attenzione!, cioè equilibrio ciclico tra entrate e spese al netto degli interessi, banca centrale non indipendente dal governo, e assenza di avanzo primario ma non saldo primario negativo.

      Quello che può crearsi è un terreno neutro, su alcune idee comuni, digeribili dalle masse disinformate, che portino l'attenzione sull'euro come "motore" della crisi e sull'esigenza di un paradigma che lo superi per riconquistare un livello accettabile di democrazia.
      Ma su una diffusione politica sincronizzata di questo "minimo" bisogna avere quel tanto di consapevolezza informata (cioè solidamente argomentabile) e di flessibilità necessitata che solo l'idea dell'interesse solidaristico, prevalente sulla proprio particolare "terapia", può consentire.

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    8. "che solo l'idea dell'interesse solidaristico, prevalente sulla proprio particolare "terapia", può consentire"

      Guarda, è da quasi otto mesi che non faccio che dire da tutte le parti che bisogna capire che occorre creare un nuovo senso di appartenenza nelle masse, che il senso di appartenenza è l'unico fattore che dia un orizzonte di senso al sacrificio di sé indispensabile nella lotta (no, non dico che bisogna farsi ammazzare), che il potere si esercita in primissimo luogo distruggendo il senso di appartenenza dei subalterni e imponendogliene a forza uno d'accatto funzionale al mantenimento dei rapporti di dominazione. Il senso di appartenenza è il fondamento dei fatti storici, non i rapporti di produzione e il comunismo è finito perché Marx ha preteso di far passare l'assurdità (molto professorale) che coscienza di classe = senso di appartenenza.

      Ora per fare questo occorre ASSOLUTAMENTE rendersi conto che, al di là delle analisi economiche e delle soluzioni da proporre, una parte fondamentale della discussione deve essere proprio sul problema della rinascita culturale, della consapevolezza e partecipazione democratica della gente. Per adesso non solo parlate con un linguaggio che dimostra la volontà di convincere solo quelli che...già la pensano come voi, ma nessuno si è mai deciso a impostare un confronto incentrato su questo argomento delle cause dello sfacelo culturale delle masse, sulle relative responsabilità e sulle strategie da seguire per affrontare quello che è lo snodo imprescindibile di qualsiasi progettualità politica (bene o male intenzionata fra l'altro, solo che questa cosa la capiscono molto meglio i "cattivi").
      Questo perché avete un approccio esclusivamente logico deduttivo mentre i grandi comunicatori come Grillo e Berlusconi sanno essere anche affettivi e appassionati; in concreto significa che BISOGNA ANDARE FRA LA GENTE, fra gli operai, fra i negozianti e fra gli impiegati prima a chiedere cosa pensano, come pensano, cosa vogliono e cosa pensano degli altri; poi discutere fra noi i risultati di queste interviste(che devono essere numerosi) per capire le cause (e le colpe) della situazione; infine si prende e si va tra la gente NON con le "idee comuni digeribili" da vendere o da distribuire in elemosina, ma cercando di risvegliare l'orgoglio, la consapevolezza, la voglia di partecipare e la voglia di esserci della gente "denunciando" la situazione vergognosa in cui sono ridotti, dandogli la possibilità DI DARE UNA SPIEGAZIONE AL LORO STATO, facendo capire che la nostra e la loro salvezza dipende dalla convinzione e dalla velocità con cui ci decideremo a marciare uniti.
      Lo fa e lo dice Grillo con successo strepitoso quando dice "se mi votate dovete partecipare sennò votate qualcun altro"; è mai possibile che non ci arrivino i professori universitari?

      In conclusione ripeto per la seicentesima volta quello che vado dicendo in tutti i sti web possibili: dobbiamo metterci a discutere del problema di come far passare il nostro messaggio (Piga dice che bisognerà affrontare il momento della strategia di marketing e purtroppo conferma tutte le mie perplessità sulla capacità di aggregazione dei professori al di là della ristretta cerchia di quelli che sono già d'accordo); lo stato della situazione di asservimento intellettuale della gente, le sue cause, le implicazioni culturali studiate al fine di elaborare una strategia di comunicazione-compartecipazione devono diventare urgentemente tema di dibattito (ribadisco ostinatamente: Grillo che non ha i professori dalla sua ha capito - ha intuito - quello che sto scrivendo adesso e fa il 20%. Se noi ci limiteremo alle analisi e le proposte intelligentissime falliremo miseramente).

      Non ho "spiegato" nulla, ho detto una piccola parte della "mia" che non avrà uno straccio di senso se non nascerà un dibattito in cui spero che interverranno persone più qualificate di me.

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    9. Chiarisco:

      "Piga dice che bisognerà affrontare il momento della strategia di marketing e purtroppo conferma"

      Il punto è che il termine "strategia di marketing" implica che il risveglio delle masse per lui è puramente funzionale alla veicolabilità delle sue proposte. E' un grosso errore da non commettere assolutamente!

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    10. Non c'è molta differenza tra il dirlo qui, e in tutti i blog, e il dirlo in diretta alla "gente": e se fosse, anche andandoci personalmente animato da questo solo messaggio, chi ti ascolterebbe? Una cosa è che Grillo si muova e vada a parlare in un teatro, davanti a una fabbrica o in una piazza, una cosa è che ci va un normale citizen, quisque e populo.
      Dunque l'importante è CHI lo dice e COME lo dice (anche dando per scontato che sia sufficiente appellarsi all'interesse a creare un comune senso di appartenenza).
      Comunque, credere che "al di là delle analisi economiche e delle soluzioni da proporre" di un...problema economico, ci sia un messaggio aggiuntivo "affettivo" da far passare, lascia automaticamente a Grillo il campo (oggi come oggi) e semmai pone il problema se lui sia disposto a dialogare.
      Il che non appare affatto, attualmente.

      Che altro ci sarebbe da dire a questo punto, su questo piano, se non differenziandosi dal "pastone" inconcludente a ambiguo (rispetto al cuore del problema) di Grillo stesso, con analisi più realistiche e aderenti alla verità?

      E poi cosa ti fa credere che chi esprime "analisi economiche e soluzioni da proporre" non parli già con la gente, come e più di chiunque altro?
      E se lo fa perchè dovrebbe farlo in modo da essere paternalista e scostante, senza offrire un substrato emotivo adeguato nonchè autenticamente e onestamente condiviso?

      Piga è Piga. Ha un suo percorso e non ha mai detto che vuole smuovere le masse e creare un movimento di base ampio e svincolato dai partiti attuali.
      Quello che si potrà fare è ovviamente legato alla capacità di comunicazione, cioè dovrà essere emotivamente e non solo logicamente motivazionale, ma la comunicazione è altrettanto ovviamente in prevalenza (schiacciante) in mano alle forze dominanti.

      Ma ciò che può contagiare la gente è l'amore per la verità e la conoscenza; e per questo ci vogliono idee e analisi adeguate, che richiedono dedizione e passione; queste ultime non si può "suscitarle" perchè intrinsecamente la situazione richiede a ciascuno di trovarle dentro di sè, non perchè qualcuno abbia interesse a instillargliele.

      Insomma, un cambio di segno culturale così ampio non è pianificabile in modo "generico", ma ne è parte ciascuno in quanto si ponga il problema della sua necessità e poi si esprima di conseguenza, in proporzione alla sua energia e capacità.

      Diverso è che, chi parte da analisi e soluzioni omogenee e condivise in partenza, ricerchi anche un elemento organizzativo, per definizione capace di potenziare la diffusione di "quel" messaggio.
      E magari arrivi, in paziente approsimazione dialogata, ad aggregare forze anche esse in corso di organizzazione.
      Ma è un problema ancora una volta di "punto di partenza" mediatico e organizzativo che può nascere solo da una "chiarezza di intenti" su cui non possono esserci equivoci di contenuto, ben oltre il cemento del "senso di appartenenza" (che ne è in sostanza un riflesso e un contenuto implicito)

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    11. "Dunque l'importante è CHI lo dice e COME lo dice"

      Eh, forse l'avevo capito...;)

      "Che altro ci sarebbe da dire a questo punto, su questo piano, se non differenziandosi dal "pastone" inconcludente a ambiguo (rispetto al cuore del problema) di Grillo stesso, con analisi più realistiche e aderenti alla verità?"

      Bè, se parli di "messaggio affettivo aggiuntivo" è ovvio che ti poni il problema in questi termini.

      Senti a me interessa che si cominci e non ho nessuna pretesa né interesse che venga recepito a tutti i costi il mio punto di vista quindi se c'è qualcosa che sta nascendo e vi serve un contributo io più che dirvi che ci sono non so cosa fare. Se poi il problema è che rimanete al palo di partenza per vari motivi, magari conoscendo i termini della questione ci si potrebbe rendere conto meglio delle effettive possibilità di superare le divisioni.

      Mi dispiace molto che Piga non sia interessato alla sensibilizzazione della gente perché lui sarebbe il migliore di tutti, ma alla fine per adesso sta facendo solo un ottimo centro studi autogestito. Non si sa mai comunque...

      Fammi sapere

      Ma anche Valerio mi faccia sapere se c'è qualcosa

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    12. Non equivochiamo. Non mi riferisco a nessuno in particolare. E' un problema generale, di metodo comunicativo, il "chi" e il "come" lo dice.
      Poi, non c'è un "noi" e mi esprimo a titolo personale, perchè un "noi" misterioso e prestabilito mi fa sempre un pò paura.
      La risposta all'autoritarismo verticistico non può che essere un'espressione della "libertà", ovviamente democratica e quindi massimamente partecipata. Ma altrettanto ovviamente ciò implica il principio di "responsabilità per i propri atti"...verso se stessi non verso un'autorità (se no ci incartiamo :-)).
      Il mio auspicio è che le cose maturino presto in modo da creare presupposti di ampio dialogo e spinta all'attivismo, che siano più forti di protagonismi personali e capaci di illuminare almeno un pò le coscienze ai vari livelli.
      Quindi siccome sei uno ben informato, sari sicuramente tra i primi ad avere buone notizie :-)

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  27. Gli *stupidi* discutono per ottenere ragione,
    le persone *illuminate* discutono per ottenere la verità.
    Perché ottenere ragione, non ha nessuna importanza.
    Loris Metz

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  28. Anonimo Geremia:
    "Quid est Veritas?" chiese un Tale.
    A perte ciò, io devo esprimere all'Autore di questo saggio di Storia attuale sulla fine dell'Euro, dott. Pietro Valerio, tutta la mia ammirazione per la lucidità, la completetta, la consequenzialità, la pacatezza dello stile, la competenza, la chiarezza espositiva, la qualità divulgativa e il rigorismo scientifico che vi traspaiono. Un saggio esemplare che meriterebbe di essere divulgato 24 ore su 24 dai Media se questi fossero indipendenti e fatto oggetto di commento nelle scuole superiori e nelle università italiane. E' vero cha la Rete è accessibile a tutti e la gente non é analfabeta, ma è da chiedersi quanti lettori ha "Tempesta perfetta" a confronto dei milioni di persone che se prendessero conoscenza del contenuto di questo articolo aggiusterebbero senz'altro parecchi dei loro punti di vista?

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    1. Allora noi tutti che lo leggiamo dobbiamo aiutarlo in qualche modo. Io per esempio quando parlo con qualcuno, amici o conoscenti, di politica o altro lo consiglio sempre. Inoltre lo posto in continuazione su FB.

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  29. ......I fallimenti accumulati dal nostro governo dei tecnici sono ormai tanti che si fa fatica a stargli dietro. Ha fatto un certo effetto la notizia di qualche giorno fa: Moody’s ha declassato i titoli di Monte dei Paschi a “spazzatura”. La qual cosa è naturale, essendo Mps praticamente in odor di fallimento per la gestione dei suoi “tecnici”; basti ricordare che nel 2007 questi fecero comprare una banchetta del Nord-Est, l’Antonveneta, per 9 miliardi (con grandi sospetti, perché forse ne valeva 2, facendo venire i peggiori cattivi pensieri, fra cui quello di costituzione di fondi neri è il minore). Il bello è che pochi mesi fa il governo Monti e i suoi tecnici hanno “regalato” complessivamente 3,9 miliardi di soldi nostri, facendo comprare al Tesoro i titoli di Mps, oggi considerati spazzatura. Un pessimo affare per il Tesoro, cioè per noi contribuenti. Aiuti di Stato a cui non sempre i liberisti bocconiani sono contrari.
    Queste considerazioni fanno venire in mente la strana storia del contratto derivato che il governo italiano ha chiuso a gennaio con una pesante perdita. Senza dire niente, il Tesoro, per chiudere un contratto derivato, paga 2,5 miliardi alla banca Morgan Stanley. Siccome non tutte le ciambelle escono col buco e quasi mai satanello fa i coperchi insieme alle pentole, la storia salta fuori comunque dagli Usa. Secondo la versione del governo, il Tesoro nel 1994 avrebbe comprato uno swap dalla banca d’affari americana in modo da garantirsi contro rialzi dei tassi d’interesse da pagare sui nostri titoli pubblici. I tassi allora calavano sicché a guadagnarci era Morgan Stanley e a perderci noi. Quando i tassi hanno cominciato a salire, Morgan Stanley, che avrebbe cominciato a perdere, ha rotto il contratto, invocando una clausola appositamente inserita.
    Ma la storia fa acqua da tutte le parti. Tanto per cominciare, nessun contratto del genere comporta una simile clausola. Chi l’ha firmato a nome dell’Italia s’è fatto infinocchiare dai banchieri americani. E chi era nel 1994 il direttore del Tesoro che firmò? Tenetevi forte: Mario Draghi. Vittorio Grilli ha commentato: “Abbiamo ripagato un debito”. Ma allora fra Italia e Morgan Stanley esisteva un rapporto da debitore e creditore? I contratti di swap “normali” non costituiscono un rapporto del genere fra le due parti. E come mai è stato l’unico caso di contratto derivato nella storia con inserita una clausola di rescissione, dando a Morgan la possibilità di sfilarsi appena cominciava a perdere? Chi è l’autore di una simile furbata? Silenzio dei media. Chissà.
    Ma torniamo ai problemi seri. In quest’anno di governo, i tecnici sono riusciti nella meravigliosa impresa di innalzare le tasse a livelli insostenibili e far aumentare il debito di 70 miliardi. E come ci sono riusciti? La gran parte del merito va alla partecipazione dell’Italia al Fondo salva-Stati Esm, un delitto di cui si parla pochissimo. L’Esm avrà una dotazione di 700 miliardi, di cui 80 da versare subito, mentre 620 sono da versare a chiamata. Tale versamento a noi è costato la bellezza di oltre 14 miliardi. A questo si aggiunga il famoso Fiscal Compact, che ci impone di ripagare ogni anno 45 miliardi di debito, pena multe salatissime.
    E qual è il problema secondo i nostri meravigliosi tecnici? Il problema è la corruzione della politica, il problema sono gli sprechi, il problema sono le province da cancellare. Vediamo di riassumere il tutto aiutandoci con un eloquente grafico ritrovato in internet.:

    Ma questa è solo una fotografia. Il film della crisi è ancora peggiore. Con un’inflazione al 3,2%, la produzione industriale in calo al -7,3%, il Pil che si avvicina al -2,6%, la disoccupazione che si avvicinerà all’11% quest’anno per superarlo nel 2013, diventa abbastanza chiaro che l’agonia non può che continuare.
    E poi il povero Monti si lamenta che in Italia sia in ascesa un sentimento antieuropeo.

    Fonte: http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2012/10/28/FINANZA-Ecco-quanto-ci-costa-ubbidire-all-Europa/2/332951/

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  30. Aggiornamento molto interessante sulla Cassa Depositi e Prestiti, svendita di beni pubblici italiani e lo European Redemption Fund o ERF:

    Italia, ultimo atto.
    di Mincuo

    PREMESSA:

    Prendo spunto da questo articolo del Manifesto di CdC dal titolo "Chi tira la cinghia"
    http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=53405
    Sarebbe opportuno che lo leggeste. Comunque in sintesi accenna alla possibile svendita, pardon vendita, a pezzi, del patrimonio pubblico, che nel caso verrebbe effettuata specialmente tramite Cassa Depositi e Prestiti (più avanti CdP). Alla fine dell'articolo il Manifesto dà una speranza al lettore dicendo che CdP potrebbe essere anche però il veicolo per rilanciare investimenti pubblici e innescare una ripresa ed evitarci così lo strangolamento Europeo. Io me lo auguro con tutto il cuore.

    I FATTI:

    La Cassa Depositi e Prestiti SPA la si può immaginare come la creazione di un magazzino, in cui man mano si è fatto confluire pezzi di Stato, che sarebbero stati più difficili da vendere singolarmente.............................

    Fonte: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&p=136098

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